Gli accordi di Oslo, una tenue speranza di pace

di Giulia Merendino e Enrico Vitale 4 D

La situazione israeliano-palestinese è complessa e fonte di tensioni prolungate. La pace sostenibile richiede un impegno da entrambe le parti, negoziati onesti e rispetto reciproco.

La comunità internazionale gioca un ruolo cruciale nel promuovere la diplomazia e cercare soluzioni equilibrate che rispettino i diritti e le aspirazioni di entrambi i popoli coinvolti. Nel corso degli anni, il popolo di Israele e quello di  Palestina hanno  firmato vari accordi tra i quali quelli di  Oslo 

Gli Accordi di Oslo si riferiscono a una serie di impegni firmati tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) negli anni ’90. 

Questi accordi avevano l’obiettivo di avviare un processo di pace tra Israele e i palestinesi, cercando di risolvere le questioni territoriali e politiche nella regione. Gli Accordi di Oslo sono stati negoziati segretamente e culminarono con la firma della Dichiarazione di Principio nel 1993 .Insieme al reciproco riconoscimento politico, l’intesa che porta il nome della capitale norvegese prevedeva il ritiro di Israele da aree della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e il diritto palestinese all’autogoverno attraverso la nascita dell’Autorità nazionale palestinese. Furono lasciati fuori dagli accordi con l’intenzione di affrontarle in seguito le questioni di Gerusalemme, dei rifugiati palestinesi, degli insediamenti israeliani, della sicurezza e dei confini. L’intesa stabiliva anche la suddivisione della Cisgiordania in tre zone: A, sotto pieno controllo dell’Anp; B, sotto controllo civile palestinese e israeliano per la sicurezza; C (a forte presenza di insediamenti ebraici), sotto pieno controllo israeliano In sostanza, gli accordi chiedevano un ritiro delle forze israeliane da alcune aree della striscia di Gaza e della Cisgiordania, ed affermavano il diritto palestinese all’autogoverno in tali aree, attraverso la creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese.