Il baccalà è un merluzzo conservato sotto sale e cucinato in vari modi.
ETIMOLOGIA: non è semplice definire l’etimologia del termine; secondo quanto riportato da Wikipedia “deriva dalla parola tedesca bakkel-jau che significa "pesce salato" che è una trasposizione di bakel-jau "duro come una corda", questa parola è utilizzata in molte lingue neolatine (sp. bacalao o baccallao, por. bacalhau)”. Tuttavia, la teoria maggiormente accreditata fa derivare la parola dal portoghese bacalhau e dallo spagnolo bacalao, termini che trovano la loro etimologia nel latino baculus, “bastone”, usata dal 1500. L’interpretazione è dubbia, quel che appare probabile è che il termine tedesco sia una traslazione dal latino, sia che lo si intendesse come pesce dall’aspetto di legno, sia che lo si intendesse come pesce da battere con il bastone.
Insieme al baccalà ovviamente si parla anche di stoccafisso, ma tra i due cibi ci sono delle differenze, anche nel modo di nominarlo, ad esempio a Messina lo stoccafisso è piscistoccu. Lo stoccafisso è il merluzzo lasciato essiccare all’aria fredda. Anche qui l’etimologia comprende diverse interpretazioni: da stock, legno, e fish, pesce; chiamato così poiché, per la sua durezza, ricorda un bastone di legno. Secondo altre interpretazioni, il termine “stoccafisso” deriva dall’olandese stokvisch (stock = bastone e visch = pesce), ovvero pesce essiccato sul bastone.
In Sicilia, come in altre regioni italiane, il baccalà viene preparato per le festività natalizie. Infatti, la maggior parte dei nostri intervistati ha riportato il “baccalà” come pietanza da preparare a Natale, soprattutto per la vigilia. Il baccalà viene preparato fritto (bbaccalà friutu), oppure con la salsa di pomodoro (bbaccalà all’agghiotta), con aceto e zucchero (bbaccalà all’aghiru e duci).
COME SI PREPARA?
Si prende la foglia di baccalà siccu, si tagghia a pizzuddicchia e si mette in acqua, si cancia l’acqua tanti voti fin quando il baccalà perde il sale e si ammorbidisce (possono anche passare tre giorni); quando è morbido si risciacqua, si asciuga, si tolgono le spine e si prepara nelle diverse modalità.
Ingredienti:
500 g di baccalà
1 cipudda bianca
Olio
sarsa o pumaroru
alive nivure
patate
sale
pepe
Preparazione
Si prepara un abbondante soffritto di ogghiu e cipudda, si aggiunge sarsa o pumaroru, si fannu cociri i pizzuddicchia di baccalà nsemmula al soffritto e o pumaroru, si possono mettere l'alivi nivure e anche le patate.
Ingredienti:
1 kg di baccalà
2 cipudde bianche
100 gr di alive nivure
100 ml di acitu di vino bianco
un cucchiaio di zuccaru
una foglia di addavuru
sale
Preparazione
Si prepara un abbondante soffritto di ogghiu e cipudda, si aggiunge il baccalà, l’acitu, anticchia di zuccaru, l'alivi nivuri e una foglia di addavuru.
Baccalà friutu
Ingredienti:
500 g di baccalà dissalato
150 g di farina 00
1 l di olio per frittura
sale
Preparazione
Si passa il baccalà nella farina e si frigge.
Il termine agghiotta in dialetto siciliano significa “vivanda marinaresca di pesci, olio e cipolle”. Nel Pitrè troviamo la seguente indicazione: “vivanda marinaresca, composta di pesci, aglio (donde il nome), e olio cotto. Si comincia col soffriggere la cipolla e la conserva di pomidoro o il pomidoro fresco, e poi si allunga con acqua. Si prepara a la ghiotta qualche pesce, il baccalà, i chioccioloni (crastuna), ecc.”.
Nel linguaggio dei racconti di Camilleri troviamo anche l’espressione:
Fari n'agghiotta: metafora, fare inavvertitamente un'imprudenza.
Fari la gghiotta a unu: far la pelle a uno, spacciarlo.
Sei un baccalà - Sei uno stoccafisso: l’espressione, che significa restare immobili e incapaci di agire, allude chiaramente allo stoccafisso, il merluzzo conservato tramite essiccazione e chiamato anche baccalà. Una volta completato il procedimento, che dura complessivamente circa sei mesi, il pesce diventa infatti estremamente rigido, avendo perso circa il 70% della sua acqua.
Si riferisce anche a persona magra e sparuta. Anche, persona stupida, goffa, malaccorta: è un b., un pezzo di b.; era rimasto lì a guardare, come un b..
Anche nel romanzo di Verga “I Malavoglia” troviamo questo modo di dire: ripartivano senza aver aperto bocca, da veri baccalà che erano.
La parola "baccalà" ci ha ispirato l'invenzione di un racconto che in seguito abbiamo pensato di mettere in scena attraverso delle "marionette" costruite da noi e un piccolo teatro di cartone. Il racconto è in dialetto siciliano e narra del Natale 2019, quando il protagonista di nome Leonardo (in siciliano Nardu), mentre si trova a guardare i cibi sulla tavola imbandita, nota un piatto che non conosce chiamato "baccalà", da lì inizia uno scambio di battute tra Leonardo e il baccalà che... stranamente parla!
BACKSTAGE: PREPARAZIONE DELLE MARIONETTE E DEL TEATRINO
Classe 2^F