Da Bardolino al fronte 20 luglio 1866 affrancata con 20c sovrastampato II tipo impostata a Pozzolengo il 23 luglio 1866.
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Bardolino, 20 luglio 1866
Dottore mio caro !
Finalmente spero di aver trovato modo di farvi avere mie notizie ( ..omissis .. ) sappiate però che noi tutti stiamo bene e che ogni ora non facciamo che ricordarvi e siamo impazienti di vedere terminata questa faccenda perchè oltre a trovarsi in pericoli e privazioni tanti bravi e buoni giovani si scorge che prolungandosi la guerra si andrebbe incontro a tali calamità che fa orrore l'immaginarlo.
Però, bene inteso, che la pace non sia vergognosa all'Italia perchè in tal caso preferirei piuttosto la schiavitù di Babilonia dopo di aver fatto gli atti i più eroici se è vero quello che dice la Francia, che Napoleone minaccia dell'intervento armato da tanto l'Italia che la Prussia non accettano l'armistizio io sfiderei anche i suoi fulmini ma non mi avvilirei mai a ricevere il Veneto dalle sua mani col compenso forse di qualche boccone come fece l'altra volta.
Basta, vedremo, addio caro amico, state di buon animo e siate certo della mia sincera affezione.
Il vostro aff.mo amico
Dr. B.........
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Il destinatario della lettera è Marco Gelmetti , medico di Bardolino , nominato medico aggiunto nel 47° Reggimento della 7^ Divisione. Si trattava di una persona notissima a Bardolino . Dopo la guerra fece ritorno al paese natio ed esercitò per alcuni anni la professione di medico condotto. In seguito decise di dedicarsi alla cura delle sue ingenti proprietà terriere curandone personalmente la conduzione agricola. Fu anche sindaco di Bardolino per alcuni anni ed abitò sempre nel palazzo di famiglia – ora sede del Comune di Bardolino – che si trovava proprio di fronte al porto . Morì nel Gennaio del 1901 in una giornata nevosa. E’ interessante notare la nascita di un adagio popolare locale che recita : “ cade la neve al porto, Marco Gelmetti è morto “ . Si tratta di un modo di dire locale per indicare che la morte coglie prima o poi ciascuno di noi , comprese le persone più facoltose, quelle con “ tanti schei e tante tere “.
La lettera, anche in questo caso, ci rappresenta lo sdegno e l’umiliazione che si percepiva nel Paese per la “graziosa” concessione del Veneto ad opera della Francia e la percezione peraltro che la prosecuzione della guerra senza più l’appoggio della Prussia sarebbe stata fonte di “..tali calamità che fa orrore l’immaginarlo”.