Perché la probabilità sembra riscuotere scarso successo e grande diffidenza presso i discenti (e presso anche tanti professori)?
Il volto dell'incertezza della probabilità scardina in chi la approccia l'illusione che "matematico" significhi "certo", sconfessando l'aspetto rassicurante proprio di questa disciplina, uno dei suoi punti di forza.
Così accade che proprio quella branca della matematica che più ha a che fare con la vita reale e quotidiana, tangibile e concreta, sia vista con sospetto perché ritenuta complessa e difficile da applicare opportunamente.
In verità è la realtà a essere complessa, difficilmente imbrigliabile in modelli probabilistici che vadano bene per tutte le stagioni, non è la probabilità a essere complessa!
La difficoltà più grande è, infatti, capire come decifrare il contesto a cui applicarla.
Occorre, allora, porre una grande attenzione all'esemplificazione, proporre cioè un'abbondanza di esempi, in modo da farne comprendere il significato.
Perché presentare almeno 2 delle 3 teorie della probabilità anche ai più giovani?
La definizione di probabilità ridotta alla sola probabilità classica induce a considerare tutti gli eventi equiprobabili o ad applicare il modello a una realtà a cui non sia applicabile (per esempio, quando non si conosca il numero esatto dei casi possibili).
Qui per scelta non si è considerata la probabilità soggettivista, meno vicina forse alla possibilità di comprensione dei più giovani rispetto alla probabilità frequentista, ma si è inteso fare comprendere come la definizione di probabilità debba essere contestualizzata in funzione dell'ambito a cui debba essere applicata.
In questo senso va riletta la provocazione di Bertrand Russell (1872-1970): “Il concetto di probabilità è il più importante della scienza moderna, perché nessuno ha la più pallida idea del suo significato”.