LEZIONE XI

Architettura e presenza delle superfici

In questa ultima parte del secondo ciclo si concluderà il concetto del “mondo raster” e di come questo ha influito nel mondo dell’architettura. Vi è un rapporto diretto tra l’immagine dello schermo e sullo schermo cui noi siamo circondati all’interno del mondo contemporaneo, questo grazie all’elettronica e a tutti gli sviluppi “superficiali” che l’architettura ha fatto in questi anni. Che significa però “pelle superficiale”? Cosa nasconde e cosa rivela? Che rapporto ha questa pelle con l’organismo? L’ottava parte del libro “Architettura e Modernità”,  il professore vuole spiegare il fatto che costantemente noi siamo circondati da immagini raster durante il corso della nostra vita: “Il primo, certamente il più epidermico, riguarda la maniera con cui le "nuove presenze" dell'immagine elettronica che ci circonda in mille occasioni nel mondo d'oggi si riversano in alcuni motivi del progetto architettonico. Mi riferisco ai temi del mapping e della superficie, alla compresenza dinamica tra diversi layer figurativi e funzionali del progetto, ai temi della frammentazione delle masse, ad una stessa multivalente e obliqua luce che illumina concettualmente queste nuove architetture. La luce di questi progetti non è quella dell'alba calda con cui alcuni fotografi amano vedere classicamente il mondo, ma quella elettrica, luminescente, fredda e intermittente dei neon delle insegne, delle scie di auto e delle nuvole di un mondo che è irrimediabilmente altro. Tutta una serie di progetti usano le influenze della presenza quotidiana dell'elettronica e dei nuovi media come temi che ispirano, a volte dichiaratamente a volte no, la figuratività del progetto. Interessante notare come in Italia queste influenze siano ibridate con alcuni temi della nostra architettura del Novecento fornendo esiti senz'altro di crescente interesse”.

Un materiale di grande interesse in questo campo è l’EFTE; si tratta di un materiale plastico usato in diverse opere, come nel caso dello stadio dell’Allianz Arena a Monaco che ha non solo capacità termiche notevoli, ma può diventare una sorta di schermo su cui appunto andare a proiettare diverse cose. Viene infatti generalmente accoppiato a dei sistemi a led, in modo tale che ogni punto luminoso può variare e appunto diventare immagine schermo.

Come il tema della superfice entra nell’architettura:

-          Dobbiamo innanzitutto considerare il primo momento in cui la profondità diventa piano. Nei disegni di Durer vediamo proprio la sua tecnica, utilizzando una griglia (il soggetto viene messo dietro a questa griglia che viene poi proiettata sulla sua mano, ovviamente il punto di vista deve essere fisso, altrimenti varia tutto il concetto). Importanti sono anche le visioni di Caravaggio con l’utilizzo di nuovi strumenti, come lo specchio e la camera oscura.

-          Alla fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 si ritorna a parlare di superficie, in quanto il mondo precedente eliminava proprio il concetto di superficie (decorazioni e utilizzo di materiali diversi) in quanto erano troppo fissi al pensiero di realizzare edifici-macchina. Rientra in gioco attraverso due grandi caratteristiche: la prima è che diventa una sorta di “pelle” che rimanda all’idea di schermo e ad un mondo che ha una figuralità naturale: un esempio è la biblioteca di Utrecht in Olanda di W. Arets, progettata a blocco con una superficie esterna composta da pannelli semitrasparenti incisi elettronicamente con una serie di soggetti boschivi.

-          Un ulteriore esempio è la Torre Agbar a Barcellona di J. Nouvel. In quest’opera siamo in un mondo in cui l’espressione è quella del pixel. Il mondo del pixel diventa non solo espressività, ma anche realtà, è un mondo che appunto può cambiare perché questi pannelli non sono fissi ma possono variare. La notte è integrato con un sistema di led che proietta sull’edificio una serie di immagini con differenti colori.

Due sono gli architetti che possiamo considerare i pionieri del mondo delle superfici e sono J. Herzog e P. de Meuron. Lavorano come assistenti di Aldo Rossi quando egli è forzatamente obbligato a vivere in Svizzera, assorbendo una sorta di linguaggio asciutto e stereometrico, ma quasi subito lavorano sul tema della superficie. Ricordiamo tra i tanti progetti alcune loro opere: ACFFBB: si gioca con la superficie che non rimane identica ma varia continuamente; e Barcelona Forum: opera che ora è semiabbandonata, ma che rispetta fortemente quella che è l’idea dei pixel.

La prospettiva

Albrech Durer

Arena di Monaco di Baviera

J. Herzog e P. de Meuron

Biblioteca Università di Utrecht

W. Arets

Torre Agbar a Barcellona

J. Nouvel