L’Altare del Sacro Cuore è stato costruito in due tempi nel 1924 e nel 1946.
Storia della prima costruzione nel 1924: fin dall’inizio, la Chiesa era dotata di un piccolo altare in legno dedicato al Sacro Cuore. Dato l’enorme e commovente sviluppo che ben presto prese in tutto il mondo la divozione alla bella pratica del I° Venerdì del mese, fu ritenuta opportuna la sistemazione della cappella e l’erezione di un altare in marmo.
Così, sotto la direzione del R.P. Gregorio, Priore del Convento, alcune Terziarie secolari, fattesi zelatrici dell’opera, s’incaricarono di questuare mese per mese, per tutte le famiglie di Tombetta, il fondo necessario per gli opportuni lavori. Il Sacro Cuore benedisse la loro pietà ed il loro spirito di sacrificio, e così ben presto si poté attuare il disegno.
Sistemata nella parte muraria la Cappella, l’architetto Giovanni Salvi vi innalzò il maestoso altare, che slancia in alto la sua guglia centrale, sostenuta da due splendide colonne a spirale, tra le quali è ricavata l’unica grande nicchia per la statua, fiancheggiata da due specchi in marmo rosa pallido, che le dànno un magnifico risalto. La parte scultoria fu affidata alla Cooperativa Marmifera veronese di Via Cappuccini Vecchi. Al centro si apre la ricca nicchia che contiene la devotissima statua in legno del S. Cuore. Lo scultore Vincenzo Moroder nello scolpire questa statua è riuscito a darle una espressione supremamente bella. L’ha poi intonata così bene nella tinteggiatura dei colori dei marmi, da non sembrare nemmeno di legno.
La base è di marmo rosso veronese, con la mensa d’un solo pezzo. La base è di marmo rosso veronese, con la mensa d’un solo pezzo. Le balaustre eseguite da Giuseppe Sacora di S. Ambrogio nel modello di quelle della Chiesa delle Dame del S. Cuore di Venezia, sono riuscite. Il pavimento a cubi è della Ditta Boro di Verona. Tutti i marmi sono di S. Ambrogio di Val Policella, tranne le piastrine nere del pavimento che sono di Varenosa, somministrate dalla Ditta Figli Calvasina di Lecco.
Storia della seconda costruzione nel 1946: i lavori in marmo sono della ditta Arrighini di Pietrasanta, che tante preziose opere ha lasciate ormai al nostro Santuario. Sulla parte di fondo della cappella, ai lati dell’altare, sono stati aperti due lunghi finestroni, che danno aria e luce, le cui vetrate a fuoco, raccolgono in molteplici quadri, tutta la vita dolorosa della nostra Redenzione.
Vennero aggiunti, a fianco della nicchia, due Angeli in marmo di Carrara recanti fra le mani simboli della Passione, e due pannelli superiori raffiguranti S. Margherita M. Alacocque e S. Teresa Margherita Redi. Anche il tabernacolo fu arricchito di ornati in mosaico. Belli i candelieri di marmo a fregi in mosaico e simboli al piede.
Ai lati, sopra i confessionali in marmo, due grandi quadri in mosaico: l’ultima cena e la deposizione dalla Croce; opere artisticamente preziose della ditta Castaman su disegno e cartoni di G. Cassioli. Armonia di colori, solennità di compimento nelle figure, compostezza di tinte fanno di questi quadri, come di tutta l’altra ornamentazione in mosaico (in particolare i due angeli con drappeggio, a sfondo dell’altare) una delle più belle ricchezze artistiche della nuova Cappella.
Di sopra, sulle vele della volta, il Prof. U. Bargellini ha illustrato il Pater noster: la grande preghiera di Gesù con venti figure di angeli, più del naturale. Composizione a tempera, con finto mosaico, a sfondo lumeggiato in argento che dà all’insieme un senso di luminosità che appaga.
Sulla lunetta a fronte è il quadro che ricorda la celebre apparizione del S. Cuore a S. Margherita Alacocque, su sfondo di un grande giardino. Ai lati, Mosé col serpente di bronzo, e l’Albero della Vita con Adamo ed Eva. In tutti i suoi lavori il Bargellini ha cercato di mantenere nelle gamme dei colori un’armonia mistica insieme e classica, ricordando gli affreschi del primo rinascimento, senza dimenticare il carattere gotico della Basilica.