Convegno 14 maggio 2010 "La Lomellina non è un rifiuto"

Introduzione al convegno

Relatore: Alda La Rosa

Abbiamo organizzato questo convegno con la finalità di ragionare con voi, di progettare con voi il nostro territorio, partendo dalla situazione attuale per individuare insieme un percorso.

Da due anni Futuro sostenibile in Lomellina si occupa di questa terra per proteggerla e farla crescere prendendo atto della serie infinita di corti circuiti ecologici con un patrimonio paesaggistico a rischio, un’agricoltura condannata all’ impoverimento senza ritorno.

Tutto ciò ha generato in noi preoccupazione per la vulnerabilità del contesto ambientale dove viviamo.

Infatti non è facile vivere a continuo contatto con le criticità ambientali, con la mancata tutela della qualità dell’aria e dell’acqua, con le lavorazioni pericolose e con il traffico eccezionalmente intenso.

La nostra campagna rischia di essere strappata sempre di più con violenza alla sua prima vocazione di produzione agricola, cancellando così per sempre quelle funzioni di rigenerazione psico-fisica che sono indispensabili all'uomo.

Di fronte al delinearsi di paesaggi stravolti ci siamo resi conto che non tutte le persone reagiscono allo stesso modo.

C’è chi i paesaggi stravolti li vede e chi invece li nega, disinteressandosi anche dei rischi connessi al loro intensificarsi.

Questi ultimi preferiscono infatti continuare a usare il territorio ponendo molta più attenzione ai vantaggi personali che alle ricadute negative nei confronti della collettività.

Noi siamo parte di una minoranza che sente forte il dovere di tenere vivo l’amore dei luoghi, senza i quali non si può vivere, e tale consapevolezza rafforza in noi il desiderio di far sentire la nostra voce.

Cominciamo quindi la prima fase del nostro percorso che abbiamo raccolto in un progetto dal titolo Una, due, tre… mille Lomelline, disegniamo il nostro territorio che, partendo dalla situazione attuale, ha la pretesa di individuare, con Mortara idealmente al centro, un percorso che si svilupperà tra le proposte che emergeranno dai questionari che vi sono stati distribuiti stasera e da quelle che raccoglieremo in diverse fasi di lavoro tra gli abitanti di questa parte della Lomellina tra cui anche le scuole, con cui si concorderà un percorso didattico sul tema.

Questo nostro primo incontro, La Lomellina non è un rifiuto,Convegno 14 maggio 2010 La Lomellina non è un rifiuto ha un titolo chiaro:

Non vogliamo che la Lomellina sia il luogo dove, senza nessuna apparente programmazione, chiunque lo chieda ottenga autorizzazioni per impianti che se presi singolarmente non destano preoccupazione, ma se sommati l’uno all’altro producono un effetto devastante.

Desideriamo offrire alle istituzioni che politicamente ci rappresentano il nostro contributo, affinché tutti insieme si collabori alla costruzione di un territorio che ha enormi potenzialità per divenire il luogo, dove lo sviluppo economico si coniughi con la salubrità dell’ambiente e la qualità di vita delle persone.

Vorremmo con il nostro contributo permettere ai nostri politici di individuare strade in cui sia prioritario tener conto delle persone che in un territorio vivono e fanno vivere i propri figli e al tempo stesso tener conto della necessità di creare qui, cioè in questa terra, nuovi posti di lavoro.

Il nostro modello di sviluppo, improntato allo spreco di materie prime, di energia e alla produzione di una enorme quantità di rifiuti, non può essere definito “sostenibile”. Occorre ripensare in termini di “futuro possibile” il modo di vivere il rapporto uomo-ambiente, vincolando le attività umane al massimo risparmio energetico, al minimo consumo di materie prime e al completo riciclo dei rifiuti prodotti. La questione rifiuti ha dimostrato in questi anni la centralità del nostro stile di vita ed ha fatto emergere la problematica dello smaltimento di enormi montagne di scarti che la nostra società produce.

Concludo con uno stralcio delle Città invisibili di Italo Calvino che dice:

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.

Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui per cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio»

Cominciamo quindi stasera tutti insieme ad apprendere e capire come fare durare e dare spazio a questa terra per consegnarla ai nostri figli e ai figli dei nostri figli.