La devozione a S. Teresa del B. Gesù ha trovato il “suo momento” nelle “Settimane Teresiane”. I documenti che in forma di diario riportano gli avvenimenti sono due: la rivista “S. Teresa del Bambino Gesù e la sua pioggia di rose”, che iniziò le sue pubblicazioni dal 1928; e la “Breve Storia del Santuario-Basilica di S. Teresa del Bambino Gesù, Verona-Tombetta” , Tipografia Operaia, 1939-XVII: quasi un diario su tutta la vita del Santuario, e attorno al Santuario. Un documento storico e degno di fede perché “visto” dai protagonisti di questo periodo: Padre Angelo Meneghini e l’Ing. Luigi Rebonato. A questo testo ci siamo affidati per queste note.
Fin dal giorno della sua prima glorificazione, la beatificazione (1923), Teresa trovava nella chiesa di Tombetta un piccolo trono, che, dopo il Rescritto pontificio, si trasformò in altare; un povero piccolo altare in legno, adattato alla meglio nella chiesa, più povera ancora.
Di fatto nulla di rilevante, nemmeno nulla di speciale, caratterizzò in quei due primi anni, fino alle feste della canonizzazione nel 1925, la comparsa di Teresa, tranne la celestiale soavità del sorriso sulle labbra della devota statua in cartone romano, che troneggiava sull’improvvisato altare.
E nemmeno i trionfi delle feste di canonizzazione poterono manifestare quello che sarebbe stato in avvenire della chiesa di Tombetta. Quella primavera dell’anno 1925 s’era ancora preoccupati di arrivare a portar a termine la prima parte del grandioso lavoro del soffitto, appena iniziato; e l’enorme spesa non lasciava certo margine a pensare ad ulteriori progetti.
Ma Teresa aveva dei disegni diversi assai dai nostri pensieri: voleva far presto, voleva far suo il bel tempio gotico, voleva regnarvi sovrana.
Ed ecco, quasi all’improvviso, erompono nella primavera del 1927 le prime feste solenni per l’inaugurazione della nuova cappella consacrata alla Santa, e la consacrazione del suo nuovo altare, sorto come un prodigio, prodigio di fede e di arte, erompono come una rivelazione: la devozione a Teresa (lo si vide) non è più limitata ad quartiere in cui l’altare sorge, ma si propaga per i paesi vicini, per la provincia, per le regioni dell’alta Italia, per l’Italia tutta. Non è più una vampata d’entusiasmo localizzato, che presto si spegne e muore, ma è come la “poca favilla” dantesca, che apre un incendio. non è più la gloria di un giorno, ma il culto perenne del cuore. Non è più il retaggio dei pochi fortunati che vivono all’ombra del suo altare, ma la gioia, il sospiro di tutte le anime, vicine e lontane.
E’ la prima settimana consacrata al culto solenne di Teresa nel nostro Santuario
E’ l’inizio di quel ciclo di grandi festeggiamenti annuali, che si ripeteranno di anno in anno: Sua Eccellenza il nostro veneratissimo Vescovo, Mons. G. Cardinale, scendeva al Santuario accompagnato da cinque Canonici della Cattedrale in cappa magna, per ripetere un gesto tanto bello e simpatico del Car. Vico, legato del S. Padre a Lisieux: la benedizione e la consegna nelle mani della Santa della ricca “rosa d’oro”, che, ricavata dalle offerte di cuori generosi, doveva testificare perennemente a Teresa l’affetto del popolo, e ricordarle la sua promessa pioggia di rose!
Alla semplice ma quanto commovente cerimonia seguì il solenne Pontificale, e, alla sera, il panegirico della Santa e la trina benedizione eucaristica, impartita dallo stesso Ecc.mo Vescovo.
Nei giorni seguenti s’aprì il grandioso ciclo dei pellegrinaggi collettivi, che dovevano portare ai piedi della Rosa di tutti le turbe plaudenti dei paesi circonvicini al Santuario.
Il giovedì, 28 Aprile, fu consacrato ad una giornata sacerdotale: “Sono venuta per salvare le anime: soprattutto a pregare per i Sacerdoti!”.
Il Clero di Verona non doveva dunque rimanere estraneo alla glorificazione della Santa, che gli è tanto devotamente affezionata. Perciò alla Messa solenne cantata dal Rev.mo Arciprete di Tomba, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Pasquale Berardi, già Arcivescovo di Gaeta, intervenne grandissimo numero di Sacerdoti secolari e regolari, chierici del Seminario e degli Istituti religiosi della città a cui Mons. Manzini, Vicario generale della Diocesi, rivolse la sua mistica e fervida parola, tratteggiando in un mirabile discorso panegirico, la elevatezza e la fecondità dello spirito sacerdotale in S. Teresa del B.G.
Il sabato 30 Aprile era destinato alla consacrazione del nuovo altare della Santa. Fu tenuta da S.Ecc. Mons. Giordano Corsini, Vescovo di Guastalla, notissimo nella nostra città, sua patria, per l’innata bontà del cuore e l’ardente zelo apostolico.
Dopo il rito solenne, cantò la Messa all’altare recentemente consacrato il R.P.N. Serafino del S. Cuore di Gesù, Provinciale. Fu eseguita dai “Buoni Fanciulli” di Don Calabria la Messa “Te Deum laudamus” del Perosi.
Suggestiva al sommo e commovente riuscì la funzione del dopo pranzo di giovedì 28 Aprile: la benedizione dei bambini….
In questa prima giornata dei bimbi, 2 Aprile 1827, i tram della città riversarono continuamente al Santuario vere folle di piccoli. Pieno il vasto tempio; affollato anche il piazzale, la gaia turba irrequieta s’estendeva anche oltre la strada, ad occupare parte dell’antistante piazza d’armi.
L’ottavario si chiuse solennemente la domenica 1 Maggio. Alle 5.30 del mattino, celebrò la Messa prelatizia Sua ECC. Mons. P. Bernardi, che distribuì numerosissime Comunioni.
Alle 7, altra Messa prelatizia di S.E.Mons. Giordano Corsini, dalle cui mani ricevette la prima volta il Corpo Eucaristico del Signore, un bel gruppo di fanciulli. Numerosissime pure le Comunioni degli adulti. Alle 930, solenne Pontificale di S.E.Mons. Giuseppe Venturi, altra gloria della Diocesi veronese, e tanto bene affetto al nostro Santuario. Fu eseguito dalla locale Schola Cantorum del Santuario la messa a quattro voci dispari dello Sthell, con accompagnamento d’archi. Tenne il discorso panegirico, al Vangelo, l’oratore tanto applaudito di tutto l’ottavario, il R.P. Alessandro, Carmelitano Scalzo.
Ma il trionfo finale era riserbato alla solenne processione del pomeriggio. Alle ore cinque e mezzo incominciò la breve ma commoventissima sfilata di bimbi e bimbe biancovestiti; i quali, soli partecipanti alla processione, dovevano col candore dei loro abitini e più con l’innocenza dei loro cuori, far bella corona al Piccolo Fiorellino bianco che passava benedicente sul carro trionfale, trainato da quattro cavalli bianchi, tra l’enorme folla che assiepava le vie, infoltiva le piazze, occupava le case del sobborgo.
Tutto intorno era una festa di archi, di striscioni inneggianti alla Santina, alla gloria della sua santità, alla sua benefica pioggia di rose. E rose a festoni attraversano le vie, s’incrociavano sulle piazze, adornavano tutti i balconi delle case, pendevano come pioggia di rose dalle altissime vele del Santuario. In mezzo a quella festa di fiori e di cuori passava la candida sfilata, chiusa dalla Comunità dei Padri Carmelitani nel loro bianco mantello e dagli Ecc.mi Vescovi, che vollero decorarla con la loro ambita presenza: Mons. P. Bernardi, Mons. G. Corsini, Mons. G. Venturi, Mons. G. Cardinale, veneratissimo Pastore della Diocesi.
22-29 aprile 1928
L’anno 1928 fu per l’Ordine del Carmelo una data gloriosa: il II° Centenario dalla Canonizzazione di S. Giovanni della Croce, Padre del Riformato Carmelo, ed il riconoscimento ufficiale del titolo di Dottore della Chiesa, conferitogli dal Santo Padre Pio XI.
Le celebrazioni centenarie riuscirono quindi ovunque solennissime. Non potevano certo essere trascurate nel nostro Santuario, perché S. Giovanni della Croce, e come Riformatore dell’Ordine, e, più, come Dottore mistico, ha esercitato una grande influenza sulla santità di S. Teresa del B.G., che Lo chiamava “il suo Dottore” la cui dottrina mistica “era una vera manna per la sua anima”.
Per questo motivo, assai opportunamente, le feste per S. Giovanni della Croce furono inserite nella programmazione degli annuali festeggiamenti teresiani, i secondi della serie, che riuscirono ancora un vero trionfo per Teresa e per il suo mistico Dottore.
Apertesi le feste nella domenica di Pasqua, 22 Aprile 1928, con la Messa prelatizia di Mons. Antoniolli, Abate Benedettino di Modena, con quella della Comunione generale, affollatissima, di S.E.Mons. Nicola Marconi, Vescovo di Teodosionopoli, e col solenne Pontificale tenuto da S.E.Mons. Pio Bagnoli, Carmelitano, Vescovo di Avezzano continuarono poi tutta la settimana con un succedersi ininterrotto, entusiastico e devoto di pellegrinaggi, che scendevano al Santuario per venerarvi la Santa delle rose ed il suo mistico Dottore, S. Giovanni della Croce.
Ricordiamo in particolare giornata sacerdotale del giovedì 26 Aprile.
Anche la Messa solenne delle ore 9.30, cantata dai Padri Camaldolesi del Garda, con l’assistenza pontificale di Mons. Celestino Colombo Abate Olivetano di Lendinara, il Santuario era gremito di Sacerdoti, di religiosi, venuti a venerare il grande Maestro delle anime, e la sua “piccola discepola”, che ne visse l’alta dottrina; ed a sentire il panegirico dello stesso Mons. C. Colombo, che ha esaltato l’eroica bellezza della vita, e l’elevata dottrina mistica del novello Dottore.
Assistevano pure S.E.Mons. Marconi, Mons. Antoniolli, il R.P. Provinciale dei PP. Francescani, ed altri Superiori di Istituti Religiosi della città.
Nel pomeriggio, ancor più solenne dell’anno precedente, la funzione della benedizione dei bambini, data da Mons. C. Colombo. Patetica e sempre cara funzione, che chiamò attorno a Giovanni, e richiamò attorno a Teresa, la solita irrequieta folla degli angioletti della città e paesi circonvicini.
La domenica 29 Aprile, giornata di chiusura, riuscì un nuovo, grandioso trionfo. Dopo al Messa Prelatizia di S.E. Marconi, e quella della Prima Comunione dei bambini, celebrata dal Monsignor Antoniolli, il solenne Pontificale tenuta da S.E.Mons. Antonio Lega, Arcivescovo di Ravenna, in cui fu eseguita dalla Schola del Santuario, con accompagnamento d’archi, la “Missa Eucharistica” del Perosi.
Il tempo assai compromettente al mattino si rasserenò la sera, permettendo così il finale trionfo della grandiosa processione. Una lunga bianca teoria di bimbi (perché essi soli erano ammessi alla sfilata); il corteo degli Ecc.mi Vescovi, Monsignor A. Lega, M.N. Marconi, e dell’ill.mo Monsignor Antoniolli; il gruppo dei Padri Carmelitani, dal bianco mantello dell’Ordine, fiancheggianti l’urna delle Reliquie; le due belle statue di Giovanni e di Teresa, attorniate dalle brillanti divise dei “paggi”; le Associazioni Cattoliche di Tombetta e della città con le bandiere fiammanti; e quell’infinito popolo che s’accalcava ai lati; e la profusione di archi e di rose; e la commozione, l’entusiasmo, la pietà di tutti, non si potrebbero descrivere senza riuscire a sciuparne il soave profumo.
In seguito le “Settimane Teresiane” vennero postate in settembre per farle coincidere con il mese della morte di Teresa (30 settembre 1897) e con la sua festa liturgica (I° ottobre).
Alla sera del 30 settembre c’era un concerto dal nome: “Il transito di Teresa”.