Lettera da Cuggiono del 27 luglio 1866 affrancata con 20/15 c. annullato con bollo numerale.
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All’Inclito Comando Militare del 4° Reggimento Volontari Italiani
Cuggiono 27 luglio 1866
Il sottoscritto essendo molto tempo che non riceve notizie dal proprio figlio Volontario nel Reggimento N. 4 Compagnia 4 per nome Vergani Cesare. Pertanto interessa caldamente la compiacenza di questo Comando a dar notizie del suddetto Vergani in quale stato si trova ed in pari tempo riacorarlo col dargli notizie che i suoi Genitori e sorella stanno bene e ansiosissimi di ricevere di lui proprie notizie.
Nella lusinga di essere favorito di un qualche pronto riscontro mi dichiaro suo umilissimo servo.
Pietro Vergani
Cuggiono Provincia di Milano
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L’accorato appello del padre di questo volontario Garibaldino ci offre lo spunto per parlare della battaglia di Vezza d’Oglio, una delle pagine più sfortunate e più gloriose della campagna del Tirolo del 1866.
All’alba del 4 luglio il 2° Battaglione dei Volontari Bersaglieri comandato dal Maggiore Nicostrato Castellini insieme ad una compagnia di volontari Garibaldini del 4° Reggimento si lanciò all’attacco del paese di Vezza d’Oglio occupato da una Brigata di soldati Austriaci forte di 1.800 uomini guidati dal Maggiore Ulysses Von Albertini. Questa iniziativa ebbe conseguenze disastrose perché il nemico era presente in forze soverchianti e godeva di un grande vantaggio tattico. Non si è mai capito perché Castellini lanciò i suoi Bersaglieri in questo attacco suicida. Si è parlato di incomprensioni fra i comandanti e di sottovalutazione delle forze Austriache. Qualcuno ha osservato che forse Castellini pensava di essere ancora a Calatafimi e di poter risolvere la battaglia con il coraggio e l’impeto travolgente dei volontari ma i soldati Austriaci erano ben altra cosa rispetto alle truppe Borboniche. La battaglia di Vezza d’Oglio si concluse con una sanguinosa disfatta. Morirono 20 soldati italiani, 70 furono feriti e 17 furono fatti prigionieri. Anche il Maggiore Castellini, crivellato di proiettili, cadde sul campo e Garibaldi, insieme al quale Castellini aveva combattuto infinite battaglie, scrisse alla vedova di aver perso un fratello. Il coraggio manifestato dalle truppe Italiane fu tale che, tempo dopo, il Maggiore Von Albertini dichiarò che se avesse avuto al suo comando 6.000 uomini con quella tempra e quello spirito avrebbe potuto marciare vittoriosamente sino a Milano. Al termine della battaglia, rimasti padroni del campo, i soldati Austriaci in segno di rispetto raccolsero i caduti italiani e li seppellirono con gli onori militari nel cimitero di Vezza d’Oglio dove in parte tuttora riposano.
Per quanto riguarda il nostro Cesare Vergani sappiamo per certo che non morì sul campo. I volontari Garibaldini coinvolti nella battaglia infatti erano quelli che militavano nella 2^ compagnia, al comando del Capitano Malagrida, che mentre stavano abbandonando la posizione - conformemente agli ordini ricevuti dal loro comandante Maggiore Caldesi - furono intercettati da Castellini che coinvolse la loro unità nell’assalto a Vezza. Notiamo inoltre che la lettera arrivò al comando del Reggimento il 30 luglio e che venne diligentemente protocollata con il n. 1099. Sul retro della lettera qualcuno ha scritto la frase: “Sta bene”. A me piace pensare che sia la grafia del Colonello Cadolini, comandante del Reggimento, che in tal modo, dopo essersi informato sullo stato di salute del giovane volontario, dava indicazioni su cosa scrivere ai suoi genitori.