INTERVISTA PROF. CHIARA ARCOLIN

Sicurezza nelle scuole

Come sapete, il 22 novembre si è celebrata la giornata della sicurezza nelle scuole, in onore di Vito Scafidi, morto per un tragico e imperdonabile incidente nella scuola che frequentava e la classe III A della scuola secondaria di Favria ha deciso di intervistare la professoressa Chiara Arcolin, testimone di quel terribile giorno. I ragazzi hanno voluto condividere con noi questa intervista e noi con molto piacere, la pubblichiamo.

  1. Buongiorno professoressa. Prima di ciò che è successo a Vito, nella scuola in cui studiava la sicurezza era venuta a mancare?

No, prima di ciò che è successo a Vito, per quanto mi ricordo, non si era mai verificato nulla

  1. Lei, cosa stava facendo nel momento dell’incidente?

Era la fine dell’intervallo. L’ora dopo dovevo svolgere una verifica di scienze e, tornando dal bagno per rientrare in classe, sono proprio passata davanti all’aula di Vito.

  1. Come si è sentita quando ha udito il forte rumore provocato dal crollo? Cosa ha provato?

Quando ho sentito il forte rumore ho pensato che fossero stati dei ragazzi a sbattere dei banchi molto forte contro un muro.

  1. Come si è sentita dopo aver capito cosa era successo?

Inizialmente non avevo capito la gravità dell’accaduto, perché non ero riuscita ancora a comprendere pienamente cosa era successo. Solo una volta arrivata a casa, guardando il telegiornale, ho colto la gravità di quello che avevo vissuto e ho pianto.

  1. E’ stato incolpato qualcuno per la morte di Vito?

Si è tenuto un processo e sono stati giudicati colpevoli il responsabile della sicurezza che non aveva eseguito i controlli in modo adeguato e la ditta che aveva fatto i lavori.

  1. Come sono stati poi in seguito risolti i problemi strutturali dell’edificio?

Inizialmente la scuola fu chiusa e posta sotto sequestro. Noi alunni fummo spostati in un altro edificio e restammo lì per otto mesi. Nel frattempo furono fatti dei lavori di ristrutturazione e furono cambiati tutti i controsoffitti.

  1. In quel giorno, oltre alla morte di Vito, un ragazzo rimase paralizzato. Lei è mai andata a trovare lo sfortunato studente?

Personalmente no, ma alcuni miei compagni lo andarono a trovare e riportavano le notizie a scuola

  1. Il 22 novembre si celebra la Giornata della Sicurezza perché l’hanno voluto i genitori di Vito. Cosa si sente di dire a riguardo?

Ritengo che i genitori di Vito siano stati molto bravi a lottare per la causa della sicurezza nelle scuole. Sono riusciti ad ottenere che venisse indetta una giornata in cui tutti non si limitino a ricordare il figlio, ma riflettano sulla sicurezza.

  1. Come si sente ogni 22 novembre?

Ogni 22 novembre torno a pensare all’accaduto e al ragazzo che ogni giorno vedevo camminare nei corridoi; penso a quanto io sono stata fortunata a non essere in quella classe e quanto sia bello che ogni anno questo triste evento venga ricordato.

  1. L’esperienza le è servita per affrontare in modo diverso i problemi nella vita?

L’esperienza mi ha fatto capire quanto in fretta possano cambiare le cose e come la vita di tutti noi possa essere stravolta in brevissimo tempo. Mi ha insegnato ad amare sempre di più anche le cose che si considerano talvolta poche importanti.

  1. I giornalisti e i giornali tendono a parlare poco dell’argomento. Secondo lei, si dovrebbero sensibilizzare di più i cittadini e gli studenti nell’ambito della sicurezza?

Sì. Si dovrebbe parlare di più dell’argomento e ricordare tutte le scuole in cui sono capitale delle disgrazie a causa dei mancati controlli degli edifici.

  1. Le andrebbe di fare un appello ai ragazzi che in questo momento la stanno ascoltando?

Ragazzi, fate attenzione alla sicurezza vostra e degli altri: nelle scuole che sceglierete in futuro, ma soprattutto in ogni piccolo momento della vita, quando siete con gli amici, in casa e a scuola, perché piccoli gesti preventivi possano cambiarvi la vita. Ricordatevi che certe volte è doloroso ripensare ad una persona che non c’è più, ma è l’unico modo per ringraziarla.

  1. Ringraziarla per cosa?

Per aver fatto notare ai colpevoli i propri errori, salvando tante vite.


Publio Cornelio Tacito disse:

"Il bisogno di sicurezza ostacola qualsiasi grande e nobile impresa”.

I ragazzi della III A