Le radici del conflitto arabo- israeliano

di Manuela Mancia 5 D

Il 7 Ottobre 2023 Hamas ha lanciato un attacco sulla striscia di Gaza cogliendo di sorpresa Israele.

Numerosi razzi da Gaza sono stati lanciati verso le regioni del centro e del sud di Israele.

Simultaneamente, miliziani del gruppo palestinese islamico oltrepassavano il confine israeliano dalla Striscia di Gaza per iniziare un’operazione di terra e avere il 

controllo su alcune zone nel sud del paese. L’operazione di Hamas ha causato la morte di circa 1.200 israeliani e un numero imprecisato di feriti.

Il governo israeliano, guida dal primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato il via all’operazione aerea dal nome “Spade di ferro” sopra i cieli di Gaza.

Dunque, lo scopo di decine di aerei era quello di colpire la Striscia con il tentativo di colpire obiettivi militari di Hamas. Il ministero della Salute di Gaza ha affermato che a causa dei bombardamenti dell’aviazione di Israele nel territorio palestinese erano alla metà di gennaio circa 24.000  i morti e circa 17 mila i feriti.

Allo stesso tempo, continuano gli scontri tra i membri di Hamas e le Forse di difesa israeliana ( facendo aumentare così il numero di morti) in diverse località.

La striscia di Gaza è una regione costiera popolata da più di 2 milioni di persone, di cui oltre 1 milione con lo status di rifugiati.

Dal 1967 fino al 2005, anche questa zona è stata occupata militarmente da Israele. Ma due anni dopo il ritiro israeliano , nel 2007, Hamas prese il controllo della Striscia e da allora Israele continua ad operare un blocco, cioè la chiusura totale dei valichi di frontiera e degli accessi via mare e arerei, che continua tuttora.

Lo stesso giorno a Nord di Tel Aviv otto persone erano rimaste ferite in un attentato condotto da un furgone uscito da una strada, un attentato che Hamas aveva definito una prima risposta ai crimini dell’occupazione contro il loro paese a Jenin.

Tuttavia, stando al ministero della salute di Rammallah, il bilancio delle vittime palestinesi nel blitz su Jenin sarebbe stato di 15 morti e ha causato la fuga dal campo di profughi di circa 5.000 palestinesi.

Allo stesso tempo, le forze aeree israeliane bombardarono due postazioni nella Striscia di Gaza, in risposta al lancio di almeno 5 razzi, intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, dal territorio palestinese.

Il 2022, rispetto al 2023 è stato un anno sanguinoso per i palestinesi della Cisgiordania dalla fine della Seconda Intifada.

A complicare la situazione politica è stata anche la tensione interna di Israele, complice dell’esacerbazione delle violenze. 

Nonostante l’incremento della violenza  sia concentrata sulla Striscia di Gaza, l’innalzamento della tensione riguarda ha riguardato pure la Cisgiordania .

Il 4 luglio, le truppe israeliane avevano messo in atto una caccia all’uomo nella città di Jenin, sequestrando anche materiale esplosivo e munizioni, dopo che bulldozer militari avevano sfondato diversi vicoli. 

A fine dicembre 2022 si è insediato ufficialmente il  governo guidato da Benjamin Netanyahu,  dopo che la coalizione di destra di cui fa parte il suo partito, il Likud, aveva vinto le elezioni parlamentari ottenendo 65 seggi su 120. Il governo di Netanyahu è il governo più di destra della storia dello Stato ebraico: i partiti che ne fanno parte difendono posizioni conservatrici e ultra ortodosse e contestano l’idea della soluzione a due stati per il conflitto isralo-palestinese.

Campo profughi di Jaramana presso Damasco, Siria, 1948 

Fra le prime decisioni di Netanyahu ci sono state la legalizzazione di 9 colonie israeliane in Cisgiordania e l’approvazione della costruzione di colonie nuove, ma  la comunità internazionale denuncia le colonie israeliane nei territori palestinesi come illegali, ritenendole il principale ostacolo per il raggiungimento della pace.

Come è nato lo stato di Israele?

Alla fine del XIX secolo il giornalista Theodor Herzl elaborò l’ideologia del Sionismo, ovvero un movimento politico che rivendicava il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico, ipotizzando la Palestina  o l' Argentina come eventuali destinazioni per l’insediamento dei coloni, infine optando per la Palestina.

Nonostante la migrazione di ebrei europei verso questo territorio fosse cominciato alla fine dell’800, tale fenomeno divenne più consistente con la fine della prima guerra mondiale, dopo che gli inglesi riuscirono a sottrarlo all’Impero Ottomano.

Le rivendicazioni del movimento di Herzl presero forza dalla Dichiarazione Balfour, cioè una lettera che nel 1917 il ministro degli Esteri britannico Arthur Balfour scrisse a Lionel Walter Rothschild, sionista e membro della comunità ebraica inglese, nella quale il ministro britannico affermava il suo appoggio alla creazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina.

Successivamente i Paesi vincitori decisero di dividersi le province arabe dell’Impero ottomano.

Alla conferenza di Sanremo del 1920 il territorio della Palestina e quelli degli attuali Iraq e Giordania, furono affidati alla Gran Bretagna, mentre i territori dell’attuale Siria e Libano alla Francia.

La presenza di Londra e Parigi in questa regione fu istituzionalizzata dalle Nazioni Unite con la creazione dei Mandati.

Dopo la guerra del 1948, Israele vinse ottenendo circa il 78% del territorio della Palestina mandataria. La Cisgiordania e Gaza rimasero sotto controllo giordano ed egiziano; e circa 700.000 palestinesi fuggirono dalle proprie case durante il conflitto, conosciuto come Al-Nakbah, determinando il problema  ancora irrisolto dei rifugiati palestinesi.

Negli anni successivi alla sua creazione, Israele affrontò conflitti con gli Stati arabi, incluso il decisivo conflitto del 1967, noto come la Guerra dei sei giorni. In meno di una settimana, l’esercito israeliano sconfisse Egitto, Giordania e Siria, acquisendo nuovi territori come le alture de Golan, il Sinai, la striscia di Gaza e la Cisgiordania, inclusa parte di Gerusalemme controllata prima dai Giordani.

La sconfitta degli eserciti arabi nel 1967 spinse i palestinesi ad intensificare l’attivismo politico; di fatto tra la fine degli anni 60 e 80 emersero vari gruppi e partiti palestinesi che con mezzi politici e militari si unirono all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Nel 1982 i quadri dell’organizzazione furono costretti a lasciare il Libano, uno delle principali destinazioni per i profughi palestinesi, dilaniato dalla guerra civile.

L’OLP trovò asilo in Tunisia, troppo distante dai territori e questo finì per segnare il declino dell’organizzazione.

Scontri a Gaza il 26 novembre 1993

Negli anni 80, i Palestinesi di Gaza e della Cisgiordania protestarono contro l’occupazione israeliana, dando vita così alla Primi Intifada (1987-1993). Questo periodo vide la nascita del Movimenti della Resistenza Islamica (Hamas), un’organizzazione islamista derivata dalla Fratellanza Musulmana, caratterizzata dalla sua intransigenza verso Israele. La Prima Intifada causò la morte di oltre 1900 palestinesi 200 israeliani.

Durante la Prima Intifada le leadership palestinesi e israeliana si avvicinarono, fino ad arrivare agli Accordi di Oslo, per la costruzione di uno stato palestinese indipendente.

Questi accordi portarono la divisione dei Territori palestinesi in tre aree e la creazione di un’amministrazione autonoma, l’autorità nazionale palestinese. Tuttavia, nel 1996 l’ascesa di Netanyahu in Israele assieme ad altri fattori, bloccarono i negoziati sulle questioni lasciate aperte dagli Accordi, di conseguenza danneggiando il processo di pace.

Lo stallo nei negoziati contribuì a infiammare i territori palestinesi, arrivando allo scoppio della Seconda Intifada (2000-2005), portando numerosi morti e violenza. Nel 2002, Israele iniziò la costruzione di un muro di separazione, non rispettando però la linea verde. La situazione peggiorò con l’espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania. Nel 2020, gli Accordi di Abramo segnarono la normalizzazione tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, il Marocco e il Sudan. Le colonie sono insediamenti israeliani costruiti nei territori palestinesi, 

spesso autorizzati e finanziati dal governo israeliano. Nonostante siano considerate illegali dal diritto internazionale, il loro numero è cresciuto nel tempo. Le colonie sono presenti in Cisgiordania, Gerusalemme Est e sulle alture del Golan, territorialmente ritenute parte del territorio siriano. Attualmente vi sono oltre 100 insediamenti insediamenti in Cisgiordania, con più di 450.000 coloni e 220.000 coloni a Gerusalemme Est oltre a quelli su alture del Golan. Gerusalemme, definita “ tre volte santa”, è di grande importanza per ebrei, cristiani e musulmani a causa dei suoi luoghi sacri. Nella città vecchia si trovano il Monte del Tempio e il Muro dei Pianto per gli ebrei, la moschea Al-Aqsa per i musulmani e la basilica el Santo Sepolcro per i cristiani. Il piano ONU del 1947 prevedeva la tutela internazionale di Gerusalemme, ma l’armistizio del 1949 la divise tra  Israele (ovest) e la Giordania (est). Nel 1967, durante la Guerra dei sei giorni, Israele conquistò Gerusalemme Est e la Cisgiordania, annettendo anche  la parte est nel 1967

La questione dei rifugiati palestinesi risale alla Nakbah del 1948-49, quando circa 700.000 arabi palestinesi furono costretti all’esodo durante la guerra. L’UNRWA definisce rifugiato palestinesi chi ha perso casa e mezzi di sussistenza durante la guerra del 1948. Attualmente, i rifugiati palestinesi sono quasi sei milioni, sparsi nella regione, dei quali  oltre un terzo vivente nei campi profughi in diverse aree. Solo la Giordania ha pienamente integrato i rifugiati, riconoscendo loro pieni diritti di cittadinanza in conformità alla risoluzione 194 dell’ONU che sancisce il loro diritto al ritorno nei territori del Mandato di Palestina.