Marghera

Da Marghera a Boscomarengo il 25 luglio 1866 affrancata con 20c sovrastampato III tipo posta in spedizione a Torino il 1 Agosto 1866

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Dagli avamposti sotto Marghera

26 luglio 1866

Caro fratello

Sono agli avamposti sotto Marghera. Un caldo soffocante. Sono distaccato con 20 uomini, una noia tremenda, un sonno maledetto, eppure bisogna stare svegli , e con tanto d’occhi. Da due giorni che siamo in questi dintorni fino ad ora i Tedeschi non diedero ancora segni di vita, cosa che mi da coraggio di quando in quando ad accamparmi fino allo stradale a contemplare la cupola di San Marco e la mesta laguna veneta dalla quale distiamo appena 5 o 6 miglia. Non puoi immaginare l’entusiasmo dei nostri soldati alla vista di Venezia quantunque stanchi da una marcia di 30 kilometri, sotto questa benigna stella canicolare, e dopo aver perduto diverse notti, a tale vista che ci apparve improvvisa diedero un grido che credo avrà anche risvegliato il leone di S. Marco. Non credere a tutte le ciarle dei giornali intorno alle accoglienze che ci fanno, allegria , brio, bandiere e nulla più. Però mi dicono che a Venezia sarà altra cosa. Ieri una famiglia veneta che fuggiva (tre donne e un uomo) alzarono le sottane… onde mostrare dove tenevano nascoste le bandiere – sotto la camicia – Basta se non faranno come a Padova spero che saremo dei primi ad andare in gondola. Ho scritto a casa ma temo che la posta sia abolita per noi. Scrivi tu. Dille che sto bene e che presto ci abbracceremo. Addio di cuore.

Tuo Franco

Il mio capitano quello di Codogno è morto in seguito a ferite

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Il 23 luglio il Generale Cialdini telegrafava al Gen La Marmora questo messaggio: " ..non potendo fare nessun assegnamento sulla flotta per stabilire base Trieste, lascio divisione Cugia per bloccare forte Marghera e principali sbocchi laguna, a tutela di Padova, Treviso e mie comunicazioni". Questa decisione di Cialdini spiega la posizione dell' 8^ Divisione di fronte a Venezia.

La guerra stava ormai volgendo all'epilogo con l'Austria che approfittando della tregua d'armi e della cessazione delle ostilità con la Prussia ammassava truppe al confine con l'Italia per chiudere il conflitto alle migliori condizioni possibili. La prosecuzione della guerra da soli contro l'Austria non era un'opzione realisticamente perseguibile anche se veniva sbandierata per ragioni politiche. Le condizioni effettive del nostro esercito erano drammatiche. Mancavano, in particolare, cibo e scarpe ed è interessante riportare quanto scrisse Cialdini a Vittorio Emanuele il 27 luglio circa i rapporti con la popolazione locale: "...Per ultimo questi paesi cominciano subito dal far uso delle libertà che loro rechiamo, coll'adornarsi di un numero di bandiere, portare molte evviva al Re ed all'Italia e negarsi a tutto ciò che da noi si chiede". Ovviamente non erano le popolazioni locali a dover provvedere al mantenimento dell'esercito ma è singolare la somiglianza tra quanto scritto da Cialdini al Re e le osservazioni fatte da Manfredi al fratello.

Straordinariamente interessante è l'episodio delle donne con la bandiera nascosta sotto la sottana. Nel 1868 Edmondo De Amicis pubblicò la prima edizione dei suoi "Racconti di vita militare" e in uno dei racconti intitolato "partenza e ritorno" riporta questo episodio :"..Ero d'avamposto dalla parte di Marghera. Vedo venir verso di me tre signore....due erano sue figlie belline e vivaci e mi si fermarono davanti. Dopo l'inchino mi dicono che son scappate da Venezia per andare a Padova da parenti. Son felicissime di incontrare il primo ufficiale italiano e ci dilunghiamo in complimenti e saluti, con abbracci affettuosi. La mamma si rivolse allora alle figlie e disse loro "fategli vedere che cosa avete sotto il vestito" Oh che diavolo pensai sulla pubblica via " Alzate alzate animo o che ce da vergognarsi" diceva la madre. Al ché pensai anch'io, per interesse maschile - Alzate, alzate : le ragazze fecero ancora per un pò le ritrose, ridendo e coprendosi il viso con una mano... poi tirarono su lentamente e delicatamente la gonnella del vestito e mi mostrarono cosa avevano li sotto di tanto gelosamente nascosto. Una sottana fatta di tre pezzi, uno verde, uno bianco e uno rosso con una gran croce nel mezzo... !!! ..."

Edmondo De Amicis, terminata l'Accademia Militare a Modena, partecipò alla campagna del 1866 venendo assegnato al 3° Reggimento fanteria di linea Brigata Piemonte. In pratica De Amicis e Manfredi militavano nello stesso reparto.Quasi certamente uno dei due ha vissuto l'episodio narrato e lo ha raccontato all'amico. A me piace pensare che sia stato Manfredi a raccontare all'autore del libro "Cuore" ciò che gli era capitato e che De Amicis ci abbia poi ricamato sopra.

Ho le mie preferenze, non c'è nulla di male:)