I Rothschild

Due lettere da Milano a Parigi del 25 luglio 1866 e del 29 luglio 1866 entrambe affrancate con 40c .

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1^ lettera Milano, 25 luglio 1866

(testo in francese)

Signori,

ho l’onore di confermarvi la mia lettera di ieri e di accusare ricezione del vostro dispaccio: “vendete 28 azioni a 114 ordine valido questa sera e domani”.

Ho ricevuto questo dispaccio questa mattina ed ho fatto ciò che ho potuto per servirvi nello stato di marasma in cui si trova il nostro mercato che si è indebolito da due giorni in modo sensibile. Vi ho illustrato il mio operato tramite un dispaccio …(…omissis…).

2^ lettera

(testo in francese) Milano, 29 luglio 1866

Signori,

…(…omissis…)…

Oggi è domenica e non ci sono affari. Dopo la crisi abbiamo completamente rinunciato da noi a trattare affari la domenica e non sarà possibile trovare delle contropartite…(…omissis…).

Vogliate gradire i miei più distinti saluti

F.B

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Le lettere sono state spedite dall'agente di borsa dei Rothschild a Milano che corrispondeva quotidianamente con i suoi clienti a Parigi. Lo stato di agitazione del mercato è ben comprensibile considerando che proprio in quei giorni si decidevano le sorti dell'Italia. Dopo l'ennesima sconfitta subita a Lissa la Prussia ci aveva abbandonati e trattava separatamente con l'Austria. In tutto il nostro Paese si cullavano sogni impossibili di ripresa solitaria delle ostilità contro un nemico che nel frattempo, approfittando della tregua d'armi, aveva già ammassato forze preponderanti e ben equipaggiate nel Tirolo. Il rischio - nemmeno tanto remoto - non era quello di non riuscire ad annettere il Veneto ma di veder tornare l'Austria a rioccupare tutta la Lombardia. Questo scenario, unito alle note condizioni dei conti pubblici Italiani, metteva gli investitori in grave agitazione. Probabilmente in quei giorni si assisteva a quello che oggi chiameremmo "panic selling".