LEZIONE VIII

Bentro i Bits. Il mondo raster

Il primo passo da fare è quello di immaginare la tecnologia che noi oggi viviamo, pensandola nella sua essenza concettuale e cognitiva. Per farlo ci sposteremo mentalmente nel tempo fino all’epoca di Leonardo, domandandoci come questa tecnologia attuale poteva essere programmata nei suoi tempi. Seguiremo quindi i vari ambiti del mondo informatico domandandoci come questi potessero essere formalizzati.

Primo quesito: come faccio a trasmettere un disegno a distanza se sono ai tempi di Leonardo?

Il primo step è quello di trovare una codifica comune, come ad esempio facendo uno schermo bitmappato, strettamente collegato alla griglia di base per un disegno. Gli elementi principali quindi della codifica del sistema sono: la griglia (ad esempio 5x5 decisa prima di separarsi in due punti diversi) e le coordinate (tipo battaglia navale (A,B,C,D,E e 1,2,3,4,5). Il disegno adesso viene scomposto in pixel, il passaggio da fare ora è quello di colorare una casella e dare le coordinate di questa casella colorata all’altro individuo. Questo procedimento ha tutta una serie di conseguenze e un grande campo di applicazioni, in particolare nel mondo raster e nello schermo bitmappati, come ad esempio nei programmi tipo Photoshop (che usano pixel su griglie). Tra i vari fattori più importanti abbiamo appunto la risoluzione, ossia la grandezza della griglia di riferimento. Fino ad ora abbiamo trasmesso solo un disegno in bianco e nero, come faccio a trasmettere un colore? Questa informazione può essere trasmessa tramite il sistema RGB (red, green, blue) à cambiando la quantità di ogni colore genero sempre dei colori differenti.

RISOLUZIONE PRINCIPALE: 72 dpi (che è la risoluzione minima dello schermo). DPI (dots per inch) = unità di misura della quantità di punti di inchiostro che una stampante può depositare per ogni pollice. Maggiore è il numero di pixel per pollice e più ci saranno informazioni nell’immagine (quindi più l’immagine sarà precisa), per esempio una risoluzione di 300 dpi significa che l’immagina ha 300 pixel in larghezza e 300 pixel in altezza, conterebbe 90.000 pixel (300x300 dpi). 150 dpi è una risoluzione intermedia usata nel caso in cui abbiamo disegni molto grandi (non sarà una risoluzione comodissima, ma può facilitare lo scambio dei file). 300 dpi è invece una risoluzione tipografica, utilizzata ad esempio per pubblicazioni su rivista. Un trucchetto può essere quello di interpolare l’immagine, ossia scalare una risoluzione più bassa ad una risoluzione più alta (migliora la qualità dell’immagine, ma non arriverà comunque alla risoluzione ottima come 300 dpi originali). Se si sta lavorando invece con immagini in bianco e nero, come ad esempio le piante, anche 300 dpi può essere considerato basso e quindi è consigliabile utilizzarne il doppio, quindi 500/600 dpi.

PROFONDITA’ DI COLORE: posso leggere dei colori all’interno di una palette di 16 colori e avrò ad esempio tot variazioni di giallo all’interno; se invece di 16 colori prendo una palette di 32 colori, le variazioni di giallo saranno di più (saranno quindi maggiori quanti più colori ho). Di norma nel mondo raster abbiamo 3 diverse profondità: 8 bit, 16 bit e 32 bit (raramente utilizzato). La profondità di colore dipende anche dal dispositivo che stiamo utilizzato, per questo dobbiamo fare due differenziazioni tra profondità del colore e l’acquisizione della profondità del colore.

In un sistema raster l’unica cosa che veramente esiste è una porzione di schermo, l’unica cosa che possiamo realmente fare è dire “opera all’interno di questa porzione di schermo”.

Secondo quesito: perché una immagine raster ha più informazioni del reale?

Ad esempio se prendiamo una immagine raster di una bottiglia, questa ha più informazione di una bottiglia reale. Questo perché si il reale è un contenitore di infinite informazione, ma queste informazioni non sono codificare (ad esempio posso vedere la bottiglia come peso, come massa, come geometria); la tesi bizzarra (ma interessante) è che nel momento in cui l’immagine diventa una immagine raster viene codificata e fatta diventare informazione, non acquista più valore rispetto alla situazione reale, ma contiene più informazioni.

Google Action Control: è un esempio di estensione del concetto di raster, sono infatti una serie di immagini attaccate l’una con l’altra e questo ti permette di girare all’interno dello spazio. Questo ci permette di provare il concetto che un’immagine raster ha più informazioni di un’immagine reale. Se guardo ad esempio il quadro  dei due ambasciatori all’interno della National Gallery nella vita reale siamo in grado di vedere alcune caratteristiche del quadro stesso senza però scovare i veri segreti perché l’occhio umano non riesce a percepirli essendo troppo piccoli e noi essendo troppo lontani; ed è qui che entra in gioco l’immagine raster, la quale ci permette di compiere degli zoom talmente ravvicinati da poter vedere questi segreti (come nel caso del quadro dei due ambasciatori possiamo percepire quante crepe sulla mano ci sono e addirittura il loro spessore, cosa che con la sola vista degli occhi non riusciremmo a vedere). Oltre al poter di poter zoomare l’immagine raster ti permette anche di guardare il quadro da prospettive diverse.