Raccolta tappi
Sofia Arini e Critina Di Liberto (4A)
Sofia Arini e Critina Di Liberto (4A)
Lo scorso anno a scuola anche noi alunne di 3°A ( adesso 4°) siamo state coinvolte in un percorso di educazione civica dal titolo “We care”, centrato sulla cura dell’ambiente attraverso la riflessione sui temi dell’ enciclica di Papa Francesco "Laudato si". Ma il percorso non si è limitato solo allo studio teorico ma anche alla realizzazione di una bellissima iniziativa, cioè la raccolta di tappi di plastica per potere finanziare delle borse di studio per ragazzi del Sud Sudan. In particolare a scuola sono state le professoresse Cosenza e Sansone a coordinare questa iniziativa. Ambedue fanno parte del Circolo Laudato si di Palermo con il quale organizzano diverse attività a livello cittadino.
A scuola sono riuscite a coinvolgere, con l' aiuto di altri professori, circa 40 classi, attraverso due momenti cruciali. In primo luogo organizzando incontri nelle singole classi e in sala teatro con Fratel Claudio, missionario comboniano, anche lui facente parte del Circolo "Laudato si" di Palermo, per raccontare la sua esperienza, parlare dei migranti climatici e del progetto in Colombia e in Sud Sudan. In secondo luogo hanno organizzato e coordinato a scuola l’allestimento e la visita guidata della mostra fotografica "OPEN CAPS. Dalla Sicilia al Sud Sudan, una storia di sostenibilità sociale e ambientale", un reportage fotogiornalistico ideato e curato da Marta Genova, giornalista e Antonino Costa, fotografo. La mostra a scuola è stara visitata da circa 800 alunni con la guida costante di Fratel Claudio ed altri animatori volontari.
A questo punto ci è sembrato bello intervistare colui che, a Palermo, è il referente di tutto questo, Fratel Claudio Parotti. Egli è particolarmente riconosciuto per aver promosso la raccolta e il riciclo di tappi di plastica con l'obiettivo di finanziare progetti umanitari e ambientali, come la costruzione di pozzi d'acqua in paesi poveri e il sostegno a famiglie bisognose. La sua iniziativa ha coinvolto scuole, comunità e organizzazioni, sensibilizzando molte persone sull'importanza del riciclo e della solidarietà, spingendoli a partecipare a progetti simili, promuovendo l'attenzione per l'ambiente.
Ma chi è Fratel Claudio? Qual è la sua storia?
Fratel Claudio, nato Claudio Parotti, è un missionario comboniano che vive da 6 anni a Borgo Vecchio e che, in precedenza, ha vissuto per 12 anni in Colombia, dove vi è una realtà di conflitto armato, soprattutto nella costa dell’Oceano Pacifico.
Per concludere i suoi studi, Fratel Claudio chiese di vivere in Colombia e, soprattutto, di operare in realtà marginali e strutture piccole. Allora gli venne proposta questa comunità a sud ovest della Colombia dove il 92% sono Afro-colombiani, discendenti degli africani portati in America durante il colonialismo.
Egli ci racconta: <<Non avevo alcuna esperienza in quanto uomo, missionario e cristiano perché nel conflitto armato sei all’essenza della vita. Comprendi che quello che si considera non negoziabile è fondamentale, ad esempio la luce: quando non hai più la luce capisci quanto sia importante, ma in queste situazioni inevitabilmente ci si adatta.>>
Una volta terminata l’esperienza in Colombia, Fratel Claudio tornò in patria e subito chiese alla comunità dei comboniani di essere trasferito al Sud Italia: <<Non sono mai stato in Sicilia, questa è la prima volta’-afferma Fratel Claudio- Palermo è una città viva.>> Collabora con molte associazioni sia laiche sia legate alla chiesa ed è membro del forum antirazzista di Palermo che permette di lavorare e conoscere altre realtà: vuol dire aiutare e salvare gente che viene da noi in Italia con il salvataggio, la prima accoglienza e ’ accompagnamento. Fratel Claudio ha, inoltre, girato per diverse scuole a spargere la sua voce, fra cui, come abbiamo già detto, anche nel nostro istituto Regina Margherita.
Egli racconta ancora: <<Mi ricordo di una classe, in cui una ragazza ha detto che il raccogliere i tappi ha un peso politico, perché allora l’assessore aveva detto di no all’indifferenziata a causa del fatto che, secondo questo, i tempi non erano maturi. La professoressa venne da me e mi disse che quella ragazza era timida e non parlava quasi mai in classe, io non le credetti, perché la sua frase mi aveva così colpito che mi era difficile dimenticarla.>>
Fratel Claudio decise di avviare questo percorso nelle scuole per poter imparare dai ragazzi, i quali non hanno spesso voce in capitolo.
<< Quando tornavo a casa dopo aver parlato ore e ore con voi giovani, mi prendevo un tempo per non perdermi alcun tesoro che avevate condiviso con me. A me hanno arricchito molto. Molte volte noi adulti
sbagliamo a non dare spazio a voi giovani e penso che sia necessario uno scambio intergenerazionale. Credo che ognuno può portare dentro i vari feedback avuti durante la conversazione, c’è un arricchimento e voi l’avete dimostrato. >>
Con questo, Fratel Claudio ci insegna che possiamo trovare tesoro da chiunque.
Ma com’è nata la raccolta tappi ? Lo abbiamo chiesto a Fratel Claudio:
<<La raccolta tappi inizia nel 2008 a Villaciambra, quartiere periferico frazione di Monreale, con poche persone che vanno in parrocchia e meno ancora con una sensibilità missionaria. Quelli che volevano aderire al progetto del Sud Sudan erano pochi, circa 7/ 8 persone, e si diedero 3 settimane per raccogliere ingenti somme di denaro. Infine appresero che attraverso la raccolta di tonnellate, anzi quintali, di tappi di plastica ci si poteva guadagnare e decisero di utilizzare il ricavato per appoggiare diversi progetti in Sud Sudan. In particolare borse di studio per dare a ragazzi molto svantaggiati la possibilità di un futuro diverso che il far parte di bande armate ad esempio. Grazie alla raccolta abbiamo la possibilità di portare un beneficio all’ambiente, di metterci in gioco e fare la differenza>>
Successivamente ha approfondito la questione riguardo la mostra che è stata installata nel nostro liceo:
<<Una domenica - risponde Fratel Claudio - mi dissero di scendere perché c'era una coppia che aveva il desiderio di parlare con me: questi erano Antonino Costa e Marta Genova. Lui direttore fotografico in ambito cinematografica lei giornalista, erano venuti a conoscenza della raccolta tappi di Villaciambra e avevano intenzione di realizzare una foto-narrazione (questo è il termine che utilizzo per definirla, visto che presenta una parte giornalistica e una fotografia). Hanno fatto delle foto a Brancaccio e si sono messi in contatto con Villaciambra, ma mancava la parte del Sud Sudan e i soldi per affrontare un viaggio del genere non c'erano. Un pomeriggio Marta mi chiama dicendomi se ci potevamo incontrare e dalla voce compresi che c'era una certa urgenza, così acconsentii. Appena arrivarono, Marta, con le lacrime agli occhi mi riferì che gli erano stati regalati dei biglietti per il Sud Sudan da parte di un ONG. E così ebbero la possibilità di intraprendere questo viaggio meraviglioso. Se vi ricordate, sotto ogni pannello vi è una didascalia e ogni parola che la compone è pesata per trasmettere al meglio il bellissimo messaggio del progetto Open Caps. Anche da loro ho imparato tanto.>>
Alla fine dell’intervista augura a tutti noi giovani di avere una sana curiosità e di credere nell’arricchimento reciproco. Sicuramente oltre alla sana curiosità a noi ragazzi di quarta A è rimasto il desiderio di impegnarci per la cura della nostra “Casa Comune”, come viene chiamata la Natura da Papa Francesco e di essere più responsabili nel non alimentare la cultura dello scarto.