ARIA

IMPIANTI INQUINANTI IN LOMELLINA

Ultimo aggiornamento 2012

Epidemiologia&Prevenzione cover

http://www.epiprev.it/monografia-n-109-%C2%ABambient-air-pollution%C2%BB-la-iarc-conferma-gli-inquinanti-atmosferici-causano-il-canc

Monografia n. 109 «Ambient air pollution». La IARC conferma: gli inquinanti atmosferici causano il cancro del polmone

L’inquinamento atmosferico causa il cancro. Il cancro del polmone. Di più: tra tutte le sostanze inquinanti disperse nell’aria che si respira ogni giorno, le famigerate polveri sottili, PM2.5 e PM10 – proprio quelle i cui sforamenti rispetto alle soglie stabilite rappresentano una triste consuetudine nelle città italiane – sono cancerogene. Di sicuro per i polmoni.

E’ il verdetto pronunciato dalla IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS cui spetta il compito di valutare il potenziale cancerogeno delle sostanze sospette analizzando gli studi prodotti sull’argomento e prendendo in considerazione solo quelli più solidi, in termini di metodi utilizzati, campione analizzato e robustezza dei risultati.

«Esistono prove sufficienti (sufficient evidence) che l’inquinamento atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. L’inquinamento atmosferico causa il cancro del polmone». E inoltre: «Esistono prove sufficienti (sufficient evidence) che il particolato atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. Il particolato atmosferico causa il cancro del polmone».

Con l’usuale linguaggio tecnico che contraddistingue i propri Rapporti, la IARC ha lanciato una vera bomba annunciando questa mattina, in conferenza stampa, le conclusioni contenute nella Monografia 109 dedicata all’inquinamento atmosferico (Ambient air pollution). Da oggi, le sostanze inquinanti sono dunque catalogate nel Gruppo 1 della classificazione IARC, quello relativo ai cancerogeni certi per l’uomo.

Certo, non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Si conferma infatti quanto anticipato sempre più spesso, nel corso degli anni, da un gran numero di ricerche condotte nei diversi continenti (ultimo, in ordine di tempo, lo studio europeo ESCAPE pubblicato lo scorso mese di luglio). Si tratta tuttavia di una conferma cruciale, perché frutto di un ampio e approfondito lavoro di analisi delle centinaia di studi pubblicati sull’argomento condotto dai maggiori esperti a livello mondiale. E perché certificata dall’istituzione più autorevole in materia a livello mondiale, quella che all’interno dell’OMS si occupa di studio e ricerca sul cancro.

Perché due valutazioni separate?

Il rapporto IARC riporta due valutazioni distinte: una per l’insieme degli inquinanti atmosferici e una, specifica, per il particolato. Perché? Spiega Dana Loomis, vicedirettore della Sezione Monografie della IARC: “L’inquinamento atmosferico è una miscela complessa di sostanze e gas e il particolato (PM), per la sua ubiquità viene di norma utilizzato come indicatore di inquinamento. Ma, siccome i PM, tra tutte le sostanze presenti in questa miscela, sono quelle per le quali è disponibile la maggior messe di dati, per loro abbiamo potuto fornire un valutazione indipendente. Ciò non significa comuque” chiarisce Loomis “che siano le più cancerogene, solo che sono le più studiate”.

Niente limiti di sicurezza, anche i non fumatori sono a rischio

Nel percorso di analisi che li ha portati a stabilire la cancerogenicità degli inquinanti atmosferici gli esperti hanno confermato anche altri aspetti. Per esempio, che il rischio di contrarre il cancro del polmone aumenta in maniera costante con l’incremento del livello di esposizione. Come peraltro affermato dallo studio ESCAPE, in cui si dimostra l’esistenza di una relazione lineare tra concentrazione del particolato e rischio di cancro e come tale rischio persista anche al di sotto delle soglie stabilite dalle normative vigenti in Europa. Ma non solo. Si documenta infatti che il rischio di cancro polmonare non risparmia certo i non fumatori: su di loro, infatti, l’inquinamento agisce come il fumo passivo. Come dire: per tutelare i propri polmoni non basta tenersi alla larga da sigarette e tabagisti se si vive, per esempio, in pianura padana. O a Pechino. O a Città del Messico.

E gli altri organi?

Nel processo di valutazione della letteratura gli esperti convenuti a Lione hanno analizzato la possibilità che gli inquinanti atmosferici possano essere cancerogeni anche per altri organi, oltre ai polmoni. E sono giunti alla conclusione che il rischio esiste per la vescica: benché le prove a sostegno in questo caso siano più deboli, “limitate”, si può correttamente parlare di associazione positiva tra inquinanti e cancro della vescica (“A positive association has been observed for cancer of the urinary bladder”). Non hanno invece reperito prove adeguate per sostenere l’esistenza di un coinvolgimento degli inquinanti ambientali nell’insorgenza del cancro della mammella, della leucemia e dei linfomi. Notano comunque «deboli associazioni con le leucemie infantili (soprattutto la leucemia linfoblastica acuta)» che, per quanto al momento non supportate da sufficienti prove, «non possono essere ignorate».

La palla ora passa alla sanità pubblica

La IARC ha lanciato una vera bomba. Una bomba che sta ora ai governi e alle istituzioni, nazionali e internazionali, che si occupano di tutelare la salute pubblica, disinnescare. Perché da ora in avanti sarà più difficile tollerare “sforamenti” delle soglie previste dalle normative. Anzi, occorre adeguare da subito queste normative se è vero, come è vero, che per quanto riguarda le polveri più sottili (PM2.5) la normativa europea, per esempio, prevede limiti (25 µg/m3) ben al di sopra di quanto raccomandato, da diversi anni ormai, dalla stessa OMS (10 µg/m3). E c’è da sperare che il tutto non passi nel dimenticatoio come è accaduto nel giugno 2012, quando la classificazione come cancerogene per gli esseri umani delle esalazioni dei motori diesel non ha sortito grandi reazioni, almeno in Italia.

Come afferma Cristopher Wild, direttore della IARC: «Lo scopo delle nostre monografie è produrre le più aggiornate valutazioni evidence-based affinché le autorità sanitarie pubbliche, a livello nazionale e internazionale, possano mettere in atto strategie adeguate per limitare le esposizioni agli agenti cancerogeni». E in questo senso l’OMS, per parte sua, sta procedendo alla revisione delle linee guida sulla qualità dell’aria.

Ma quando gli si chiede che cosa possono fare gli individui per tutelarsi, Wild risponde: «I singoli non possono fare molto per limitare l’esposizione agli agenti inquinanti. Quello che occorre è un’azione collettiva per la tutela della salute pubblica».

Cinzia Tromba, redazione E&P

17/10/2013

da Repubblica 22 gennaio 2013

In Italia l'inquinamento uccide:

dodicimila vittime ogni anno

Libro-inchiesta di Margherita Fronte Pier Mannuccio Mannucci: la metà dei cedessi causati dallo smog. Maglia nera alla Lombardia con 350 vittime, 200 a Milano. Nel mondo 1 milione e 340.000. Pericolosi anche i veleni in casa. Cosa fare per difendersi

SEIMILA muoiono per lo smog. Altri tremila per il radon, il più pericoloso dei veleni domestici, e altrettanti alle malattie da amianto che ancora tappezza migliaia di edifici. E' allarmante in Italia il bollettino dei caduti sotto i colpi dell'inquinamento conta circa 12 mila decessi all'anno. Una strage silenziosa che in tutto il mondo fa registrare oltre 1,3 milioni di vittime, tanti quanti i morti per Aids. A riaccendere i riflettori sul problema è il libro 'Aria da morire' (Dalai editore), firmato dalla giornalista Margherita Fronte e dall'ematologo Pier Mannuccio Mannucci, tra i più noti medici internisti italiani, direttore scientifico dell'Irccs Policlinico di Milano e fondatore di Gruppo 2003, movimento di scienziati per la rinascita della ricerca in Italia, che proprio in questi giorni ha lanciato un appello - e 10 domande - ai candidati premier in lizza alle prossime elezioni politiche.

Nel mondo 1 milione e 340.000. "L'Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che le morti per inquinamento sono 1 milione e 340 mila all'anno, con un incremento del 16% dal 2004 al 2008", sottolinea Mannucci. Di questi decessi, "150 mila l'anno si verificano in Europa, 12 mila in Italia e 350 in Lombardia, di cui 200 soltanto a Milano. L'Italia settentrionale è particolarmente malmessa, la Lombardia è una delle regioni più colpite e la città di Milano soprattutto". Ogni inverno lo sforamento dei livelli di smog è un 'tormentone' immancabile sulle pagine di cronaca, A danneggiare la qualità dell'aria non ci sono solo le polveri sottili, ma anche sostanze d'uso quotidiano che si annidano tra le mura di casa, in auto, uffici e scuole, negozi, palestre e locali. Veleni ancora più insidiosi perché.

Cosa fare per salvare il respiro. Ognuno di noi può fare qualcosa per salvarsi. Dalla casa all'auto, da usare poco in città perché la concentrazione di inquinanti nell'abitacolo è solitamente maggiore di quella esterna. Se si fa jogging è preferibile correre col brutto tempo, perché la concentrazione di inquinanti nell'aria è più bassa. Occhio anche alle passeggiate con bebè. I bambini che ancora non camminano andrebbero portati nello zaino o nel marsupio, invece che nel passeggino. In genere, spiega infatti Mannucci, "le polveri viaggiano rasoterra e anche stare un metro e mezzo più in alto può fare la differenza" per bronchi e polmoni. A tavola, poi, via libera a "pomodori, melograno, barbabietole, arance rosse, oltre a carote, mandarini e limoni, verdure a foglia", i più ricchi di antiossidanti.

Come uccide lo smog. L'Oms indica che basta una variazione minima, pari a 10 microgrammi/metro cubo, dei livelli di Pm2,5 nell'aria per aumentare il rischio di mortalità generale del 6% e dell'8% il pericolo di tumore al polmone. Ma come uccide lo smog? "Contrariamente a quanto si crede - puntualizza Mannucci - sono le malattie cardiovascolari, e non quelle respiratorie, la prima causa di morte da inquinamento". Infatti "le frazioni di polveri più sottili, il cosiddetto black carbon, non arriva solo nei polmoni ma entra anche nel sangue, dove veicola tutti i veleni (metalli pesanti e materiali organici vari) che ha assorbito come fosse una spugna, e aumenta il rischio che si formino trombi".

Di smog si muore soprattutto per infarto, ma anche di aritmie, a causa di alterazioni al sistema simpatico che possono portare a morte improvvisa; di scompenso, di ictus, di malattie da trombosi venosa. "In due terzi dei casi - spiegano gli autori - i decessi da smog sono cardiovascolari e riguardano gli anziani. Mentre le malattie respiratorie, asma in particolare, colpiscono soprattutto i bambini". In particolare, "tra i veleni dell'aria più deleteri per la salute del respiro c'è l'ozono, il principale inquinante estivo responsabile di asma, bronchiti e polmoniti".

Non si è al sicuro neanche al chiuso. Ma nemmeno al chiuso si è al sicuro. "L'inquinamento indoor è molto meno conosciuto di quello outdoor - osserva Mannucci - ma non è certo meno importante", soprattutto perché ha a che fase con il cancro. Nella maggior parte dei casi il rischio per la salute è di tipo oncologico. Il primo nemico indoor è il "radon, la più diffusa delle sostanze radioattive, che dal sottosuolo tende ad accumularsi nelle case. Il radon è ubiquitario -si legge sul libro - Si stima che il 10-15% di tutti i tumori al polmone sia causato proprio da questa sostanza" e "l'unica soluzione è ventilare spesso le case".

I veleni. L'elenco dei veleni che rischiamo di trovarci come coinquilini è lungo: c'è la formaldeide onnipresente emanata da arredi per la casa (mobili di truciolato, tende, tappeti), prodotti per la pulizia della casa, smalti per unghie, addirittura computer e fotocopiatrici; c'è il benzene, sprigionato soprattutto dalle sigarette ma anche dai bastoncini di incenso, o il monossido di carbonio di caldaie e stufe. E ancora ci sono il naftalene di solventi e insetticidi; gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) liberati dalla combustione della legna, ma presenti anche nei cibi bruciacchiati; il tricloroetilene (la vecchia trielina), che rischiamo di trovare nei prodotti per il bricolage ed è cancerogeno nonchè tossico per il sistema nervoso; il tetracloroetilene usato nel lavaggio a secco e infine le muffe "culla dell'asma", o gli acari della polvere.

I consigli. Anche in questo caso il buon senso può fare da 'scudo': non fumare nelle case, raccomandano per esempio gli esperti; leggere e seguire le istruzioni a corredo di tutti prodotti che compriamo, evitare 'cocktail' tra detersivi, tenere gli animali domestici fuori dalle camere da letto, aerare i locali almeno due volte al giorno, e aiutarsi anche scegliendo anche il 'verde' giusto. "Alcune piante da appartamento aiutano a ripulire l'aria dagli inquinanti, e in modo particolare dalla formaldeide. Sono dracena, aloe, clorofito, crisantemo, gerbera, giglio, peperomia, sansevieria e ficus", si elenca nel libro. Gli autori non si sentono "Cassandre" e precisano: "I numeri non sono una sentenza definitiva di malattia e morte. Al contrario, nelle cifre c'è anche la soluzione del problema".

Incentivare il car sharing, cambiare il parco macchine favorendo la diffusione di auto elettriche e a metano, adottare tecnologie di riscaldamento 'green', ripensare strade e quartieri per città sempre più libere dai motori, sono alcune delle misure suggerite alle istituzioni.

http://ita.arpalombardia.it/ITA/qaria/stazione_707.asp

da Repubblica 29 novembre 2011

Polveri sottili Infanzia più a rischio Così il mal d' aria sfida corpo e mente

29 novembre 2011 — pagina 36 sezione: SALUTE

Con l' arrivo dell' inverno si accendono i riscaldamenti, il traffico si fa più intenso e, soprattutto, arriva l' inversione termica. Risultato: domeniche a piedi e, se non basta, targhe alterne nei giorni feriali. Ma non solo per le grandi città. Al momento sono 44 i centri urbani italiani che hanno più di 35 giorni l' anno di superamento delle soglie di concentrazione nell' aria di PM10, ozonoe altre molecole generate dalla combustione di derivati del petrolio concessi dall' Europa. In testa alla classifica Torino (118 giorni), poi Milano (103)e Verona (98). Drammatiche le conseguenze per la salute, soprattutto dei bambini italiani. Basta un dato a fotografarle, e il record che lo accompagna: i casi di cancro tra 0 e 14 anni. Ne denuncia l' aumento nei Paesi industrializzati l' Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). E l' infanzia italiana è la più colpita, con 175 casi all' anno per milione di abitanti, seguita dagli Stati Uniti con 158, Germania con 141 e Francia con 138. Ma la distanza, già notevole, dagli altri Paesi è destinata a crescere perché siamo anche la nazione in cui l' incremento è più intenso. Spiega Franco Scicchitano, presidente della Commissione ambiente dell' ordine nazionale dei biologi: «L' organismo giovane è più vulnerabile all' inquinamento, di qualunque tipo. Nel bambino sono immaturi, e quindi meno efficienti, i meccanismi di disintossicazione e la barriera tra sangue e cervello. I suoi tessuti, in rapida crescita, sono più esposti ai danni del Dna che portano a malformazioni e tumori. Il suo carico di inquinanti, però, è pari a quello dell' adulto perché presto respira e mangia quanto un adulto». E nell' aria, nell' acqua e nei cibi non vi sono solo le temibili PM10, ma una miriade di molecole capaci di minacciare la salute. «Centomila sostanze di sintesi sono registrate nella sola EU - continua Scicchitano - ma i composti immessi dall' uomo nell' ambiente si contano a milioni. Sconosciuti gli effetti sulla salute per quasi tutti. Manca la ricerca sugli effetti cocktail delle sostanze. Ancora, gli attuali test sulla tossicità raramente includono le funzioni neurocomportamentali. Ed è proprio su questo aspetto che sta emergendo un ulteriore problema causato dall' inquinamento ambientale, la pandemia silente di disturbi mentali infantili». Silente perché il danno creato allo sviluppo cerebrale è sub clinico, comporta sintomi non così intensi da configurare una malattia neurologica o mentale ben definita che, come tale, poi viene diagnosticata e quindi registrata dalle statistiche sanitarie. «Ad esempio - conclude Scicchitano - per alcune forme di autismo e di ritardo mentale è ben chiara la relazione con l' esposizione fetale e nella prima infanzia ad alcuni composti chimici industriali dispersi nell' ambiente. Ma la ricerca scientifica sta anche dimostrando che il mercurio, a bassi livelli di esposizione, può avere effetti sub-clinici, ma tangibili, come una diminuita intelligenza, deficit di attenzione, di coordinazione motoria e aumentata aggressività, con problemi a scuola e diminuita produttività economica da adulti». Per gli adulti di oggi le cose non vanno meglio. Come conferma il recente studio Tosca, Università Milano Bicocca. Analizzando per tre anni la qualità dell' aria e la salute dei milanesi, la ricerca dimostra che ai picchi di inquinamento corrisponde l' aumento dei casi di patologie respiratorie e cardiovascolari. (ha collaborato alessandra margreth) - CARNALDO D' AMICO

da Terranews - 29 settembre 2011

INQUINAMENTO. Uno studio su larga scala dell’Organizzazione mondiale della sanità ha rilevato in alcune aree urbane la presenza di pm10 fino a quindici volte la soglia tollerabile dall’uomo.

Che lo smog uccida non è una novità, ma leggendo i numeri che riassumono la dimensione del problema a livello planetario non si può rimanere indifferenti. Ogni anno oltre due milioni di persone muoiono per l’inalazione di particelle fini che inquinano l’aria che respiriamo. La maggioranza, secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nelle zone urbane dove il numero di decessi prematuri da attribuire all’inquinamento è stimato intorno a 1,34 milioni. Di questi, oltre un milione potrebbero essere evitati se i valori delle linee guida dell’Oms fossero rispettati. Ma solo poche metropoli hanno valori conformi alle raccomandazioni e il numero di decessi riferibili all’inquinamento atmosferico in città è in aumento. Gli esperti della massima organizzazione sanitaria mondiale hanno fissato la soglia a 20 microgrammi per metro cubo, ma in alcuni agglomerati urbani la concentrazione può raggiungere circa 300 microgrammi.

Lo studio, il primo del suo genere per estensione, è stato condotto raccogliendo dati sull’inquinamento atmosferico in 1.100 città di 91 Paesi diversi, misurando la presenza di particelle Pm10, di dimensioni pari o inferiori a 10 micrometri. Le particelle fini che inquinano l’aria, spiega l’Oms, provengono spesso da fonti di combustione quali le centrali elettriche a carbone e i veicoli a motore. Le particelle possono penetrare nei polmoni, entrare nella circolazione del sangue e provocare infarti, tumori ai polmoni, casi d’asma e infezioni delle vie respiratorie inferiori. I freddi numeri dicono inoltre che ogni cittadino perde in media nove mesi di vita per esposizione al particolato. L’impatto dello smog sulla salute si traduce in morti premature, malattie croniche e acute, diminuzione dell’aspettativa di vita e della capacità produttiva, migliaia di ricoveri ospedalieri.

La speciale classifica dei Paesi meno virtuosi è guidata dalla Mongolia, dove si registra una concentrazione media annuale di 279 microgrammi/mc, seguita dal Botswana (216) e dal Pakistan (198). In Italia la media nazionale è di 37 microgrammi di Pm10 per metro cubo, vale a dire quasi il doppio della soglia di tolleranza per la salute umana. Peggio di noi, in Europa, solo la Grecia, che tocca quota 44. Mentre tra gli altri Paesi più industrializzati Francia (27) e Stati Uniti (18) sono quelli da cui abbiamo più da imparare in materia di rapporto virtuoso con l’ambiente atmosferico. Le conseguenze di questo ritardo sono drammatiche.

Secondo un altro recente rapporto Oms, solo nelle città della pianura padana il numero di morti da smog potrebbe superare i 7mila l’anno.

IP/10/524

Bruxelles, 5 maggio 2010

Ambiente – qualità dell’aria: la Commissione europea invia all’Italia un ultimo avvertimento riguardo i livelli di inquinamento da particelle sottili

La Commissione europea procede contro l’Italia per la mancata osservanza delle norme UE di qualità dell’aria relative a un pericoloso inquinante atmosferico, il particolato fine o PM10. Queste particelle, contenute principalmente nelle emissioni dell’industria, del traffico e degli impianti di riscaldamento domestico, possono causare asma, problemi cardiovascolari, tumore ai polmoni e morte prematura. Un secondo e ultimo avvertimento scritto è stato inviato all’Italia per aver superato i valori limite del PM10 in numerose zone o agglomerati del paese.

Il Commissario UE per l’ambiente, Janez Potočnik, ha così commentato: “L’inquinamento atmosferico continua a causare ogni anno più di 350 000 morti premature in Europa. In Italia sono ancora troppi i luoghi dove, per ogni 10 000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa del particolato. Gli Stati membri devono continuare a prendere sul serio le norme europee di qualità dell’aria e adottare i provvedimenti necessari per ridurre le emissioni.”

Procedura di infrazione relativa al PM10

L’azione della Commissione fa seguito all’entrata in vigore, nel giugno 2008, della nuova direttiva UE sulla qualità dell’aria1. La direttiva autorizza gli Stati membri a chiedere, nel rispetto di certe condizioni e per determinate parti del paese, una proroga di durata limitata per l’adeguamento alle norme in materia di PM10 entrate in vigore nel 2005.

All’inizio del 2009 le prime lettere di avvertimento sono state inviate agli Stati membri che non avevano ancora notificato richieste di proroga o non l’avevano fatto per tutte le zone che superavano i valori limite fissati per il PM10.

La maggior parte degli Stati membri interessati ha pertanto inviato richieste di proroga. L’Italia ha presentato due notifiche riguardanti circa 80 zone situate in 17 regioni e province autonome. La Commissione ha tuttavia respinto gran parte delle richieste in quanto le zone non soddisfacevano tutte le condizioni previste dalla direttiva2. Nella maggioranza dei casi l’Italia non era in grado di dimostrare che l’azione intrapresa avrebbe garantito il rispetto dei valori limite UE entro il termine della proroga.

Poiché l’Italia non ha trasmesso nuove notifiche, la Commissione ha deciso di inviare l’ultimo avvertimento scritto. Se l’Italia non prende le misure necessarie per conformarsi alla normativa, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia europea.

La Commissione continua ad adottare decisioni in merito alle notifiche di proroga inviate dagli Stati membri. La Commissione potrà procedere alle fasi successive della procedura di infrazione nei confronti di altri Stati membri se solleva obiezioni alle richieste presentate.

Valori limite

I valori limite per il PM10 impongono una concentrazione annuale di 40 microgrammi (μg)/m3 e una concentrazione giornaliera di 50 μg/m3, che non può essere superata più di 35 volte per anno civile3.

Proroghe

Le proroghe interessano solo le zone per le quali è comprovato che nel 2005 sono stati compiuti sforzi per raggiungere i valori limite, ma che non è stato possibile conformarvisi a causa di circostanze esterne particolari. Gli Stati membri devono inoltre dimostrare che si conformeranno alle norme entro la nuova scadenza, fissata per giugno 2011, predisponendo un piano per la qualità dell’aria.

Per informazioni sulle infrazioni in generale consultare il seguente sito:http://ec.europa.eu/environment/legal/implementation_en.htm

Ulteriori informazioni

Elenco per Stato membro delle zone in cui i valori limite sono superati

http://ec.europa.eu/environment/air/quality/gislation/exceedances.htm

Sito web sulle proroghe

http://ec.europa.eu/environment/air/quality/legislation/time_extensions.htm

1 :

Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (v. MEMO/07/571 e IP/08/570).

2 :

Decisioni della Commissione C(2009)7390 e C(2010)490.

3 :

Direttiva 1999/30/CE, del 22 aprile 1999, concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo.