La tradizione di rullare i tamburi durante le feste religiose.
Nei contesti festivi e folcloristici l’uso del tamburo è ancora molto diffuso in tutta la Sicilia.
Fino agli anni Cinquanta, la figura del tamburinaio, o “abbanniaturi”, era molto comune. Gli avvisi venivano declamati ad alta voce e alternati a ritmi di tamburo che servivano ad attirare l’attenzione del pubblico, per annunciare loro le ordinanze del Sindaco o comunicare notizie di vario genere.
“Il tammurinaru” imbracciato il suo strumento, compiva la “firriata”, cioè il giro delle strade, eseguendo ritmi specifici a seconda della circostanza da pubblicizzare.
Oggi la figura del banditore è scomparsa ma i “tammurinara” suonano ancora: annunciano l’imminenza di una festa, accompagnano le processioni, ne contrassegnano l’inizio e il passaggio e, assieme al suono delle troccole (1), seguono l’icona del santo per le vie del paese.
All'alba del primo giorno di festa cominciano a dare un saggio della loro maestria attraversando le vie principali del paese al suon di tamburo, ed esibendosi con l'esecuzione della Diana (2).
Gruppo di Tamburinari
Successivamente nei vari momenti della festa i "tammurinara" si radunano in cerchio e uno di loro assumendo l'ufficio di capo tamburo, da inizio all'esecuzione che proprio per il caratteristico ritmo e crescente andamento ricorda sonorità arabeggianti. Sono la gestualità dei suonatori, il ritmo del battere, l'improvviso arresto e il ricominciare che danno vita ad una armonia difficilmente riscontrabile altrove. Il ritmo e le espressioni dei suonatori polarizzano l'attenzione di tutti e quando alla fine concludono l'esibizione scoppia tra il pubblico un fragoroso applauso.
Si esibiscono in cerchio
Diversi sono i ritmi e le tonalità eseguite a seconda dell’evento, (accompagnamento delle autorità, delle confraternite, dei simulacri, degli stendardi, dei ceri votivi o delle macchine festive).
Durante la Settimana Santa, in molti paesi, i tamburi (3) sono listati a lutto e “scordati” per conferire al suono maggiore gravità. Per raggiungere sonorità gravi e cupe si allenta la tensione delle corde e di conseguenza delle membrane di pelle su cui si sbattono le bacchette.
Un carattere particolare del gruppo è l’improvvisazione. Il maestro o il capo-gruppo dirige i tamburi, impartendo vari ordini con le mani. Ad ogni ordine della mano destra o sinistra corrisponde un colpo di tamburo. Questo metodo è utilizzato da diversi maestri tammurinara.
Lo studio dei rulli rappresenta la parte principale dell’insegnamento del tamburo. «Secondo un esperto tammurinaru, questo studio va incominciato lentamente, con suoni di egual durata: tatà (mano destra), manà (mano sinistra), indi si va gradualmente accelerando. Un altro esercizio consiste in un colpo per mano: ta (destra) e ma (sinistra); anche qui suoni di egual durata, che vanno poco a poco stringendo. Un terzo esercizio è giambico: rattà con la destra, rattà con la sinistra; un giambo per mano, prima lentamente, poi man mano più veloce»
A Trapani i rulli vengono distinti e denominati in base alla configurazione ritmica che li caratterizza (duine, terzine, quartine). Il rullo eseguito con maggior frequenza è abbastanza semplice e si effettua mentre il gruppo è in movimento. Per identificarlo viene chiamato dai tamburini “marcia normale”. I vari tamburini suonano all’unisono per poi variare l’intensità del ritmo. Durante le soste, che in genere durano pochi minuti, al rullo fondamentale si combinano interventi solisti dei vari tamburi consistenti nella produzione di terzine, quartine o quintine al posto delle crome. Queste esibizioni, di solito, iniziano con due o tre tamburi, ai quali lentamente si aggiungono tutti gli altri. Si crea così un crescendo sonoro che si conclude con la ripresa del rullo principale. Ogni sequenza ritmica viene ripetuta più volte. È il maestro a ordinare quando e come variarla. Per esempio, durante la fase notturna della processione del Venerdì Santo, i tamburinai ripetono solo il rullio principale alternando veri e propri esibizionismi ed eseguendo rulli velocissimi e fortissimi, improvvisati al momento. In realtà, durante queste realizzazioni sono individuabili i diversi moduli ritmici che caratterizzano il rullo principale e che, ora, vengono ripetuti continuamente con un’intensità sonora altissima.
Per le vie della città al ritmo dei tamburi
(1) – La troccola è una scatola di legno con linguette mobili, all’interno della quale si fanno girare, con una manopola esterna, due ruote dentate che provocano lo scatto delle linguette mobili su ogni dente ed emette un suono secco, che ben s’accorda con i duri colpi del tamburo.
(2) - Diana era il nome dato alla stella che brilla ad oriente al levar del sole.
(3) – La membrana del tamburo, in pelle di capra, è tesa da appositi tiranti,(costruiti con budella di animale, essiccate), e viene fissata alla cassa per mezzo di lacci, in modo che resti ben tesa. Il corpo del tamburo è costruito in legno di noce ed è bordato con nastri e frange, ricamate e abbellite con pagliuzze d’oro e d’argento.