Aldo Moro: il Padre della democrazia

Simona Figà e Aurora Lo Cascio  5 D

 Aldo Moro, nato il 23 settembre 1916, è una delle figure politiche più importanti della storia del nostro paese dalla fine della seconda guerra mondiale, fino agli anni ‘70.  Democristiano risoluto, è padre della nostra carta Costituzionale. 

Indottrinato da Luigi Sturzo, segue il suo pensiero cattolico secondo cui “la fede unisce, la politica divide”, maturando però una tendenza laica, che potremmo definire con l’espressione “laicità temperata”.  

Durante l’elaborazione della Costituzione,  Aldo Moro essendo uno dei componenti  di una Sottocommissione, dovendo scrivere la parte relativa  “diritti e doveri inalienabili dei cittadini”, fa valere  la propria convinzione che non spetta allo Stato il compito di concedere i diritti, e pertanto  la carta costituzionale dovrà limitarsi a riconoscerli (per questo sono detti inalienabili).  

La sua volontà viene rintracciata agli articoli 2 e 3 della Costituzione, i quali sanciscono i diritti naturali umani e la garanzia da parte dello Stato di difenderli. In riferimento all’articolo 1, dal momento che Togliatti  proponeva di stabilire il fondamento della Repubblica sulla classe lavoratrice, Moro contribuì alla formula attuale, secondo cui “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. L’uomo quindi non è concepito come una monade individuale, ma come membro di una comunità organizzata e articolata.


  

Tuttavia l’obiettivo al quale Moro aspirava era quello del compromesso storico, ossia l’unione di tutte le ideologie dei partiti facenti parte dell’Italia a lui contemporanea, le quali dovevano confluire in un’unica carta costituzionale. Nasceva così una sorta di “terza via” tra l’interventismo statale di sinistra e il liberalismo (in particolare presente nello spirito dell’art. 41 che delinea il rapporto tra pubblico e privato e l’esistenza di quest’ultimo).  

Nella concezione del politico, il compromesso storico doveva essere esteso anche all’interno delle istituzioni repubblicane, come l’esecutivo, in cui perseguiva un orientamento ispirato alla volontà di collaborazione e solidarietà tra le diverse forze politiche. Tra le sue più note espressioni si ricorda il suo obiettivo di realizzare  “convergenze parallele”, che fa riferimento allo spostamento dell’asse politico dal centrismo al centrosinistra, con l’alleanza ta DC e il PSI. Tale formula voleva lasciare intendere che si trattava di due forze politiche che, in modo differente, mantenevano una loro identità, ma che al tempo stesso dovevano collaborare per mantenere un equilibrio istituzionale, realizzando in modo convergente  la funzione sociale della politica.

  I compromessi storici dovevano riguardare sia le dinamiche economiche, che le trasformazioni sociali; ne esempio è la riforma scolastica da lui introdotta in base alla quale la scuola media, precedentemente distinta in ginnasio e scuola di avviamento, è stata unificata. 

Il suo intervento mirava sia al perseguimento di pari opportunità per tutte le classi sociali presenti nel nostro paese, sia ad uno sguardo verso il fronte estero (es: si è battuto per il superamento della contrapposizione USA-URSS), mantenendo sempre le sue ideologi pacifiste.  

Tuttavia il suo pensiero non fu condiviso da tutta la collettività, motivo per cui la BR lo rapiranno proprio nel giorno in cui doveva firmare la fiducia nei confronti del nuovo governo di unità nazionale da lui voluto , guidato dal  democristiano Andreotti. Il suo corpo fu ritrovato all’interno di una vettura e ancora oggi la sua uccisione presenta dei lati oscuri per tutti noi.   Lo ricordiamo per l’eredità lasciataci in termini politici, ma soprattutto per il suo contributo alla redazione del testo costituzionale.