PRESENTAZIONE III

11 giugno 2023

LO SPORT COME ATTIVITA’ LUDICA

L’attività ludica è una componente fondamentale dell’esistenza umana, andando a stimolare in maniera positiva molti campi non solo relazionali, ma anche artistici e architettonici. Non dobbiamo quindi considerare il gioco esclusivamente come un qualcosa legato al mondo infantile, ma giocare è un’attività di comunicazione tra diversi soggetti, bambini o adulti che siano. Un salto importante in questo campo è avvenuto con l’arrivo delle tecnologie digitali, che hanno completamente modificato non solo le modalità di funzionamento dell’attività ludica, ma hanno proprio stravolto lo spazio e il tempo di gioco, aprendolo a nove dimensioni. Ma perché il gioco è così importante per noi? Lo psicologo americano Mihaly, parlando della sua “scienza della felicità” analizza la vita di tutti i giorni delle persone fatta solitamente da attività altamente deprimenti. Sono quindi proprio queste persone che trovano nel gioco un potere gratificante: l’esistenza di un obiettivo da raggiungere, l’aumento delle proprie capacità di fronte al superamento di un ostacolo o l’idea di creare nuovi rapporti sociali.

Giocare non è fare quello che vogliamo, ma quello che possiamo con ciò che incontriamo lungo la strada” (Bogost 2011, TdA). L’informatica e più in generale l’Information Technology hanno modificato molto il concetto di gioco; i playground diventano completamente personalizzabili secondo la volontà dell’utente. Tutto questo si lega ad un nuovo concetto, quello della interattività come catalizzatore di una nuova architettura.

Ma il gioco non è solo un piacere ludico, è anche un sistema educativo. Giocando si cresce e si impara a confrontarsi con il mondo esterno. “Il gioco è fatto da un sistema di regole, un sistema di variazioni e soprattutto una ricerca di obiettivi. Il fine da raggiungere è quindi il fattore fondamentale del gioco. L’aspetto interattivo del gioco rende lo studente capace di costruire le regole del proprio gioco” (Saggio, 2012). Durante il gioco il nostro cervello memorizza delle esperienze, le immagazzina e restituisce quanto imparato.

IL CAMPO DA GIOCO: GLI SPAZI DEL PLAYGROUND

Il gioco è fatto di regole, ma queste regole per poter funzionare hanno bisogno dei loro spazi fisici, luoghi dove i giocatori sono in grado di muoversi e abitare: i campi da gioco o anche i playground. Bisogna però fare una distinzione importante tra play-space e game-space. I primi sono spazi per il gioco che però non forniscono né le regole delle attività, né i limiti di tempo e né gli obiettivi da raggiungere. Al contrario invece game-space sono spazi pensato e progettati a partire da una concreta attività, sono definiti nella dimensione e nelle forme. Pensiamo alle nostre città e ai suoi vuoti urbani, questi diventano possibili spazi di playground; sono luoghi dimenticati e abbandonati, ma che hanno anche grandissime potenzialità di aprirsi a nuove realtà. Attraverso il gioco l’architetto riesce a trasformare questa parte di mondo in qualcosa di concreto e abitabile. 

GIOCHI IN UN CONTESTO URBANO

Le città stanno diventando sempre più complesse, sia dal punto di vista sociale e culturale, ma anche dal punto di vista architettonico e urbano. Grazie alle nuove tecnologie digitali abbiamo la possibilità di ripensare i tradizionali modelli urbani generando un nuovo mondo ludico. La città diviene così un luogo per l’intrattenimento e il divertimento, all’interno della quale si vanno a creare i cosiddetti “terzi spazi” (Ray Oldenburg, 2001), ossia specifici spazi dove i cittadini possono liberamente passare il loro tempo e relazionarsi con gli altri, trasformando gli ambienti urbani in veri e propri playground. 

Allentare il limite: il gioco permette di far collaborare insieme luoghi diversi, per creare un insieme omogeneo. Una delle grandi sfide di oggi è infatti proprio quello di abbattere le barriera non solo architettoniche ma soprattutto mentali e sociali. 

Popolare il vuoto: il gioco è anche un ottimo sistema per opporsi al progressivo svuotamento dei nuovi spazi urbani. Viviamo in un continuo fenomeno di abbandono e depotenziamento, e sentiamo quindi ancora più forte l’esigenza di andare a ripopolare quel vuoto, donando loro nuove forme e funzioni. 

Innalzare il gioco: significa liberare gli spazi saturi della nostra città e portare il gioco in luoghi inaspettati e non originariamente destinati. Esempio significativo è proprio l’operato di Le Corbusier con la sua Unitè d’abitacion a Marsiglia: i tetti sono utilizzati come piscina, come campi da gioco per i bambini, palestra, spazio all’aperto per l’atletica.