LA VIA DEI SIMBOLI

di Antonino Saggio

Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più”.

Questo cambiamento è avvenuto nell’epoca dell’Informazione, nella cosiddetta Rivoluzione Informatica. L’informazione si presenta a noi proprio tramite simboli, vuole comunicare un messaggio, ma questo messaggio non è sempre così diretto, a volte si cela dietro a qualcos’altro, ad un simbolo appunto che solo noi possiamo decifrare e che magari può anche essere diverso da individuo a individuo. Ma questo come si collega poi all’architettura? Possiamo dare semplice risposta a questo interrogativo se guardiamo l’Auditorium di Sydney, considerato appunto il monumento simbolo di tutta l’Australia. E perché proprio simbolo? Perché è lo scopo che Utzon voleva dare nella realizzazione di quest’opera, di fatto è lui che rompe proprio questo tabù del rapporto funzione-forma, superando quell’idea di monumentalità/macchina in cui tutti gli edifici dovevano essere realizzati solo perché dovevano funzionare, punto. Rientra in gioco l’aspetto simbolico e la volontà di voler comunicare un messaggio, di dare informazioni anche attraverso un semplice edificio. Ed è quello ad esempio che fa anche Ghery nel scegliere come area di progetto uno spazio centrale della città, di intersezione urbana. Questo perché? Perché quella piccola porzione di città abbandonata rappresenta comunque il simbolo di quello che è la città, un punto di incontro tra strade, ferrovie, ponti, un luogo in cui bambini e adulti possono ritrovarsi. In questo modo l’edificio non è solo edificio perché ha una funzione, ma diventa il simbolo di quella vitalità che ogni giorno caratterizza la città.