I lavori iniziarono il 2 febbraio 1940; e i due altari furono consacrati il 19 aprile 1941 da Sua E. il Card. Adeodato Piazza, Patriarca di Venezia, Carmelitano.
Prima ancora di varcarne la soglia, ammiriamo la ricchissima balaustrata. Quattordici colonnine gotiche, ora lisce ora a spirale, intarsiate in mosaici, dai capitelli classici e svariati, poggiano su un basamento di marmo diviso in riquadri, adorno di mosaico alla veneziana.
La Cooperativa Marmisti di S. Ambrogio della Valpolicella ha eseguito tuti i lavori architettonici della Cappella, nei diversi marmi.
Recinti da una cornice d’onice di sagoma graziosa, i riquadri portano ciascuno un pannello di bronzo in alto rilievo. Riproducono S. Teresa Fanciulla in atto di gettare fiori all’Ostensorio durante la Processione del Corpus Domini, la prima e l’ultima Comunione della Santa e un quadro allegorico sulla “Piccola Via” anch’esso di ispirazione Eucaristica. Opera di Luigi Arrighini di Pietrasanta per il disegno, e fusione della fonderia Tarozzi di Milano.
Entrando in Cappella non si tralasci di osservare la bella cancellata in ferro battuto. Come pure, tra i riflessi luminosi del mosaico che orna i pilastri, si notino i busti in marmo di Carrara di Papi e Cardinali devotissimi alla Santa.
Sulle colonnine e su quattro pilastri intarsiati di mosaico poggia un architrave, ornato di mosaici, fra i quali spicca a grandi caratteri il Testamento della Santa: “Dopo la mia morte farò cadere una pioggia di rose”.
Al di sopra, in corrispondenza dei pilastri centrali, si levano due figure d’Angeli quanto mai espressivi, nel gesto di protendere in alto le braccia con fra le mani due lampade votive. Di squisita lavorazione, questi Angeli sono preziosi per i marmi stessi che li compongono: Onice del Marocco – Giallo di Siena – Candoglia – Carrara.
Attorno alla base sei figure d’Angeli osannanti: “Laudate pueri Dominum” – “Magnificat anima mea Dominum”. Entrati, l’occhio si posa istintivamente a leggere la grande promessa della Santa: “Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”, intarsiata sul pavimento di marmo.
Tutto in mosaico fiorentino di un senso artistico eccezionale. Prezioso per la varietà e molteplicità dei marmi: Rosa – Calcedonio Volterra – Rosso Francia – Brulè – Rosso aurora – Rosa cavallo – Onice di Tunisia – Diaspro di Sicilia – Rosso Numidia – Rosso Levante – Onice del Marocco – Bianco e Giallo di Siena.
Tutto il lavoro in mosaico fiorentino è opera di G. Fiaschi da Pietrasanta: le porticine dei tabernacoli, le decorazioni ad intarsio del loro prospetto, il pavimento a rose, i due quadri del parapetto degli altari.
Si osservi la naturalezza delle rose – quasi fresche – la gradazione del verde delle foglie, che distacca assai bene dal colore bruno dei gambi e delle spine. Così la Corona di spine di madreperla, la naturalezza delle quattro bianche colombe librate al volo verso la Croce luminosa in onice del Portogallo.
Dietro i tre gradini semicircolari di cipollino verde, decorati da strisce di mosaico veneziano, si leva un masso di stalattite del Carso circondato da un fregio di bronzo. Su di esso poggia l’urna della Santa.
E’ in bronzo massiccio. Quattro Angeli, pure in bronzo, la sorreggono con le ginocchia chine in gesto devotissimo. Alle quattro estremità dell’urna, quattro colombe portano in becco il simbolico ramoscello d’olivo.
Al centro, sorretti da due amorini, gli stemmi di Gesù e Teresa, quali li dipinse la Santa stessa. Sulla cima dell’urna una colomba con le ali spiegate, simbolo dello Spirito Santo, domina, quasi a protezione del pio simulacro, che si ammira dentro l’urna.
La statua in cera rappresenta la Santa in atteggiamento di defunta. Nelle mani stringe delle rose, muta e perenne rinnovazione della sua grande promessa: “Farò cadere una pioggia di rose”.
In testa ha il "’suo’ velo, preziosa reliquia, dono di Madre Agnese di Gesù (la sorella Paolina). Sul retro c’è l’autografo: “Testifico che questo velo nero è stato portato per parecchi anni da S. Teresa del B. Gesù. Il Carmelo di Lisieux ne fa dono al Santuario di S. Teresa del B. Gesù in Tombetta (Verona) a condizione che vi sia conservato intiero e in un Reliquiario sigillato. – Sr. Agnese di Gesù, Priora del Carmelo di Lisieux - 1 Gennaio 1938)”.
Sul petto c’è un ovale con un pezzetto di vertebra della Santa.
Ai lati dell’urna due Angeli in marmo di Carrara stanno in atteggiamento sublime. Recano ciascuno una scritta della Santa: “Io dono la Sapienza ai piccoli” – “Seguite la mia piccola via perché è sicura”.
Ai piedi dell’urna una diafana figura giovanile raffigura l’anima di Teresa che, sulla cetra, pare esprima il cantico d’amore che si sprigionò da tutta la sua vita. Sotto l’urna poggia sul basamento una candida Croce di onice del Marocco semicoperta da un fascio di rose bianche, simbolo e sintesi della vita della Santa: meraviglioso intreccio di sofferenza e di gioia.
In alto, sopra l’urna, contro la parete centrale si erge un ricchissimo trono. Tre capitelli gotici dai pinnacoli slanciati, finemente lavorati da sembrare un ricamo, sono sorretti da sei colonne a volute di verde antico e da pilastri intarsiati di mosaico. Parte per parte una teoria di Angeli, in marmo di Carrara, recano fra le mani un nastro su cui è scritta l’Ave Maria.
Al centro del trono, in una nicchia tutta mosaico-oro, si vede rappresentata la Vergine del Sorriso.
La Vergine del Sorriso
È un fac-simile di una statua della Madonna, che era nella camera di Teresa, di fronte al suo lettino, quando, a nove anni si ammalò gravemente che la scienza umana si dichiarò impotente a sanarla. La scena è rappresentata con naturalezza e vivacità nel quadro a mosaico che sta immediatamente sopra il trono, opera della Ditta G. Castaman di Venezia su disegno del Cassioli, pure di Venezia.
Attorno al letto della piccola inferma si vedono le sorelle in preghiera e in pianto. In quei giorni era stata ordinata dal pio genitore una novena di Messe a Nostra Signora della Vittoria a Parigi. Tutta casa Martin è in preghiera in fiduciosa attesa della tanto sospirata grazia… “Io pure - lasciò scritto Teresa - mi rivolsi alla Madre celeste, chiedendoLe con tutto il cuore che avesse finalmente pietà di me. Ad un tratto la statua si animò, e la Vergine diventò bella, tanto bella… Quello che mi penetrò fino al fondo dell’anima, fu il suo sorriso incantevole… tutte le mie pene sparirono e dai miei occhi due silenziose lacrime caddero silenziose… La SS.ma Vergine si è avvicinata verso di me, mi ha sorriso!…” (era il 13 maggio 1889).
L’Arrighini ha saputo trasfondere in questa statua… “bella, supremamente bella”, un senso, starei per dire, soprannaturale. Guardandola si prova qualcosa che dovette provare Teresa, guarita prodigiosamente… “dal Suo Sorriso”. E ci si sente piena l’anima di commozione e di fiducia.
Gli altari laterali
Non potrebbero essere più ricchi e stilisticamente perfetti.
In quello di destra (Altare della Santa Infanzia), tra colonnine a volute e scanalature di mosaico, è rappresentata S. Teresa ai piedi del Bambino Gesù. Da un folto festone di rose il Santo Bambino guarda Teresa, Le sorride e Le riempie le mani di rose, che Ella versa dal suo grembo. Gruppo in marmo di Carrara di una finezza, d’una vivacità tali da renderlo parlante. E’ sempre scultura dell’Arrighini.
L’altare, nella sua parte superiore, è rifinito dall’arco gotico e da gugliette pure in perfetto stile: lo arricchiscono mosaici e decorazioni. Ai lati poi, squadre di putti oranti, molto espressivi, dentro un senso di festosa allegria.
Né meno artistico e prezioso è il Tabernacolo, a forma di tempietto gotico, dalla ricca cornice e dagli snelli pinnacoli con luminosi riflessi di madreperla. Alla sommità c’è il Crocifisso d’avorio; opera di un artista fiorentino. Tra due coppie di colonnine l’una di lapislazzoli, l’altra di malachite, si apre la Porticina del Ciborio, tutta lavorata in mosaico fiorentino dal Fiaschi. Vi è raffigurata S. Teresa fanciulla in atto di gettare fiori a Gesù Eucarestia. Al posto dei candelieri stanno bene, a reggere le candele, quattro figure d’angelo in marmo apuano.
Al centro del paliotto dell’Altare, chiuso in ricca cornice di bronzo scolpito, un disco di lapislazzoli è di sfondo al non meno prezioso ed artistico vaso di rose dai più vivaci e svariati colori, opera del Fiaschi. Si direbbe una eccellente pittura: risulta invece di 1.500 pezzetti di scelti marmi intarsiati con finissima arte del mosaico fiorentino.
Quello di sinistra (Altare del Volto Santo) tutto identico al precedente per linee stilistiche, ornati e mosaici.
Si differenzia per il gruppo centrale, in marmo di Carrara, che rappresenta S. Teresa innanzi al Santo Volto impresso nel sudario, per la cornice di putti marmorei ai fianchi dell’altare, posta in armonia con gruppo centrale nel ricordo della Passione del Salvatore, e per il soggetto raffigurante, sulla porticina del Ciborio, S. Teresa abbracciata alla Croce. Particolare interessante: la fine Corona di spine, al centro della Croce, è un solo pezzo. Fra le mani la Santa reca due rose in fiore.
Le predelle semicircolari dei due Altari sono finemente intarsiate in legno di vario colore.
Sopra gli Altari due quadri in mosaico, uno per parte, illustrano opportunamente due caratteristiche della Santa: la Protettrice delle Missioni – la dottrina dell’Infanzia spirituale ispirata al Presepio, della Ditta G. Castaman di Venezia su disegno del Cassioli, pure di Venezia.
Degne di ammirazione sono pure le porte laterali in noce scolpita, di Vincenzo Moroder. Nei bassorilievi si vedono riprodotti alcuni episodi della vita di Teresa.
Né può sfuggire l’armoniosa sagoma dei portali in marmo rosso di Verona. Nel vano dell’arco acuto due busti di Angeli, di una severa maestà spiegano con gesto amabile, nastri su cui si leggono i moti evangelici: (a sinistra) “Chi si umilia sarà esaltato”
(a destra) “Dei piccoli è il Regno dei Cieli”
Sulla cornice che scende dall’arco sono scolpite, in marmo di Carrara; le miti figure di S. Giovanna d’Arco e di S. Teresa Margherita Redi (portale di destra), di S. Cecilia e di S. Agnese (portale di sinistra).
Così pure sui pilastri degli stessi portali: a sinistra, i medaglioni del babbo e della mamma della Santa; e a destra S. Teresa d’Avila e S. Giovanni della Croce.
La monumentale Cappella, così ben curata in ogni suo particolare, è completata dallo splendore singolarissimo della volta.
La Volta
Sei colonne di marmo rosso la sostengono e fermano le venature della Cappella. E’ come un baldacchino preziosissimo, la cui decorazione, in finto mosaico con sfondo di oro zecchino, è di Umberto Bargellini. Su uno sfondo di fine mosaico-oro, in colori armonicamente accostati, sfolgora la glorificazione delle virtù teologali e di altre virtù proprie della “Infanzia Spirituale”.
Cornice alle varie glorificazioni sono i costoloni incrociati della volta stessa. Al centro, in uno sfondo potente di luce dato da una vetrata a fuoco, campeggia lo Spirito Santo.
Ai lati, in settori circolari, fanno corona quattro busti di Angeli osannanti.