La prima intifada

Benfante 4D

Rivolta popolare sviluppatasi nel dicembre 1987 nei territori palestinesi occupati da Israele nel 1967.

La parola «Intifada», tradotto letteralmente dalla lingua araba, vuol dire "intervento" o "sussulto". In realtà, col passare del tempo, questa parola ha assunto il significato di "rivolta", "sollevazione". 

Nello specifico, Intifada è entrata nel vocabolario d’uso comune perché con essa vengono indicate quelle rivolte arabe nate per porre fine alla presenza israeliana in Palestina.

La prima è del 1987, la seconda del 2000 e la terza del 2015, e rappresentano uno degli aspetti più significativi del conflitto israelo-palestinese. La prima Intifada scoppiò il 9 dicembre 1987, a causa di un incidente provocato il giorno prima da un autotreno delle forze militari israeliane che colpì due furgoni che trasportavano operai di Gaza a Jabaliyya, un campo profughi di 60mila persone. 

In quell’occasione morirono quattro uomini palestinesi: gli abitanti della Striscia interpretarono l’incidente come una vendetta di Tel Aviv per l’omicidio di un cittadino ebreo avvenuto nelle settimane precedenti nel mercato di Gaza.

Fu quello il primo passo verso una forte protesta contro Israele, che si espanse in diversi campi profughi e raggiunse anche Gerusalemme con il lancio pietre e molotov contro le forze dell’ordine e i militari. Da qui deriva infatti il nome di "Intifada delle pietre": una sommossa talmente imponente che rese difficile la controffensiva israeliana. 

In realtà, dietro al caso dei due furgoni colpiti c'erano ragioni ben più profonde che portarono all'Intifada: l'occupazione militare israeliana del Libano meridionale e il continuo coinvolgimento militare israeliano nella Cisgiordania e  a Gaza furono motivo di un crescente malcontento da parte del popolo arabo-palestinese. 

Inoltre, ad accentuare la protesta, erano le continue repressioni da parte di Israele con arresti di massa, demolizioni di case e deportazioni.

A guidare le rivolte non erano i leader di sempre, ma la gente comune.

Fu una vera e propria rivoluzione: gli israeliani si rivelarono impreparati. Le loro truppe non disponevano di lacrimogeni o proiettili di gomma e i soldati mandati a controllare le piazze sparavano proiettili d’ordinanza, che causavano nuove vittime. Così ogni funerale, ogni lutto, diventavano occasioni per nuove proteste. La simbologia islamica iniziò a glorificare gli «shahid», i martiri, con tutta la forza della tradizione religiosa. L’allora premier israeliano Ytzhak Shamir promise al suo Paese che tutto ciò sarebbe durato poche settimane. «Entro il 31 dicembre tutto questo sarà finito», diceva. Ma le rivolte continuarono per mesi, anni.

Radio Vanloon

La conclusione della prima Intifada, in cui morirono più di 1.500 palestinesi e più di 100 israeliani, arrivò soltanto nel 1993 dopo gli storici accordi di Oslo e la successiva creazione dell’Autorità nazionale palestinese, ovvero l’organismo nato per il controllo nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.

The Wanted 18: il documentario

The Wanted 18 è il documentario che attraverso animazione, disegni e interviste, ricostruisce la vera e incredibile storia accaduta duranta la Prima Intifada: la caccia dell'esercito israeliano alle 18 mucche del villaggio palestinese di Beit Sahour.

È un’opera definita dagli spettatori come «originalissima» e «spettacolare», in grado di unire il genere del documentario a quello dell’animazione. È stato prodotto grazie alla regia di Amer Shomali e Paul Cowan, con un totale di 75 minuti, e chiunque lo guardi si ritrova ad affermare che, almeno una volta nella vita, andrebbe visto.