Laura Fasulo 5 D
Durante un recente incontro in classe, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare un giovane autore che ha scritto un saggio sulle teorie del complotto. La sua analisi ha rivelato le radici, i rischi e le implicazioni politiche e sociali di questo fenomeno, che ha suscitato tanto interesse durante la pandemia. In quel periodo, infatti, la società si era polarizzata tra chi riteneva il Covid-19 una sorta di “finzione” creata per controllare la popolazione, e chi, al contrario, accettava ciecamente le informazioni ufficiali trasmesse dai media. La tensione tra queste posizioni ha alimentato lo sviluppo e la diffusione di teorie complottiste, fino a trasformarle in un fenomeno globale. Nel suo articolo pubblicato su Jacobin.it intitolato “Il complottismo nasconde i conflitti”, il giovane autore spiega che la logica delle teorie del complotto si basa su una crescente sfiducia verso le istituzioni. Alla radice di quasi tutte queste teorie c’è l’idea che un potere nascosto governi il mondo, senza che la popolazione ne sia consapevole. I politici e i governanti, secondo questa visione, sarebbero solo burattini nelle mani di poteri più grandi e invisibili. Un pensiero che fa leva su una percezione diffusa di alienazione e insoddisfazione, spingendo alcuni a cercare risposte in spiegazioni semplificate e, spesso, inverosimili.
L’autore ha sottolineato che questo fenomeno riguarda tutti noi, perché fa leva su meccanismi cognitivi universali: la mente umana tende a semplificare le informazioni per renderle più facilmente comprensibili. Tuttavia, non tutto ciò che viene etichettato come “complottista” lo è davvero. Spesso, chi esprime dubbi o si oppone al potere non sta necessariamente diffondendo una teoria complottista, ma sta piuttosto mettendo in discussione il modo di governare o il modo in cui vengono veicolate alcune idee come verità assolute.
Al momento, l’autore non intende scrivere altri libri, dato che la fase di pubblicazione è, come lui stesso ha detto, “energivora”. Tuttavia, nutre l’intenzione di tradurre il suo saggio in francese, un progetto che riflette il suo percorso professionale e accademico. Laureato in Giurisprudenza, ha inizialmente lavorato gratuitamente in studi legali in Italia, ma l’impegno richiesto per aprirsi strade in questo settore lo avrebbe costretto a studiare ancora per molti anni. Per questo ha deciso di trasferirsi in Francia, dove può accedere a concorsi per insegnare con la sua laurea in giurisprudenza, aprendo così nuove possibilità di carriera.
Nonostante la formazione giuridica, la passione dell’autore per la storia ha giocato un ruolo centrale nel suo interesse per il complottismo. La conoscenza storica, sostiene, è fondamentale per comprendere e contestualizzare certi eventi senza cadere nella trappola delle spiegazioni complottiste. La storia permette di vedere i fenomeni nel loro contesto temporale e di comprenderli alla luce di cause e conseguenze reali, piuttosto che attribuirli a poteri occulti. Il complottismo, in sostanza, si presenta come una reazione alla complessità del mondo moderno, ma rischia di diventare pericoloso se non viene affrontato con uno spirito critico e una conoscenza solida dei fatti storici.
Questa intervista ci ha lasciato con una riflessione importante: nella nostra società, più che mai, è cruciale sviluppare una mente critica e formarsi una solida base storica, per evitare di essere trascinati dalle narrazioni complottiste che, dietro una facciata di “verità rivelata”, nascondono semplificazioni che limitano la nostra comprensione del mondo.