LEZIONE III

Informazione e architettura. Comunicazione Marsupiale: il problema del significato

Affronteremo ora l’impatto dell’informazione nel mondo dell’architettura. Negli anni ’50 iniziano ad avviarsi fenomeni di accelerazione sia nel campo dell’economia, ma soprattutto nel campo dell’architettura. Succede un episodio importante, durante un concorso per la realizzazione di un auditorium di Sydney, a sorpresa questo viene vinto da un giovane architetto danese che rompe un importante tabù, quello del rapporto tra forma e funzione. La forma architettonica era un rapporto rispecchiamento della sua funzione come se fosse una macchina. All’esterno troviamo infatti questi grandi elementi a guscio, che richiamano alcuni aspetti dell’acustica, ma che in realtà non hanno nessun rapporto con quello che è lo spazio interno. Aspetto divertente è che sono proprio gli ingegneri a dare il via a questo processo di liberazione della forma.

A noi interessa in questo momento inserire all’interno dell’architettura questo concetto di informazione e comunicazione, nel fare ciò entrano in campo le figure retoriche. Entrano ossia di nuovo in campo dei metodi di comunicazione che si erano sviluppati nell’antichità (metafora, sineddoche, iperbole).

Anche nel mondo nella pubblicità avvengono dei cambiamenti: se guardiamo una pubblicità negli anni ’20 e la confrontiamo con una nella nostra modernità troveremo delle differenze importanti. Nella prima pubblicità la camicia viene pubblicizzata in maniera oggettiva, così come sono e quella che è la loro funzione; nella seconda pubblicità questa mira ad una interpretazione più soggettiva e personale. Questa interpretazione sfrutta proprio le figure retoriche.

Nel mondo dell’architettura questi segni iniziano a diffondersi negli anni ’80, quando avvengono diverse accelerazioni molto importanti come quella del pc o di internet. Diverse sono le opere architettoniche innovative in questo momento:

-          La prima opera architettonica che segue questo ragionamento è il padiglione ebraico di Libeskind a Berlino. Vince il concorso non perché’ fa il museo più bello, ma perché’ l’architettura ha in questo caso una funzione metaforica ed esprime le lacerazioni e la storia.

-          Altra opera importante è il Guggenheim Museum Bilbao di Ghery, l’opera gioca su tanti piani contemporaneamente che fa pensare ad una sorta di cattedrale urbana.

-          Opera significativa è anche il Kiasma Hool di Steven Hall a Helsenki. Progetta sulla base della metafora chiamata chiasma, ossia una sorta di ribaltamento dei nervi che proiettano l’immagine all’occhio.

L’informazione entra quindi in solo in questo modo all’interno dell’architettura? Assolutamente no, questo è uno dei modi, quello più superficiale, ma ne esistono tanti altri più profondi.