CIP6

da http://www.terranauta.it

Una vergogna tutta italiana

Già da diversi anni i cittadini italiani pagano, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente, una tassa “verde” sulla loro bolletta dell’elettricità per finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Il problema è che questi soldi, sempre ed ovviamente ad insaputa della maggioranza degli italiani, non sono stati utilizzati per le energie pulite, ma per finanziare tramite gli incentivi “Cip6” e con quella che si potrebbe definire una legge-truffa, le cosiddette “fonti assimilate”, ossia fonti di energia che sono tutto tranne che rinnovabili.

Tra queste troviamo il cosiddetto “carbone pulito”, ma soprattutto l’incenerimento dei rifiuti.

Nonostante quindi per anni ogni italiano abbia pagato (attraverso le proprie bollette) una tassa destinata allo sviluppo delle energie pulite, i vari governi succedutisi hanno utilizzato questi soldi per sviluppare svariati inceneritori - tramutatosi magicamente in “termovalorizzatori” – e di conseguenza per “incentivare” i relativi effetti nocivi sulla salute ed sull’economia del nostro Paese.

Sono infatti ormai noti gli effetti provocati dalle nanopolveri emesse da questi ”valorizzatori”, composte da particelle formate da aggregati atomici o molecolari con un diametro compreso tra i 2 e i 200 nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro), e quindi talmente piccole da non poter essere trattenute dai sistemi di filtraggio delle emissioni al camino.

Tra le nanoparticelle espulse dagli inceneritori (e diffusesi successivamente sia nei fumi che nelle acque di scarico) ci sono le famigerate diossine, notoriamente cancerogene e tossiche per l’organismo umano. Le diossine sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi.

È per questo motivo che finiscono facilmente nella catena alimentare e nell’organismo sia umano che di animali domestici, d’allevamento o selvatici.

E il problema è che anche un’esposizione a livelli minimi ma prolungata nel tempo può recare gravi danni, appunto, alla salute.

I danni all’economia, invece, sono dovuti al fatto che l’Italia, anche grazie alla trovata dei Cip6, ha sprecato così tanto denaro pubblico e così tanto tempo da trovarsi ora in un ritardo tanto grande quanto vergognoso rispetto ad altri Paesi nella sperimentazione e nell’utilizzo delle fonti rinnovabili.

La situazione è paradossale e diventa incredibile se si considerano le potenzialità idrogeologiche ed ambientali della nostra penisola. I nostri governanti, per di più, continuano a non voler considerare le enormi opportunità offerte dal riciclaggio/compostaggio dei rifiuti o, come succede soprattutto in Germania, dalla produzione delle cosiddette “materie prime secondarie” (di cui tra l’altro l’Italia è, comicamente, uno dei principali acquirenti).Finanziare coi soldi dei cittadini la costruzione di inceneritori invece che lo sviluppo delle rinnovabili per favorire gli interessi di pochi gruppi di costruttori (fra i quali in Italia spicca la famiglia Marcegaglia) non è solo contro la morale ed il buonsenso, ma anche contro le norme europee ed il diritto comunitario.

Anche l’Unione Europea sa ovviamente da tempo di queste (tipicamente italiote) “interpretazioni” delle leggi, tanto che già nel 2003 ha avviato una pratica di infrazione nei confronti dell’Italia, mentre nel 2006 ha considerato la prassi italiana come una “cattiva interpretazione delle direttive comunitarie”, chiedendo all’Italia di destinare questi fondi alle fonti rinnovabili “effettive” e non a quelle “assimilate”.

Cattiva interpretazione… Come se l’Europa non conoscesse la risma dei governi italiani, sia di centro-destra che di centro-sinistra.

Evidentemente ciò non è stato sufficiente a dare un freno alla progettazione e costruzione di nuovi impianti di incenerimento su tutto il territorio nazionale.

Anzi! Traggo dalla lettera di denuncia redatta dal giornalista Matteo Incerti (con Sonia Alfano, Marco Boschini, i Grilli reggiani e tutto il gruppo di facebook “STOP CIP6 pro inceneritori: ferma il furto delle tue bollette della luce”): “La Camera del Parlamento della Repubblica Italiana, in data 16 dicembre 2008 ha approvato il decreto legge n. 172 del 6 novembre 2008 relativo l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale. Tale decreto è stato definitivamente convertito in legge per mano del Senato della Repubblica con atto n. 1280 del 22 dicembre 2008, mentre la legge è la n. 210 del 30 dicembre 2008pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2009.

Tale provvedimento contiene interventi validi per altre regioni d’Italia e non solo per la Campania, in spregio alle normative europee 2001/77 relative alle incentivazioni delle fonti di energia rinnovabili, alle norme del Trattato relative al divieto di aiuti di Stato, nonché al rispetto della gerarchia di intervento della Direttiva rifiuti recentemente approvata dal Parlamento Europeo.

discarica rifiuti

I cip6 dovevano finanziare le fonti alternative, invece...

Cip6

Campagna "io non finanzo gli inceneritori"

Nel dl 172 all’articolo 9 (incentivi per la realizzazione degli inceneritori) vengono confermati gli incentivi cosiddetti “Cip6” all’incenerimento della parte non biodegradabile dei rifiuti e alle cosiddette fonti assimilate. […] Questi incentivi che alterano il mercato, è stato calcolato, comporteranno una ulteriore spesa sulle bollette dei cittadini pari a 2 miliardi di euro che anziché alle fonti realmente rinnovabili andranno all’incenerimento di rifiuti anche per la parte non rinnovabile sottoforma di Cip6 e cosiddetti Certificati verdi. Di questi contributi circa 1.6 miliardi di euro verranno inviati per i costruendi inceneritori nella Regione Sicilia, dove si progetta di bruciare il 65% dei rifiuti solidi urbani prodotti”. Esattamente il contrario di ciò che indica la legge italiana ed assolutamente fuori dai parametri di quella europea.Insomma, se può far sorridere il fatto che con una così accanita Lega Nord al governo vengano destinati tutti questi soldi pubblici a degli inceneritori siciliani, non stupisce il fatto che nonostante ci siano già 50 impianti attivi in Italia se ne vogliano costruire altrettanti, quando la lobby del settore è Anida-Confindustria e la presidente di quest’ultima è una componente di una famiglia avente come già detto enormi interessi in questo affare.

16 febbraio 2010 | Autore: Claudio Di Stefano

Dal 29 gennaio 2010 l’UE dà due mesi di tempo per rispondere alla missiva in oggetto in cui il Governo italiano viene messo in mora, sulla base della procedura d’infrazione 2003/2246.

QUESTO E’ UN PRIMO RISULTATO TANGIBILE ASCRIVIBILE ALLA VERTENZA IN CORSO CONTRO I SUSSIDI ALL’INCENERIMENTO PROMOSSA DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, CON IL SUPPORTO DELLA RETE ITALIANA RIFIUTI ZERO.

da Reuters

Energia, Ue mette in mora Italia su oneri nucleari e incentivi

mercoledì 10 febbraio 2010

ROMA, 10 febbraio 2009 – La Commissione europea ha inviato al governo italiano una missiva in cui lo avverte che sta indagando sui rimborsi per il nucleare e gli incentivi alla produzione da fonti rinnovabili per incompatibilità con il trattato Ue.

E’ quanto è scritto nel documento che Reuters ha potuto consultare e che è stato inviato il 29 gennaio al presidente del Consiglio, al ministero dell’Economia, al ministero dello Sviluppo economico e al ministero degli Esteri. La lettera si apre con un necessario avvertimento: “La presente costituisce lettera di costituzione in mora inerente la procedura d’infrazione 2003/2246 concernente alcuni aspetti della tassazione dell’elettricità in Italia”. Una lettera a cui lo Stato italiano dovrà rispondere entro due mesi, fornendo, fra le altre, informazioni sull’entità dei contributi raccolti con le tariffe e la quantità di risorse versate ai produttori nazionali.

GLI INCENTIVI CIP6 SONO UN DAZIO

Nel documento la Commissione compie una complessa ricostruzione dei rimborsi e degli incentivi, pagati in bolletta dagli italiani (con le componenti A2 A3 e A5), che lo Stato italiano ha deciso per alcune società elettriche dopo l’uscita dal nucleare concludendo che sia i primi sia i secondi, per motivi diversi, costituiscono una penalizzazione per le produzioni estere.

Il motivo è semplice: i plus pagati in bolletta dagli utenti italiani per finanziare gli oneri dell’uscita dal nucleare e gli incentivi alle produzioni con fonti rinnovabili gravano su tutta l’energia elettrica, indipendentemente dal luogo di produzione. Ma non i rimborsi che, invece, vengono riconosciuti solo ai produttori italiani.

In buona sostanza, è il ragionamento della Ue, è come se uno Stato decidesse una tassa, da far pagare ai propri cittadini, su di un certo prodotto a prescindere dal fatto se sia importato o meno. Poi decidesse un rimborso ai produttori, ma solo a quelli che producono in Italia. Una misura distorsiva che non può essere attuata nel mercato europeo.

E’ il caso del notissimo Cip6, il provvedimento con cui si decise il sostegno alle fonti rinnovabili e assimiliate.

Il finanziamento, si legge nella lettera, “assume la forma di acquisti garantiti di elettricità da parte dello Stato ad un prezzo superiore a quello di mercato” per un periodo di 8 anni”. La differenza, la pagano i consumatori con il sovrapprezzo della componente tariffaria A3, ma va solo ai produttori italiani.

Secondo, la Ue ad avvantaggiarsi sono 23 imprese, Enel (ENEI.MI) compresa, Edison EDS.MI, ERG (ERG.MI) Rosen Rosignano energia.

Tanto per dare un’idea della distorsione che si crea nel mercato, la Ue ricorda che solo nel 2005 gli incentivi alle rinnovabili sono ammontati a 1,7 miliardi e alle assimilate a 4 miliardi. Soldi il cui prelievo o distribuzione dovrà essere ripensato se l’Italia verrà condannata dalla Ue.

RIMBORSI NUCLEARI TROPPO GENEROSI

I rimborsi decisi dallo Stato italiano in favore delle aziende che hanno dovuto interrompere la produzione di energia nucleare sono però anche troppo generosi secondo la ricostruzione che ne fa la Commissione.

La Ue parte da due punti fermi. Primo: la “costruzione e lo smantellamento finale delle centrali nucleari fanno parte dei costi fissi che sono coperti durante il ciclo di vita dell’impianto dai rispettivi produttori e sono presi in considerazione nel momento in cui fissa il prezzo dell’energia elettrica“.

Secondo: in virtù del principio “chi inquina paga una quota di risorse finanziarie avrebbe dovuto essere messa da parte dagli operatori durante il ciclo produttivo degli impianti“.

La Ue non mette in discussione il rimborso per le centrali la cui costruzione è stata bloccata dal referendum, come quella di Montalto di Castro, prima della loro entrata in funzione. Rileva però che “una parte dei costi inerenti alla gestione dei rifiuti avrebbe dovuto essere sostenuta dagli operatori nucleari prima della chiusura definitiva degli impianti” e che “in funzione dell’ampiezza del beneficio concesso agli operatori nazionali” la componente tariffaria non è compatibile con l’articolo 30 e l’articolo 110 del Trattato.

AIUTI ALLA RICERCA

L’Unione europea chiede di essere informata anche sui finanziamenti alla ricerca del campo dell’energia elettrica per capire se anche per questa via non si sia creata una distorsione nel mercato. Ma anticipa che si tratta di una voce minore rispetto alle altre due partite.