Diossine

In allegato la conferenza del dott. Fedrizzi, responsabile del Laboratorio Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna (I.Z.S.L.E.R.)... il 21 maggio a Parona

dal Comitato Salute e Ambiente di Parona

"La parola “diossina” evoca il ricordo del disastro avvenuto a Seveso nel 1976, quando una nube tossica fuoriuscì accidentalmente dallo stabilimento chimico dell’ICMESA diffondendo elevate quantità del potente cangerogeno.

Da allora incidenti di questo genere non si sono più verificati in Italia, e molto è stato fatto sotto il profilo scientifico, tecnico e normativo per abbattere le emissioni prodotte da specifici processi industriali (centrali termoelettriche, inceneritori, fonderie, industrie cloro chimiche, cartarie, etc), per monitorare l’impatto ambientale e sanitario delle diossine e controllarne la presenza nella catena alimentare, principale fonte di assunzione di queste sostanze.

Nonostante gli indubbi progressi, episodi di contaminazione come quello in atto a Taranto (causato dalle emissioni rilasciate per anni dall’impianto siderurgico dell’ILVA) sono la dimostrazione che tecnologie inadeguate e controlli insufficienti possono far insorgere, lentamente e senza clamore, gravi forme di inquinamento che rischiano di passare inosservate e sono per questo sono ancor più pericolose.

Conoscere il problema è il primo passo per aumentare il livello generale di interesse e di vigilanza. Che cosa sono dunque le diossine? Come si generano, come si assumono, quali danni provocano alla salute? E soprattutto, quali metodi di indagine permettono di scoprire se sono presenti nel territorio in cui viviamo?