Altare maggiore

Ne furono gettate le fondamenta il 26 Gennaio 1928, e fu inaugurato il 22 Aprile 1929.

Il Ciborio

In ossequio alle Leggi Liturgiche che vogliono il Sacerdote Celebrante rivolto verso l’Assemblea dei Fedeli, si è costruito, nella parte centrale del Presbiterio, un nuovo Altare.

La “Mensa”, in unica lastra di marmo, ampia e ben adatta alle solenni Concelebrazioni, è sostenuta dalle colonnine, in marmo e sculture varie, che formavano la Balaustrata.

Su disegno del Prof. F. Banterle di Verona il nuovo Altar Maggiore si slancia altissimo nel vano tra i due piloni che sostengono l’arcata seconda del presbiterio. Ideato secondo le notissime linee gotiche delle “Arche Scaligere”, poggiato sopra un colossale basamento in marmo broccato di S. Ambrogio, che costituisce il coro dell’altare stesso e la mensa, cui si accede per una maestosa scalinata in marmo rosa veronese, il grandioso monumento alza la sua guglia quadrangolare, tutta intagliata a foglie rampanti e rosoni, su quattro gruppi di tre colonne, graziosissime, scanalate a spira. Esse racchiudono il monumentale gruppo in legno della Sacra Famiglia, con S. Teresa ai piedi della Vergine in atto di ricevere dal Bimbo Gesù le sue rose e spargerle poi sulla terra; lavoro di Vincenzo Moroder, Valgardena.

Degno di speciale osservazione è lo sfarzoso tabernacolo. Piacciono le due colonnette di onice e la porticina del ciborio, ingemmati di pietre preziose, su cui è riprodotto con finissimo lavoro d’intarsio la Santa ai piedi del Crocifisso, il cui Sangue Prezioso, per le preghiere di Lei, trasforma in mistiche rose di grazia a salvezza della anime. Il lavoro è del Fiaschi di Firenze. Sono circa 1300 pezzettini di marmi svariati rari e pietre dure diverse attaccati su lastre di vetro infrangibile con arte più unica che rara.

Il frontale della mensa è a disegni circolari e romboidali, intarsiati in marmi diversi.

Ai fianchi due snelle guglie minori, che ricopiano in proporzione il motivo stilistico della centrale, contengono le statue stilizzate di S. Teresa di Gesù e di S. Giovanni della Croce.

Alle due parti dell’Altare stanno due maestosi Angeli di una vivezza parlante, sono opera dell’Arrighini di Pietrassanta, in marmo di Carrara. Ognuno porta sul piedestallo una scritta esprimente il particolare ispirato atteggiamento:

“Adorate Dominum” – Adorate il Signore

“Silentium tibi Laus” – Il silenzio è a Te lode

Il Presbiterio

L’occhio si posa subito sul ricco pavimento del presbiterio, dove risaltano tre lavori di intarsio in marmo: a sinistra, un canestro formato da stecche di legno intrecciate che contiene grappoli d’uva e spighe di grano, che saranno il corpo e il sangue di Cristo; al centro, il piano di una fonte al cui piatto si abbeverano tre colombe, mentre altre due si librano nell’aria, quasi in attesa del loro turno; a questa fonte divina sono chiamate a dissetarsi tutte le anime; a destra, due lettere: Alfa e Omega, principio e fine, di dimensioni di Dio entro cui vive il mondo.

Su disegno dell’ing. Comm. Luigi Rebonato le tribune si innalzano svelte insieme e maestose, divise in tre arcate. Nel loro insieme, altare maggiore e tribune dánno un lavoro così armonico, maestoso e perfettamente finito da formare un colpo d’occhio stupendo ed uno tra i più preziosi tesori artistici del nostro Santuario.

La decorazione del Presbiterio è dovuta anche qui a Martinelli, che è riuscito a rendere, con essa, meno pesante l’arcata ed i piloni, che chiudono il presbiterio. I disegni architettonici formano tre ripiani di nicchie, nella quali sono dipinte le immagini dei Santi e delle Sante dell’Ordine Carmelitano, in questo ordine: Pilone sinistro, dall’alto in basso: S. Cirillo, Patriarca di Gerusalemme; S. Angelo, Martire; S. Teresa Margherita Redi, fiorentina. Pilone destro: S. Brocardo, I° Priore Latino; S. Alberto di Sicilia; B. Maria degli Angeli.

L’arcata porta copie di angeli in adorazione all’Agnello Divino, dipinto nel centro.

I due altri piloni che dividono il presbiterio dalla navata, portano, a sinistra: il B. Bartolomeo Fanti e la B. Anna di S. Bartolomeo; a destra: il B. G. Soreth e S. Maria Maddalena de’ Pazzi del pittore F. Perotti.

L’arcata è decorata a testine di serafini, nella parte frontale interna, mentre nell’esterna, in graziosi medaglioncini gotici, reca la figura dei dodici Apostoli con al centro il Divino Maestro in atto di consacrare il Pane Eucaristico nell’ultima Cena.

La decorazione del soffitto ha, nelle vele, otto medaglioni accoppiati, che si staccano a modo di frutto dai rami di quattro alberi fronzuti, e recano le immagini dei quattro Evangelisti con i rispettivi simboli: S. Giovanni e l’aquila; S. Luca e il bue; S. Matteo e l’angelo; S. Marco ed il leone.

Sulla facciata dei piloni che dà sulla navata, sono stati eretti, con finissimo gusto artistico e con magnifico effetto, due pulpiti, veri capolavori, scelti, slanciati, ornati ai parapetti di pregiati bassorilievi del Prof. U. Pighi, rappresentanti vari episodi della vita di S. Teresa. Sopra le guglie le nicchie con i Santi Elia ed Eliseo del pittore F. Perotti.

Il disegno di questi preziosi tesori artistici è dovuto all’ing. Luigi Rebonato.

L’Abside

La parte decorativa fu affidata a F. Martinelli, che nei cinque pannelli di sfondo, di sotto alle trifore, dipinse, nel centro, una bella Madonna del Carmine; a sinistra, S. Simone Stock in atto di ricevere dalla Stessa il dono dello Scapolare, e S. Giovanni della Croce, Riformatore dell’Ordine Camelitano. A destra il Profeta Elia, primo Padre e Fondatore del Carmelo, e la S. Madre Teresa, Riformatrice.

L’abside vide il suo compimento il 12 Aprile 1930, e la sua solenne inaugurazione nelle feste annuali Teresiane del 27 Aprile – 4 Maggio 1930.

In seguito, nel 1937, tra il Coro e le vetrate furono installate due grandi tele di Ugo Colonna raffiguranti la Prima e l’Ultima Comunione di Teresa.

Le Vetrate (e tutt’attorno alla chiesa) lavorate a fuoco, sono della Ditta Ballardini di Verona. La vetrata di centro in coro, pure a fuoco, è della Ditta Giuliani di Roma. Venne eseguita nel 1930 ed è la sola superstite ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che purtroppo recarono danni considerevoli e al Santuario e al Convento.

L’Organo

Costruito dalla ditta f.lli Ruffatti di Padova, fu inaugurato il 4 Luglio 1959 con un concerto del M°. Alessandro Esposito del Conservatorio di Firenze.

Caratteristiche: funziona tutto elettricamente; consolle mobile a tre tastiere e pedaliera; somieri di tipo classico a ventilabro; 70 registri sonori, 108 placchette; 49 pistoncini; 17 pedaletti di comando a segnalazione luminosa; 5 combinazioni aggiustabili generali e altrettante particolari per ciascuna tastiera e pedaliera; ritorno automatico delle placchette preparate a mano (novità assoluta sugli organi italiani); trasposizione automatica di cinque semitoni per tutto lo strumento; 4375 canne e 13 campane; 178 comandi a disposizione dell’organista.