LEZIONE XX

Evoluzione del concetto di modello di Alexander Klein a UNStudio

Il termine “modello” è un qualcosa che ritroviamo già in epoca passata dal 700/800 con lo studio delle tipologie. Oggigiorno la parola modello si basa sull’intreccio di tre famiglie di problemi:

- Modello oggettivo: postula dei bisogni oggettivi e da delle risposte altrettanto oggettive. Questo nasce perché negli anni passati iniziano a nascere varie domande, derivanti dal fatto che si diffondono necessità diverse, tutto questo ha permesso la nascita delle cosiddette “tipologie”. Nel 900, con le guerre, c’era ad esempio il bisogno di realizzare abitazioni (si avevano perciò delle necessità oggettive a cui si rispondeva attraverso soluzione altrettanto oggettive). In questo campo architetto principale che si muove in questo mondo è Alexander Klein, il quale ricerca soluzioni oggettive ai problemi e alle necessità di quel momento: studia ad esempio i percorsi più semplici ed efficienti all’interno delle abitazioni (andando ad evitare percorsi troppi intrecciati); studia il rapporto tra spazi serviti e serventi; studia il livello urbano con le ombre (più l’edificio è alto e maggiore sarà la sua ombra, quindi devo studiare la distanza minima per evitare di ombreggiare gli edifici adiacenti) e utilizza anche dei diagrammi a blocchi (assegno ad ogni funzione un blocco realizzato in scala, e poi ci collego altri blocchi che hanno altre funzione connesse a quella principale). In questi anni iniziano poi a diffondersi anche i manuali, consultando quindi dei modelli precisi e oggettivi da seguire.

- Modello prestazionale: si inizia a sviluppare negli anni ’60 e deriva da Christopher Alexander, architetto e matematico statunitense. Questo modello lo possiamo considerare come un’evoluzione di quello oggettivo. Alexander suddivide le funzioni, le nomina e le relaziona mettendole insieme attraverso una struttura. Si oppone al cosiddetto zooning, la sua idea è quella di scomporre tutto il sistema andando a creare una struttura ad albero. Ipotizza poi una struttura chiamata “semilattice” in cui abbiamo in sistema molto più complesso perché i nodi sono anche rapportati tra di loro (a differenza invece della struttura ad albero dove i vari rami sono indipendenti tra di loro). 

- Modello strutturalista: ci si riferisce al pensiero che parte da Levi-Strauss (quindi non ci riferiamo alle strutture vere e proprie di un edificio). Si passa all’astrazione, nasce quindi questa corrente filosofica; questo modello afferma che esistono delle gerarchie delle scelte, alcune formano delle strutture fisse e delle sottostrutture che hanno una cerca variabilità sia per quanto riguarda le forme che i comportamenti entro quelle strutture fisse che Habraken chiama “supports”. In questo libro egli espone la sua teoria della “partecipazione” architettonica e dell’open building (un edificio con una struttura fissa ed una serie di spazi che possono variare a seconda delle necessità dell’utente, che ha appunto un controllo sullo sviluppo dell’edificio). 

- Modello diagrammatico: è legato a tutti quei concetti studiati precedentemente e in particolare con l’epoca dell’arrivo del computer. Questo modello si è oggi sostituito ai tre precedenti (oggettivo, prestazionale e strutturalista), ma cosa è effettivamente questo processo decisionale diagrammatico? La parola che maggiormente si avvicina è quello di schema, questo perché il modello decisionale diagrammatico non è la prefigurazione di un’idea finale, ma è la prefigurazione di un processo e delle relazioni che incontreremo nell’architettura. Gli esiti dipenderanno da tutta una serie di eventi che vanno a variare e modificare quel diagramma. Eisenman lavora proprio si questi temi. Questi modelli sono dinamici.