Nucleare

Da

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L' Associazione Italiana dei Medici Oncologi, AIOM, dice no al nucleare

7 giugno 2011

Gli oncologi dicono no al nucleare e si schierano nettamente per il “si” al referendum. “La nostra posizione è chiara: non c’è niente di più cancerogeno delle radiazioni. Quindi bene che si faccia il referendum sul nucleare e speriamo che si raggiunga il quorum”. E’ quanto ha affermato il presidente Aiom Carmelo Iacono, commentando il via libera della Cassazione al quesito referendario sul ritorno dell’energia atomica nel nostro paese. “Il nucleare è un rischio enorme - sottolinea Iacono - e meno centrali ci sono meglio è per la salute, non vale la pena correre rischi così grandi. Basta vedere cosa succede in caso d’incidente: chi si avvicina alle centrali muore e nei decenni si registrano picchi di casi di tumori, soprattutto del sangue,

davvero preoccupanti. Ci sono tanti modi meno inquinanti, e meno cancerogeni, per produrre energia. Un oncologo non può essere pro-nucleare, noi andremo convintamente a votare sì”. Un'’eccezione importante c'è, è quella di Umberto Veronesi, presidente dell’Agenzia per il nucleare. “Si tratta di scelte - sostiene il presidente Aiom - dettate da un animus politicus: Veronesi ha preso questa decisione da politico, non da oncologo”.

MOZIONE DEL COMITATO ANTINUCLEARE PROVINCIA DI PAVIA presentata in molti comuni della provincia

PREMESSO CHE

1) L’attuale normativa italiana non prevede l’esclusione del nucleare come fonte energetica, mentre prevede una mera sospensione in vista della redazione di un piano energetico nazionale, e che il Premier ha dichiarato in pubblica conferenza stampa che il redigendo piano energetico nazionale conterrà fra un anno l’opzione nucleare.

2) La nostra Provincia è candidata all’insediamento di una centrale nucleare, come risulta dalle mappe ministeriali, per via della presenza del Po (raffreddamento del nocciolo tramite prelievo di ingenti quantità di acqua dolce) unita alla bassa sismicità del territorio.

3) Indipendentemente dagli esiti del referendum la nostra Provincia è naturale candidata per lo stoccaggio definitivo delle scorie radioattive delle centrali atomiche dismesse in quanto territorio non a rischio sismico.

CONSIDERATO CHE

1) Secondo IAEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) non esiste attualmente la possibilità di individuare un sito sicuro per lo stoccaggio delle scorie nucleari a più lungo decadimento radioattivo (fino a 10.000 anni) (si veda il documento di IAEA “Fundamental principles of radioactive waste management”, dove viene riportato che ad oggi non esiste al mondo sito di stoccaggio definitivo e che tali siti sono al momento oggetto di pura speculazione teorica).

2) Il reale costo dell’energia nucleare è ignoto perché viene conteggiato solo il costo di impianto e gestione delle centrali, e non i costi di dismissione (superiori a quelli di impianto), di trattamento delle scorie (costi protratti per 10.000 anni e quindi incalcolabili), di gestione della sicurezza delle centrali stesse.

3) La sicurezza delle centrali è dubbia o non totalmente verificabile secondo tutte le agenzie internazionali: anche la terza generazione, che si vorrebbe impiantare da noi, è ritenuta inaffidabile dalle agenzie per la sicurezza nucleare britannica, francese e finlandese che in un comunicato congiunto del 22 novembre 2009 chiedono al progettante, AREVA, di “migliorare il progetto iniziale” giudicato non corrispondente ad “alti standard di sicurezza”.

4) La presenza di una centrale atomica mette a rischio la salute dei residenti, non solo per il rischio di incidenti ma anche perché, come rilevato dallo studio indipendente KIKK commissionato dall’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, ha rilevato un aumento dei tumori nella popolazione residente nel raggio di 30 km dalle centrali nucleari, oltre ad un raddoppio dei casi di leucemia infantile nella stessa area.

5) Il nucleare è oggetto di interesse speculativo di grandi compagnie mentre al contrario le energie rinnovabili favoriscono l’occupazione e le piccole e medie imprese.

6) Nella nostra Provincia sono installati impianti energetici la cui produzione supera il fabbisogno: siamo esportatori di energia.

7) In Italia abbiamo impianti per produrre oltre 100GW di potenza, cioè il doppio rispetto ai picchi di fabbisogno giornaliero (50GW).

8) Il nucleare ci renderebbe dipendenti dall’importazione di uranio, materia prima scarsa, in via di esaurimento come il petrolio e che necessita di sofisticate tecnologie di trattamento non in nostro possesso (instaureremmo così anche una dipendenza tecnologica rispetto a Paesi come la Francia o gli USA).

9) La politica energetica di un comune, di una regione e di uno Stato vede in gioco le autonomie locali, la chance di uno sviluppo sostenibile grazie alle rinnovabili, l’assetto democratico della società e la responsabilità ambientale e sanitaria delle Amministrazioni.

10) Il comune e il sindaco, a termini di legge, sono i primi responsabili della salute dei cittadini e hanno quindi il diritto e il dovere di compiere gli atti amministrativi opportuni per tutelare la salute dei cittadini rispetto all’opzione nucleare.

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

A modificare lo Statuto comunale affinché vi sia inserita l’impossibilità di ospitare sul territorio comunale tutte le attività della filiera del nucleare (produzione energetica, trasporto, stoccaggio scorie) con la sola eccezione delle attività connesse al nucleare con esclusiva finalità di ricerca scientifica.

PERCHE' VOTO SI' PER DIRE NO AL NUCLEARE

Alda La Rosa

31 maggio 2011

I REFERENDUM DEL 12 E DEL 13 ci richiamano all'assunzione di una grande responsabilità nei confronti delle generazioni future. Per questo motivo da ambientalista convinta, da persona adulta e responsabile elenco i perché del mio deciso NO al nucleare votando SI'.

1. Perché l'’Italia non ha alcuna necessità di comprare energia elettrica. Infatti secondo i dati TERNA pubblicati nel 2009, quando ancora il ricorso alle fonti rinnovabili non era incisivo, la potenza installata in Italia al 31/12/2008 era di 98.625 MW e la potenza massima richiesta in Italia nel 2008 era di 55.292 MW.

Abbiamo quindi un'eccedenza di energia superiore a quasi tutti i paesi europei.

2. Perché produciamo più energia elettrica di quanta ne consumiamo e la compriamo, perché ENEL società privata deve fare profitto e preferisce tenere i suoi impianti spenti o farli funzionare saltuariamente per poter comprare l’energia a prezzi stracciati da Paesi che la svendono perché ne producono troppa, come la Francia.

3. Perché quando le miniere di uranio saranno esaurite, ci vorrà più energia per estrarlo e arricchirlo di quanta ce ne fornirà. In natura non esiste l’uranio da solo. Si estrae il minerale, che è poi macinato, lavorato, arricchito e trasformato in un combustibile molto radioattivo che deve essere trasportato fino alle centrali.

4. Perché dovremo importare uranio da altri paesi, esattamente come il petrolio e il suo prezzo aumenterà sempre di più perché sarà necessario estrarlo da miniere che ne conterranno sempre meno.

5. Perché in tutto il mondo solo sette società controllano l’85% dei giacimenti di Uranio e soltanto quattro si dedicano al 95% dell’arricchimento del combustibile.

6. Perché nella migliore delle ipotesi non avremo centrali nucleari funzionanti prima di 15 anni.

7. Perché da una centrale nucleare escono gas, liquidi e solidi tutti fortemente radioattivi. I gas radioattivi non vengono intrappolati, e si liberano interamente, come gli Xe 133, Kr 85, H 3, il Trizio. Studi serissimi, come lo studio tedesco KIKK Studium, dimostrano che c’è un forte aumento di leucemie nei bambini e di tumori tra le persone che vivono vicino alle centrali nucleari.

8. Perché non spenderemo meno in bolletta. Infatti bisogna tener conto non solo della spesa per le centrali ma dell’intero ciclo, specie dei costi successivi dovuti al deposito delle scorie e allo smantellamento delle centrali, ovvero i “costi differiti” di cui non si parla mai.

9.Perché il nucleare ci costa ancora in bolletta (voce A2) per le vecchie centrali fuori uso 1 miliardo di euro all'anno, senza produrre più UN SOLO kwh da 23 anni.

10. Perché in un anno una sola centrale da 1000 MW produce scorie che contengono la stessa radioattività prodotta da 1000 bombe uguali a quella di Hiroshima.

11. Perché nessuno al mondo è ancora riuscito a trovare una soluzione definitiva al problema delle scorie che sono radioattive per lungo tempo; le scorie ad alta attività lo sono anche per centinaia di migliaia di anni.

12. Perché esistono due tipi di scorie, quelle a bassa e media attività e quelle ad alta attività. Quelle a bassa e media attività sono stipate in contenitori appositi e poi in depositi di superficie, che in molti paesi, come la Gran Bretagna, sono già quasi pieni, oppure si cerca di seppellirle sottoterra, come nelle miniere di sale di Asse in Germania che stanno cedendo e da un momento all’altro potrebbero crollare. Per questo motivo si sta cercando di tirare fuori tutti i bidoni, ma alcuni sono rotti.

Quelle ad alta radioattività restano radioattive anche 200.000 anni, e nessuno al mondo sa dove metterle al sicuro.Vagano così per il mondo: in Francia hanno seppellito scorie radioattive sotto un parcheggio, in Italia sono state affondate navi con veleni radioattivi.

13. Perché il problema delle scorie è un enorme problema economico che erediteranno le generazioni future. E fra 50 anni nessuno si ricorderà più di dove sono state messe. Già oggi nessuno può dare garanzie sulla resistenza dei depositi agli eventi naturali.

14. Perché la radiottività persiste per migliaia, milioni, miliardi di anni: il plutonio 241000 anni, l'uranio 238 4,5 miliardi di anni, l'uranio 235 710 milioni di anni, l'uranio 234 245000 anni.

15. Perché l'Italia installerà i reattori EPR, che nessuno al mondo ha ancora installato. Nelle centrali in costruzione in Finlandia e in Francia stanno evidenziando tantissimi problemi. Infatti l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare finlandese ha fatto sospendere i lavori perché ha trovato ben 2.100 non conformità e ha scoperto che le saldature del circuito di raffreddamento della centrale,struttura fondamentale per la sicurezza, non sono a norma.

16. Perché i famosi reattori di IV generazione non saranno pronti prima del 2030-2040 e a tutt'oggi si fanno promesse sulle caratteristiche di una tecnologia che esiste solo nelle ipotesi di studio.

Per tutte queste ragioni DICO NO AL NUCLEARE votando SI' al referendum del 12 e del 13 giugno insieme ai 25 milioni di italiani che devono recarsi alle urne perché il referendum sia valido

Da Repubblica, 30 maggio 2011

ENERGIA

Germania, addio al nucleare

ultimo reattore spento nel 2022

Berlino sarà la prima potenza industriale a rinunciare completamente all'atomo, che attualmente copre il 22% del suo fabbisogno energetico. Dei 17 impianti chiusi dopo il disastro di Fukushima, 8 non saranno più riattivati. L'annuncio del ministro dell'ambiente: "Non torneremo indietro"

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

Germania, addio al nucleare  ultimo reattore spento nel 2022

BERLINO – È fatta: la Germania della cancelliera cristianoconservatrice Angela Merkel è la prima grande potenza economica a dire addio all’atomo. Alle prime ore del mattino, dopo un lungo vertice alla Cancelleria e consulti con le opposizioni di sinistra, i sindacati, le Chiese, le parti sociali e il ministro dell’Ambiente, il democristiano Norbert Roettgen ha dato l’annuncio: tra dieci anni, nel 2022, l’ultimo dei 17 reattori atomici tedeschi sarà spento.

L’addio al nucleare costerà 40 miliardi di euro, e sarà accompagnto da uno sforzo ancor più massiccio di quelli già intensi compiuti finora per la riconversione alle energie rinnovabili e pulite. Berlino, sull’onda del terrore provato dalla società tedesca e da tutto il pianeta per la tragedia di Fukushima, si è dunque decisa a bruciare i tempi e a dare l’esempio a tutto il mondo.

Non ci sarà un ritorno indietro, non sarà possibile perché la nostra decisione lo vuole escludere, ha detto Roettgen. Ecco i principali punti del piano governativo, deciso dopo aver sentito la commissione etica bipartisan del Bundestag e dopo negoziati di un’intensità senza precedenti con le opposizioni, cioè socialdemocrazia, verdi e Linke:

1. Le date di spegnimento. L’ultimo reattore sarà spento entro il 2021, tra appena dieci anni. Dal 2021 al 2022 tre reattori saranno tenuti in standby, pronti all’uso, in caso di rischio di blackout.

2. Dopo il 2022? Sarà tenuto in stand-by come riserva un solo reattore, ma solo per la produzione di energia in caso di emergenze e per evitare blackout.

3. I costi della riconversione. I media e gli esperti li hanno calcolati in 40 miliardi di euro. Il mantenimento della tassa sull’energia atomica pagata dai produttori di energia aiuterà a finanziare la spesa.

4. Gli obiettivi della riconversione. Tra il 2020 e il 2030 il governo vuole che le energie rinnovabili passino a coprire almeno tra il 70 e l’80 per cento del totale del fabbisogno d’energia della prima potenza economica europea.

5. La situazione attuale. Da alcune settimane sono accesi pochissimi dei 17 reattori: molti sono spenti per controlli di sicurezza o manutenzione. Per cui già adesso la percentuale di fabbisogno energetico fornita dalle centrali atomiche tedesche, 17 per cento circa del totale, è decisamente inferiore a quella (22 per cento) che la Germania ricava da eolico, fotovoltaico, biomassa e altre energie rinnovabili.

La tragedia di Fukushima, il decollo dei Verdi che sembrano in marcia verso il traguardo di divenire primo partito d’opposizione (e in alcuni sondaggi sono il primo partito tout court) e le disfatte elettorali del centrodestra negli ultimi mesi in molte elezioni regionali, a vantaggio soprattutto degli ecologisti, hanno dunque convinto Angela Merkel a una svolta radicale. La cancelliera aveva infatti cancellato (nel 2009) il programma di addio dolce all’atomo lanciato nel 1998 dalla Spd del suo predecessore Gerhard Schroeder e dai suoi alleati Verdi dell’allora ministro degli Esteri Joschka Fischer.

Il centrodestra sosteneva le ragioni dell’atomo e della lobby atomica, dicevano i critici. Ma, come ella stessa ha ammesso in pubblico, Fukushima ha costretto a una riflessione profonda: un rifiuto dell’atomo nella società e una tempesta di dubbi nella stessa Dc tedesca. Già da anni, l’economia tedesca si prepara a vivere senza atomo: mentre la dipendenza dalle centrali, dal 1998 a oggi, è diminuita dal 33 per cento al 17 per cento del fabbisogno totale di elettricità, l’efficienza energetica dell’industria made in Germany è cresciuta del 48 per cento e il paese è diventato molto più competitivo e global player di economie come quella francese che invece scommettono tutto sul nucleare.

Le prime reazioni del mondo economico (come un duro commento dell’amministratore delegato di Daimler, Dieter Zetsche) sono state negative: criticano l’eccessiva fretta e parlano dei rischi dell'insufficienza energetica. La Merkel ha deciso di ignorare riserve e ‘nyet’ dei poteri economici, pure sostenuti dall’ala destra del suo partito e dai suoi alleati di governo liberali (Fdp), e di seguire la scelta degli elettori e del paese reale. Ascoltando opposizioni, sindacati e chiese più che non i produttori d’energia e gli imprenditori.

(30 maggio 2011)

La Francia contaminata

http://www.youtube.com/watch?v=1K1dUKr4EXc

RUBBIA

L'ERRORE NUCLEARE: IL FUTURO E' NEL SOLE

http://www.repubblica.it/ambiente/2009/11/29/news/rubbia_lerrore_nucl...

da La Repubblica, 19 ottobre 2010

L'ANNUNCIO

Il ministro Romani: "Probabile

una centrale nucleare in Lombardia"

"Mi sembra strano non prevederne una", ha detto il titolare dell Sviluppo economico

"Ho ricontrato anche una disponibilità da parte del governatore Roberto Formigoni"

Il ministro Romani: "Probabile una centrale nucleare in  Lombardia"

Il ministro Paolo Romani

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ritiene probabile che uno dei siti per la costruzione delle centrali nucleari in Italia verrà localizzato in Lombardia. "Mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una", ha detto a margine di un incontro alla Provincia di Milano. "Ho incontrato Formigoni - ha spiegato Romani - il quale non ha fatto opposizioni pregiudiziali all'installazione di centrali nucleari in Lombardia. Ho riscontrato una disponibilità della Regione".

IL SONDAGGIO Favorevoli o contrari?

Il ministro ha ricordato che "prima o dopo andranno trovati i siti delle quattro centrali previste dall'accordo con Edf. Ritengo che non essendoci un'opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione per quanto riguarda la Lombardia, può darsi che possa essere installata in Lombardia una centrale". "Sarà sicuramente - ha aggiunto successivamente - una delle regioni dalle quali si comincerà a esaminare la possibilità che possa essere installata una centrale".

Romani ha ricordato di essere "un convinto nuclearista, tant'è che ho dato una spinta a iniziare immediatamente con l'Agenzia". Il ministro ha comunque spiegato che il processo di identificazione dei siti nucleari deve ancora iniziare: "E' un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare - ha detto - con il consenso di coloro che nei loro territori vedranno installata una centrale nucleare, soprattutto cercando di innescare un meccanismo virtuoso di incentivi come quello che c'è stato in Francia".

Della Lombardia ha comunque rimarcato che "è la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata, quindi quella più bisognosa di energia: mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una. Non voglio fare numeri - ha concluso - E' un percorso complesso dopo vent'anni di interruzione che va fatto con il concorso degli enti locali a partire dalla Regione e dai cittadini". Il ministro dello Sviluppo economico non si è poi sbilanciato su valutazioni circa l'eventualità che in Lombardia ci possa essere in futuro anche più di una centrale nucleare: "Il progetto dell'Italia è oggi di quattro centrali - ha risposto a una domanda al riguardo - E' ovvio che si dovranno trovare i siti".