LEZIONE XIII

Il mondo dei layer

Entriamo ora in un nuovo mondo, ossia quello dei layer. In un sistema vettoriale tutte le entità che abbiamo trovato sono entità nominabili, e questo è il punto di intersezione tra questi due mondi. Partendo da questa concezione si fa un nuovo passo avanti: nasce il layer. I layer hanno alcune caratteristiche in comune con il sistema vettoriale perché oltre a trasmettere informazioni di tipo vettoriale, sono appunto, come detto prima, anche nominabili. Posso ipotizzare quindi di avere 3 layer diversi:

-          Layer 1: rappresenta ad esempio un piano di una casa

-          Layer 2: rappresenta un piano successivo di questa casa

-          Layer 3: rappresenta un ulteriore piano

Quindi sfruttando questa caratteristica semantica io posso dire che non prendo tutti questi elementi come se fossero un’unica entità, ma li prendo separatamente, come se fossero delle entità singole. Questo mi permette anche di fare diverse operazioni, come ad esempio quella di vedere e non vedere i diversi layer a seconda di quello che voglio fare. Posso lavorare solo su alcune informazioni tralasciandone altre, posso anche scalare solo alcuni elementi tralasciandone altri. Ottengo quindi un sistema che guadagna in efficienza. Tutto questo si combina in una terza idea interessante: questo modo di ragionare non rappresenta soltanto qualcosa che già so, ma diventa un sistema generativo, un modo di pensare.

Un esempio di insieme di layer lo possiamo ritrovare in un paesaggio che vediamo in Olanda; questo paesaggio lo possiamo innanzitutto considerare come un mondo vettoriale, ossia un insieme di piani appoggiati con l’idea anche di poterli spostare tra di loro, e poi lo possiamo vedere come la sovrapposizione di due layer diversi, i layer della coltivazione e quello delle coperture degli edifici.

Quesito: Che significa che la chiave del layer è semanticamente rilevante?

Per rispondere a questo quesito possiamo fare un test: se chiediamo ad una persona anziana di dividere tutti i componenti di una stanza in layer, che layer userebbero? Innanzitutto potrebbero già trovare difficoltà nel capire effettivamente il significato di questa domanda. La prima cosa che forse gli verrebbe in mente è quello di dividere la stanza in base alla struttura o in base agli elementi elettrici, agli arredi ecc. Questo appunto permette di dividere tutto l’insieme in elementi indipendenti e non dipendenti tra di loro.

Roma è la città della storia, ogni città ha una propria etichetta, un modo di catturare l’essenza di quella città (es. Parigi è la città della cultura e dell’altre, oppure New York è la città del poli-culturismo). Roma è considerata la città della storia, ma in che senso? Nel senso che nel suo territorio convivono circa 30000 anni di storia nota, e non solo convivono ma sono compresenti attraverso il concetto di strato, ossia proprio dei layer. Possiamo infatti percepire e praticare layer che vanno dal mondo etrusco fino alla contemporanea, possiamo vivere la fase imperiale, la fase repubblicana ecc. Un esempio può essere la chiesa di San Clemente, la sua particolarità è che ci sono almeno 3/4 strati praticabili; oppure i Musei Capitolini, i quali si muovono proprio seguendo i diversi periodi storici.

In architettura il mondo dei layer porta ad una considerazione, ossia che questi layer non sono fatti per creare dipendenza tra un elemento e l’altro, ma al contrario, ossia per permettere di avere uno strumento che renda indipendente i vari strati, ragionare sul fatto che tutti questi elementi, seppur comunque indipendenti e autonomi tra di loro, creino un mondo unico e complesso. Questo pensiero inizia ad essere portato avanti da diversi artisti, per poi essere ripreso anche da altri architetti, come Eisenman. Uno dei primi progetti che applica questa tecnica è Cannaregio, una zona semi industriale di Venezia, dove lui pensa a delle griglie e delle giaciture astratte in cui inserisce ad esempio una casa, sempre la stessa, ma ripetuta, rimpicciolita, ingrandita e poi ruotata. Un ulteriore esempio è il Parco della Villette di Tschumi. Nelle assonometrie del progetto troviamo delle rappresentazioni attraverso i layer, i livelli si possono sovrapporre o sottrarsi in base alle necessità. All’interno ritroviamo 3 layer principali: quello dei padiglioni (chiamati punti), quello dei percorsi (chiamate linee) e quello del verde (suddiviso in verde pubblico, boschivo ecc.). Koolhaas fa invece un altro ragionamento, propone uno sviluppo diverso del parco, ma la stratificazione dei layer rimane comunque ben visibile. Invece di avere layer verticali propone dei layer orizzontali.