Melchiorre Ancona
Mi sono tante volte chiesto da chi, e in quale epoca, è stato scritto il Rosario, la Salve Regina e L’Inno di Lode, ma per quanto mi sia documentato al riguardo, non sono riuscito a reperire fonti o informazioni o testimonianze certe, che ne comprovino l’autore o la data.
La tesi e le affermazioni da me esposte, sono frutto di personali congetture, e pertanto non avvalorate da documenti certi o dimostrabili.
Spero che in un prossimo futuro qualcun altro possa darne una storica conferma, anche traendo lo spunto da queste mie considerazioni.
Il culto della Beata vergine è stato introdotto dalla famiglia Peralta, che erano di Sciacca, dove la Beata Vergine era già venerata in modo speciale.
Si afferma che, nel 1718, appena scoppiò la guerra tra Filippo di Spagna e Amedeo di Savoia per il dominio della Sicilia, la città fu minacciata di essere bombardata da una flotta inglese approdata nel golfo, contro la quale era stata tirata imprudentemente un colpo di cannone.
Tutti gli abitanti furono invasi dal terrore e ricorsero all’aiuto della Vergine del Soccorso, e narrarono di aver visto dal monte dirimpetto al castello, un numeroso esercito schierato in ordine di battaglia guidato dalla Madonna, circonfusa di luce divina. Dicono che i nemici furono presi dal panico e fuggirono.
Premesse
Il Culto della B. V. del Soccorso a Castellammare
Il culto alla Beata Vergine del Soccorso, ebbe inizio nella prima metà del XVI secolo.
Il primo documento certo, risale al 1513, quando il barone Agliata diede disposizione di far costruire una chiesa sotto il titolo di Maria Santissima del Soccorso.
A Castellammare del Golfo la statua di Maria SS. del Soccorso era già presente, nella chiesetta “Madonna di l’Agnuni” sin dal XV secolo, ivi portata dalla famiglia Peralta, i quali erano anche signori della città di Sciacca, in prov. di Agrigento.
Il Culto della Madonna del Soccorso a Sciacca
Il Culto della Madonna del Soccorso a Sciacca è molto sentito e praticato. Vi sono due statue collocate in due diverse chiese:
Una statua marmorea, opera di Giacomo Gagini, originariamente collocata in un oratorio in via Figuli, edificato nel 1528 da Girolamo Cabrici e a Lei stessa dedicato. In seguito detta statua fu portata nell’altare maggiore della chiesa di S. Agostino, dove si trova ancora oggi.
Una statua marmorea, opera di Giuliano Mancino e Bartolomeo Berrettaro, originariamente collocata all’interno della cappella di S. Barnaba, nel Convento dei Padri Agostiniani, fondato nel 1432. In seguito alla costruzione della nuova chiesa di S. Agostino, la cappella fu abbandonata e la statua trasferita nella chiesa Madre e posta sull’Altare Maggiore. I Frati Cappuccini
Don S. A. Romano nel suo libro “La Chiesa Madre” a pag. 17 nota N. 8, riporta che nei primi decenni del Milleseicento, a Castellammare del Golfo esisteva un Convento dei Frati Minori Conventuali, fatto erigere dalla Duchessa di Montalto, intorno al 1620, per dare ulteriore sostegno spirituale all’accresciuta popolazione.
Era ubicato tra la via Arco Florio e la via Re Federico.
Il Mongitore, successivamente, afferma che, ritiratisi i Frati Conventuali di S. Francesco, la Principessa Balsamo di Roccafiorita concesse il convento ai Chierici Regolari Ministri degli Infermi di S. Camillo de Lellis, e ciò nel 1644.
La nuova chiesa nel 1736
L’arciprete D. Tommaso Accardi certificò, con documento notarile del 04.05.1726, che la riedificazione della Chiesa fu iniziata, per la terza volta e fin dalle fondamenta, nel 1726, e questo a causa dell’aumento della popolazione. La nuova costruzione, commissionata dal Principe Baldassare Naselli, fu ultimata e aperta al culto nel mese di gennaio 1736.
Altra statua di legno nel 1784
Nella seconda metà del Millesettecento la popolazione era notevolmente aumentata di anno in anno e di conseguenza, anche il culto alla B. V. del Soccorso. Pertanto fu fatta fare una statua di legno da portare in processione, ogni anno durante la festa, in sostituzione dell’originaria statua in maiolica.
In una lettera conservata nell’archivio della parrocchia si riporta che detta statua fu commissionata nel 1784, da Don Camillo Montalto, sacerdote di Castellammare, ad uno scultore di Trapani, di nome Mazzarese, e trasportata a Castellammare con una barca, nel mese di luglio dello stesso anno.
Interrogatorio dei Testi, nell’anno 1796, sui Miracoli verificatesi per intercessione della Madonna del Soccorso, riportati dal Sac. Salvatore Antonino Romano nel suo libro La Chiesa Madre di Castellammare del Golfo, Ed. Grafiche Campo Alcamo, 1969, a pagina 39 e seguenti:
…… il teste, un tale Natale Accardi, riferisce che tutta la popolazione, in seguito ai miracoli avvenuti…., per onorare la sua amabilissima Patrona, ha dedicato tutti i sabato dell’anno alla recita del SS Rosario, canto delle Litanie Lauretane, mattina e sera, e in più con la festa solenne, celebrata a spese dell’Università, nella giornata dell’8 Dicembre, per come stabilito tra l’Arciprete e i Magnifici Giurati, con atto stipulato dal Not. Gervasio de Gervasi il 29 giugno 1784.
I testi Don Pietro Costamante e il Sac. Don Camillo Accardi, i quali, unitamente affermano che la popolazione, non più soddisfatta della festa annuale, celebrata l’8 Dicembre, già da circa 23 anni, ne hanno istituita un’altra, che si celebra il 15 agosto. La festa è preceduta da una devota quindicina, con recita del rosario giornaliero, canto delle Litanie e altri inni e canti religiosi.
La stessa data del 15 agosto è ripetuta dal teste Leonardo Galante, che aveva invocato la Madonna per liberarlo da terribili dolori addominali. A grazia avvenuta si senti obbligato ad “ …adempiere la promessa fatta e di recarsi riconoscente in chiesa per adorarla e ringraziarla nel giorno della sua solennità del 15 agosto”.
I testi Onofrio Borruso e Leonardo Tartamella, ed altri ancora, in ringraziamento per essere stati salvati dal naufragio la notte del 17 gennaio 1796, il giorno seguente si sono recati in chiesa cantando tutti assieme il SS Rosario, le Litanie e altri inni religiosi.
Questo stesso fatto viene anche raccontato dagli altri testi il Rev. Sac. Pietro Maiorana, il Rais Vito Zanca e da Giacomo Quagliata.
Le Date della celebrazione della festa
Anticamente la festa si celebrava l’8 dicembre, per l’Immacolata, e così fu per molto tempo, e sicuramente fino al 1796, che fu l’anno in cui furono interrogati i testimoni, per riferire sui miracoli della Madonna. Gli stessi testi riferiscono pure che, intorno agli anni 1775- 1778, per il 15 di agosto, fu introdotta una seconda ricorrenza poiché la popolazione non si riteneva soddisfatta della festa annuale dell’8 dicembre, e per alcuni decenni i festeggiamenti si celebrarono contemporaneamente nelle due date dell’8 dicembre e del 15 agosto, (Vedi Testimonianze di Don Pietro Costamante e Don Camillo Accardi).
Si cercò di superare questo empasse dei doppi festeggiamenti, con un accordo fra l’arciprete e i Giurati, ratificando un documento scritto nel 1784, (Vedi Testimonianze di Natale Accardi) nel quale si riconfermavano i festeggiamenti per la data dell’8 dicembre, ma fu tutto inutile e non servì a niente, poiché prevalse la linea di continuare a celebrare i festeggiamenti nella data del 15 agosto.
Data dell’Incoronazione della Madonna del Soccorso
L’8 settembre 1796 fu solennemente dichiarata Principalissima Patrona e nello stesso anno fu domandata al capitolo Vaticano l’incoronazione, come si rileva dall’attestato del Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Orazio della Torre, stilato in seguito all’interrogatorio dei testi, nel 1796.
Il Papa Pio VII, con Diploma del febbraio 1798 concesse le indulgenze, l’incoronazione e la mazza d’oro.
La cerimonia solenne fu fatta nel mese di settembre dello stesso anno da Gabriele Gravina, col consenso del Vescovo di Mazara.
Le Corone assegnate alla Madonna del Soccorso e al Bambino Gesù
Conclusioni
Il culto della B. V. del Soccorso fu portato da Sciacca a Castellammare dalla Famiglia Peralta, intorno al 1400.
A Sciacca, inoltre, per la festa della Madonna del Soccorso, è recitato l’inno Evviva Maria, quasi del tutto simile alla Novena per la Madonna, cantato a Castellammare.
Mettendo a confronto i due canti si nota che:
- Il ritornello è uguale per entrambi;
- Tutti e due riportano la data del 15 agosto.
- Hanno quattro strofe uguali (Vedi nella figura le strofe colorati in Giallo)
“che beddra sta matri…” “Che beddra sta curuna…” “Grida Luciferu …” “Gesù amentri campu…” con piccole varianti da ambo le parti,
- ed altre cinque strofe simili nel contenuto ma con parole differenti (quelle in colorati in celeste): “Lu quindici d’austu…” “A li quattro cantuneri…” “Che beddru stu mantu…” “Che beddra sta vesta…” “Che beddra sta scarpina…”
Grafico illustrativo sulle differenze fra i due canti
Risaltano, pure, alcune sostanziali differenze:
1 - il titolo del canto, che a Sciacca viene chiamato “Inno”, a Castellammare “Novena del 15 agosto”.
A Sciacca l’inno è cantato solo nel giorno della festa, e durante la celebrazione liturgica. La novena, invece è una pratica religiosa che consiste nel recitare preghiere per nove giorni consecutivi. E a Castellammare invece si recitava dal 1° al 15° di agosto.
Per me è stata definita impropriamente Novena, sarebbe stato più corretto chiamarla “Quindicina”;
2 - Nel canto di Sciacca si loda la “…mazza chi Maria teni mmanu”, in quello di Castellammare non si fa accenno ad alcuna mazza; e questa strofa ci riporta indietro, in data antecedente al 1796, che è l’anno in cui la Madonna è stata incoronata, arricchendola, pure, della Mazza d’argento.
3 - Nella Novena di Castellammare quando si parla della scarpina si recita …”c’è l’Ancilu Raffaeli chi vi la guarderà”. Nell’inno di Sciacca, invece, è riportato “…c’è l’Ancilu Gabrieli chi ci la guarderà”. Siccome nel canto si parla dell’Annunziata e siccome “l’Angelo Gabriele” è l’Angelo Messaggero, ossia colui che portò l’annuncio a Maria, dicendole che concepirà un Bambino, ritengo sia più corretto l’Inno di Sciacca, che riporta l’Angelo Gabriele e non quello di Castellammare che riporta l’Angelo Raffaele;
4 - Nel canto di Castellammare è riportato “...sta Matri di li scappuccini, li Padri Serafini (Nota 1) ni la purtaru cca”. Questa parte non è citata nel canto di Sciacca. Queste parole inserite nel canto di Castellammare, fanno ritenere che siano stati proprio i Padri Cappuccini (a Castellammare dal 1620 al 1644) coloro che hanno “importato” questo canto da Sciacca, e che pertanto, in loro ringraziamento, sia stato aggiunto questo verso, che invece manca in quello di Sciacca.
Erroneamente questa strofa ci può far pensare che il culto della Madonna ( “sta Matri”), sia stato portato a Castellammare dai Cappuccini (“Li Padri Serafini ni la purtaru cca”).
Questa tesi, però, non può essere avvalorata in quanto il culto della Madonna è presenta a Castellammare in data antecedente al 1620, e quindi è da ritenere che questa strofa si riferisce al canto popolare.
C’è da aggiungere, inoltre, che a Sciacca esisteva un Convento di San Francesco d’Assisi, fondato nel 1224 da padre Angelo da Rieti. Questo convento, nel 1432 è stato ricostruito ad opera del B. Matteo Cimarra da Agrigento, e i frati minori vi stettero fino al 1888, quando fu preso in uso dall’esercito. Dal dopo guerra è stato abbandonato. (Angelo Sferrazza S.J., La religiosità del popolo siciliano, Sciacca Città e Chiese, Ed. Ligeia 1986, pag. 139).
A Sciacca si ha notizia, pure, che già sin dal 1556 esisteva un Convento dei Frati Minori Cappuccini, in contrada Rocca dei Fiori. (Salvatore Cantone, Sciacca Terme – Guida Turistica, Ed Stampatori, STASS Palermo, pag. 138).
Comunque sia, a Sciacca, il convento dei Cappuccini esisteva. Si ritiene che questi frati, sicuramente vicini alla famiglia Peralta, vennero a Castellammare su suggerimento e proposta dello stesso, a cui diede alloggio ed ospitalità nella casa, poi convento, di via Florio.
In seguito, quando il Castello passò in mano ad altri proprietari, i frati, avversi alla linea politica dei nuovi arrivati, lasciarono anch’essi Castellammare, per far posto ai padri Camilliani.
In conclusione si può affermare che questo inno è stato portato dai Padri Cappuccini di Sciacca e cantato da prima del 1700. Questo fatto è avvalorato anche dalle testimonianze di altri testimoni, i quali affermano pure che prima del 1700 si recitava il Rosario e si cantavano inni (di lode) alla Madonna.
Nel 1796 alcuni dei testimoni, che riferirono i fatti sui vari miracoli effettuati dalla Madonna, affermano che da circa 23 anni è stata istituita un’altra ricorrenza, in quanto non più soddisfatti della festa annuale dell’8 dicembre, (vedi testimonianze di Don Pietro Costamante e Sac. Don Camillo Accardi).
Siamo nel 1796, e 23 anni prima è il 1773.
Da varie ricerche effettuate, non è stato trovato niente di speciale o di particolare al riguardo di questa data.
Diego Buccellato Galatioto nella sua Monografia su Castellammare, a pagina 98, riporta che dal 1777 è stata istituita un’altra data per celebrare detta ricorrenza.
Entrambi queste date, per quanto incerte o approssimative, riportano indietro di circa un ventennio e spostano al 1775 – 1780 circa, l’inizio della celebrazione della nuova festa al 15 agosto. Di conseguenza, è dopo questa data che è stato modificato il canto, con l’aggiunta della data del “15 agosto”, riportata proprio nella prima strofa. E così fu per almeno un quinquennio.
In questo periodo, sicuramente saranno sorte varie controverse tra le fazioni opposte, ossia tra quelli che volevano la celebrazione per l’8 dicembre e quelli che la preferivano per il 15 agosto.
C’è da ritenere pure che l’Arciprete, nel 1784, volendo mediare fra le parti, per tacitare e accontentare entrambe le opposte fazioni, abbia ratificato il 29.06.1784, un accordo con i Giurati per riportare la data della festa all’8 dicembre, (vedi teste Natale Accardi) e abbia commissionato una nuova statua di legno, realizzata e consegnata nel mese di luglio dello stesso anno per dare un segnale positivo all’altro gruppo dei marinai.
Una versione, riportata da altri fedeli, afferma che la seconda statua non fu realizzata per delle controversie fra le varie fazioni, ma perchè quella in maiolica (che in origine era portata sempre in processione), una volta subì un danno e per evitare che potesse succedere di nuovo, con effetti anche più gravi, fu fatta fare una seconda statua, più leggera e con meno rischio di essere rovinata.
Nel tempo si è visto però che questi, sono stati tentativi vani, per contrastare, ma inutilmente, coloro che volevano istituire la festa per il 15 di agosto, a dir loro “più vicina alle loro esigenze”.
Infatti, ancora, al 1808, i festeggiamenti della Madonna si celebravano il 15 di agosto e per tutta la prima quindicina del mese, si recitavano il Santo Rosario, le Litanie e il Salve Regina musicale e cantati, per come si evince da quanto risulta dal “Programma della festa in onore di Maria SS del Soccorso nel decennale dell’Incoronazione, nell’anno 1808” riportato da Don S. A. Romano nel suo libro “La Chiesa Madre” a pag. 85 e seguenti.
Dopo aver trasportato la data dei festeggiamenti al 15 agosto, si è continuato a recitare il rosario cantato e l’inno di lode, però quest’ultimo è stato “rimaneggiato e aggiustato” così per come lo abbiamo ora, con il titolo “Novena per il 15 agosto alla Madonna del Soccorso” e diversificandosi dall’”Evviva Maria” cantato a Sciacca.
Dopo il 1808, ma la data precisa è incerta, e in seguito all’accavallamento delle date dei festeggiamenti, si arrivò ad un compromesso tra i Marinai e le altre deputazioni, con l’accordo di far uscire la processione della Madonna per il 21 di agosto.
Riporta Buccellato Galatioto nella sua Monografia su Castellammare, nella Nota 2 di pag. 99: “I marinai festeggiavano il Crocefisso il 21 agosto, un’altra Deputazione (festeggiava) l’8 settembre S. Giuseppe, e il 15 agosto la Vergine del Soccorso. Da qui ne venne la consuetudine di fare uscire in processione per la festa del 21 agosto, il simulacro della Vergine e quello della Sacra Famiglia. L’opera dei Marinai, per atto del Notaro Domenico Calcara ….. si obbligava di pagare 22 onze annue per celebrare la festa del 21, però si riservava alcuni diritti.”
Solo dopo il 1820 i festeggiamenti incominciarono a celebrarsi il giorno del 21 agosto e pertanto è da ritenere che la “Novena” che si recitava allora, al 15 agosto, sia stata ulteriormente rimaneggiata e modificata, trasformandola così per come è ora, con l’aggiunta della strofa che parla della Corona e della Mazza, suddividendola in Salve Regina e Inno di Lode.
Successivamente, per decreto della S. C. R. il 27.09.1842, fu concessa la messa e l’ufficio proprio e la festività fu fissata definitivamente al 21 di agosto.
Nota 1 – I padri Serafini sono i frati di San Francesco d’Assisi, che ha ricevuto le stimmate dall’Angelo Serafino.
San Francesco d'Assisi riceve le stimmate dall'Angelo Serafino
I Serafini, nella Sfera Celeste occupano la Prima Gerarchia, e sono raffigurati con tre paia di ali.
Le Varie Gerarchie di Angeli Santini sugli Angeli