MERTON THOMAS

UNA SANTA PER LA NOSTRA TERRIBILE, ORRENDA,

CRUDELE, MANIACA, BLASFEMA, ASSASSINA EPOCA

Thomas Merton scopre Teresa

Da “Run to the Mountain, The Journal of Thomas Merton”,

Volume one 1939-1941 Edited by Patrick Hart, ocso.

HarperCollins 1996 San Francisco. Trad. p. G. G. ocd

L'otto ottobre 1941, Thomas Merton, che non abbiamo bisogno di presentare, scopre santa Teresa di Lisieux leggendo il celebre libro di Henri Ghéon. Sembra scrivere di getto, accumulando osservazioni l'una sull'altra sull'onda dell'entusiasmo e dell'intuizione più che del ragionamento e della ponderazione dei giudizi. Il testo ha dunque questo valore di mostrare come la vicenda spirituale parli con possenza agli uomini di spirito. Ecco come Merton racconta questo incontro nel suo diario:

Ho appena finito di leggere il libro di Ghéon su santa Teresa di Lisieux e ne sono completamente tramortito. L'argomento del libro, se non il libro stesso, è la cosa più eccitante abbia mai letto da non so quanto tempo: la storia di una bambina francese di classe media che entrò in un convento, che, per il mondo o per la natura, non fece nulla; che morì e che è stata inesplicabilmente invocata subito dopo la sua morte da cattolici di tutto il mondo per la sua grande santità (a causa degli innumerevoli miracoli ottenuti per l'implorazione del suo nome) – tutta ciò è la storia più straordinaria che io abbia letto dopo quella di san Francesco.

A ciò si aggiunge le straordinaria complicazione dello scandalo di angeli da quattro soldi, di melassa e gorgonzola che circondano il culto di questa grande santa. Di questo, ne parlerò forse in un altro momento. Leggendo la storia di questa santa non è possibile dubitare, sin dalla prima parola a proposito dei suoi genitori, che ella fu una santa totalmente straordinaria, persino più straordinaria di san Giovanni della Croce e santa Teresa d'Avila, che in Cielo gioiscono della immensa semplicita ed amore della loro piccola sorella, che include anche il loro amore e la loro saggezza, poiché tutto il loro amore e la loro saggezza venne da Dio e fu tutto suo.

Non solo ella fu santa ma lo fu anche in tutta evidenza suo padre. Che cosa stanno aspettando per beatificare anche lui? La sua bontà è formidabile, solo a pensarci ci viene da piangere di gioia per la generosità di Dio, che ci dona tali anime per la nostra edificazione! Questo uomo totalmente buono, un orologiaio, che amava pregare, meditare e leggere libri santi, si concedeva un solo pacifico ed innocente svago, pescare; amava la castità e s'intonò prodigiosamente con una santa per moglie. Ella gli diede cinque figlie, tutte monache, tra cui una grande santa! Questo uomo buono, che dopo una grande grazia divina, un'esperienza mistica di prim'ordine, pregò che gli fosse concesso di soffrire, essendo indegno di tali favori; e così morì, lentamente, per mesi, malato e paralizzato. Questo buon uomo nella sua semplicità e bontà e completa indifferenza ad'ogni cosa che non fosse l'indirizzare a Dio la sua calma ed oscura vita e quella delle sue figlie, mi porta a comprendere qualche cosa della giustizia di quell'uomo giusto, Giuseppe, la cui giustizia conosciamo troppo astrattamente, essendo giunta a noi solo oscuramente e nell'ombra della sua grande umiltà.

Per quanto riguarda la santa stessa, lo ripeto, ogni cosa nella sua storia mi stende: la sua infanzia, poco importa quanto fosse borghese nei suoi aspetti esteriori, fu simile all'infanzia di Blake nella sua spiritualità e, ancora una volta, poco importa quanto orrende siano le sue statue (c'è un motivo). La sua vita nel suo convento non fu sentimentale, nè dolce ma fu una vita di grande eroismo ed austerità e semplicità e carità e saggezza tanto grande quanto quella dei più grandi santi e martiri. Questa piccola bambina fu un san Pietro e san Paolo, un san Francesco, un san Lorenzo, un san Giovanni della Croce, possente nella sua debolezza infantile, come il grande apostolo, eccettuato il fatto che non era più una bambina ma una monaca.

È impressionante come la poesia “per santa Teresa la grande” scritta da Richard Crashaw (1612-1649) si adatti perfettamente alla nostra giovane Teresa, questa nostra fantastica bambina! Non dobbiamo mai dimenticare che ella fu imperfetta nella sua infanzia (da monaca, fu invece perfetta).

Nella sua infanzia reale, non metaforica, fu pure, in un certo senso, un po' viziata, ma nel suo possente e innocente servizio di Cristo nel freddo e oscuro convento di Lisieux, ella fu l'ultima delle sue sorelle, terribilmente sofferendo tribolazioni spirituali e poi anche fisiche nell'oscurità, per amore di Dio, e senza consolazioni.

Non solamente non fu una di quelle la cui religione è svenevole o sentimentale o sciatta o una lussuria di estasi educate e sensuali, cosa che il suo culto suggerirebbe, ma da monaca non godette di alcuna estasi, nessuna consolazione, solo del terrore dell'abisso e della Notte Oscura. E nel mezzo di tutto ciò, ella continuamente rinunciò, sempre nuovamente, ai benefici di tutte le sue preghiere, rigettò consolazioni, offrì se stessa al sacrificio totale, permettendo di essere totalmente annichilita per Cristo, in favore dei peccatori, senza riconoscimento, ricompensa, neppure cielo che volle sacrificare per “fare del bene sulla terra”.

Le implicazioni di tutto ciò sono tremende ed inimmaginabili: nessuno sembra aver riflettuto per un momento su quanto ciò significhi! Ma, in ogni caso, una cosa è chiara (mentre è impossibile cogliere la serietà del suo sacrificio della ricompensa celeste, che fu senza dubbio accettata, e vedere che cosa significa) ed è che in santa Teresa come in san Francesco c'è la piena perfezione dela via di san Giovanni della Croce, l'esempio perfetto dell'Ascesa al Monte Carmelo più perfetta ancora di quello che lo stesso Giovanni della Croce abbia, forse, mai concepito possibile!

In Teresa siamo confrontati con un miracolo spaventoso, di una completa infantilità e una incredibile maturità della tribolazione: ma la tribolazione è nascosta, ed è solo espressa, in parole che sono totalmente innocenti, naif e persino più o meno gaie.

Non è una facile figura retorica dire che Teresa esemplifica il consiglio, il comando, che dobbiamo essere come piccoli bambini solo perché parlò sempre come un bambino innocente. Ella visse nella sua vita questo mistero: essere come un bambino fu essere crocifissa, ma crocifissa in una specie di innocenza che rende la crocifissione non solo un segreto ma assolutamente incomprensibile.

Tutto ciò che sappiamo, la tribulazione c'è ed è straordinaria, e solo ella e Dio sanno quanto formidabile, e ella è sempre, solo una bambina. Ma una bambina la cui infantilità implica un'esperienza mistica forse più matura di tutto san Giovanni delle Croce, qualche cosa che raggiunge il mistero terribile della Stigmatizzazione di san Francesco.

Ogni cosa di lei e di suo padre mostra la notevole intuizione di Kierkegaard quando affermava che i santi più grandi e perfetti sono quelli la cui santità non può essere contenuta se non in qualche forma esteriore che appare totalmente mediocre e normale poiché essa è un segreto incomuniabile. L'altezza della santità di Francesco venne quando egli era un povero piccolo uomo ammalato, buttato fuori dal comando del suo stesso ordine, che nascondeva le sue mani sanguinanti ovunque andasse, senza mai parlarne. Era più grande quando smise di sembrare un eroe romantico dell'umiltà e divenne così umile da essere incomprensibile. Allo stesso modo accade con Teresa: una piccola monaca di classe media in una cittadina francese che osservava strettamente la sua regola ed esteriormente era come tutte le altre, zelante ma ordinaria, semplice, infantile, che sembra persino essere felice e contenta, ed è veramente felice, e tuttavia che accoglie, mentre forse un santo meno grande avrebbe accettato una qualche consolazione, l'assoluta desolazione del Gethsemani e del Calvario!

“L'Ascesa al Monte Carmelo” e “Timore e Tremore” di Kierkegaard ed “Il libro di Giobbe” e la “Notte Oscura dell'Anima” non sono sufficienti a spiegare l'eroismo di questa possente bambina che è sempre, con tutto ciò, sotto le apparenze della mediocrità che ha permesso che fosse ricordata da statue che disgustano chiunque sappia che cosa sia il gusto, e di essere dissacrata da un commercio che griderebbe vendetta al cielo, e tuttavia non lo fa.

Da quando ho letto questo libro, non posso riposare. Sono terrificato ed eccitato al pensiero che un'anima così grande debba soffrire tanto sulla terra e dopo la sua morte rimanere sulla terra con noi, rimandando la sua ricompensa celeste sino a dopo l'Ultimo Giorno e ciò, mentre la sua memoria sulla terra è dissacrata da coloro che sembrano amarla di più e che probabilmente l'amano veramente!

Questa santa ci è stata data per la nostra terribile, orrenda, crudele, maniaca, blasfema, assassina epoca, la Santa che soffre per noi e rimane con noi nel mezzo di tutto quello che c'è di più orrendo di questa civilizzazione putrida e morente, ed ella stessa è la più pura, la più perfetta perché solo una perfezione d'innocenza così intensa e perfetta è capace di salvarci, di soffire per i nostri peccati. Come san Francesco fu vicino a Cristo così Teresa, credo, lo è alla nostra Beata Madre: san Francesco condivse le ferite della Passione, santa Teresa condivise non solo la gioia di Maria ma anche i suoi dolori. Non posso stare quieto pensando a questa grande e gloriosa santa che ci è stata donata: supplico e la supplico di pregare per me ed aiutarmi ad essere colmo di amore e di fede, di dare me stesso a Cristo e di abbandonarmi nel terrore della Sua perfezione così come si manifesta in noi quando Lo soffriamo, egli che è venuto a noi sulla terra. JMJT [Gesù, Maria, Giuseppe, Teresa]