La statua originale è di Fr. M. Bernard, monaco benedettino, ed è stata donata dal Carmelo di Lisieux, e in particolare da Madre Agnese di Gesù, al Pontificio Seminario francese in Roma. Fu solennemente benedetta, a nome del Papa Pio XI, dall’allora Cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII).
Nella targa posta alla base del monumento leggiamo:
“A S. Teresa del B.G.
Maestra d’Infanzia Spirituale
Nel cinquantesimo anniversario
del suo ingresso al Carmelo
1888 – 1938”
E’ un monumento che ha una intuizione profetica:
Santa Teresa del B.G. Dottore della Chiesa (19-10-1997):
- S. Teresa è seduta in “cattedra”, simbolo del dottorato
- ha tra le mani il Vangelo: fondamento del dottorato
- è nel gesto di chi insegna: i dottori sono i maestri nella Chiesa
- alle spalle delle colonne: i dottori sono le colonne della Chiesa
Quadro scala
Santa Teresa del B. Gesù ci appare sospesa nel cielo e avvolta dalla gloria. Con un ampio gesto delle braccia, in segno di gradita accoglienza, invita il devoto visitatore ad entrare. Ha un messaggio da comunicare: andare in Cielo per una “Piccola Via”.
“Farmi diversa da quel che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo di invenzioni: oggi non vale più la pena di salire i gradini di una scala: nelle case dei ricchi un ascensore la sostituisce vantaggiosamente. Vorrei trovare anch'io un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l'indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio; e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: “Se qualcuno è molto piccolo venga a me”. Allora sono arrivata a intuire che avevo trovato ciò che cercavo. E volendo sapere, o mio Dio, ciò che faresti al molto piccolo che rispondesse alla tua chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco quello che ho trovato: «Come una madre accarezza il figlio, così io vi consolerò: vi porterò in braccio e vi cullerò sulle mie ginocchia!». Ah, mai parole più tenere, più melodiose hanno rallegrato la mia anima! L'ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre più. O mio Dio, hai superato ogni mia aspettativa e io voglio cantare le tue misericordie” (MC 3r°, 271-272).
Il salone ha la forma di “T”, quasi a ricordare il nome di Teresa; ha uno sviluppo perimetrale di circa 200 metri. Domina il monumento al Cristo Redentore; seguono 30 quadri del pittore veronese Agostino Pegrassi a illustrare la “Piccola Via dell’Infanzia Spirituale”; un pergolato di rose, la decorazione del soffitto a cassettoni sostenuto da tre ordini di mensole con rosoni dorati, sono opera di P. Negrini. La solenne inaugurazione avvenne la Domenica di Pasqua del 17 aprile 1938.
(Storicamente è bene annotare che è stato il Carmelo di Lisieux a pubblicare un volumetto a colori con i 31 quadri allegorici per offrire ai devoti di S. Teresa del B. Gesù una valida visione della sua dottrina sull’Infanzia Spirituale. Il Prof. Pegrassi, pur seguendo il concetto originale, ha dato una chiara impronta della sua personalità artistica. Si fa presente anche che alcuni quadri sembrano ripetersi, ma illustrano un aspetto diverso, e ciò per dare meglio a comprendere quel fiducioso abbandono in Dio che è alla base dello spirito dell’Infanzia Spirituale).
Dall’Osservatore Romano, a firma di Giovanni Venni:
«L’ideatore del monumento è stato Padre Roberto di S. Teresa, il quale lanciò ai piccoli di tutto il mondo questa invocazione: “Mandate dieci centesimi: erigeremo un monumento al Salvatore, a Gesù, quale vostro omaggio”. L’iniziativa venne benedetta da Vescovi e Cardinali e dallo stesso Papa Pio X, il quale aveva avvicinato i piccoli al Maestro coll’ammetterli alla Santissima Eucarestia (Decreto della Congregazione dei Sacramenti “Quam singulari Chritus amore”, 8 agosto 1910). Era precisamente il 1909 quando Padre Roberto poteva inaugurare il Monumento in Roma, con un grandioso pellegrinaggio di bambini di tutto il mondo. Il monumento venne collocato in Roma nella chiesa di S. Maria Liberatrice del Testaccio. Quando nella chiesa dei Salesiani vennero sostituiti sugli altari i gruppi marmorei con delle tele, il monumento venne restituito ai Padri Carmelitani che lo inviarono al Santuario di Tombetta dove ora ha trovato degna sede.
Il 16 settembre 1909 Pio X, dopo l’indirizzo del Cardinale Pietro Maffi, Pio X rivolse queste parole ai piccoli convenuti da tutti i continenti: “Voi o giovani, voi o giovanetti, voi o fanciulli nelle vostre preghiere pregate per il mondo, per l’Italia, per Roma di Pietro, per coloro che vi amano e vi proteggono, per il felice iniziatore di questo omaggio singolare al SS. Redentore”.
L’opera è dello scultore Luca Arrighini di Pietrasanta di Carrara. Rappresenta la solenne figura del Redentore del Mondo che apre le sue braccia come per invitare a sé i piccoli. Ai piedi sono tre figure: una fanciullina, un giovinetto e un piccolo moretto… stanno tra fronde e fiori i piccoli, quasi a ricordare le virtù di cui è propriamente adorna l’infanzia».
(prima del I° quadro leggiamo)
“Nell’Infanzia Spirituale sta il segreto della santità.
Noi facciamo voti che questo segreto di Teresa
non resti nascosto a nessuno dei nostri figli” (Benedetto Papa XV).
1
Raffigura Teresa, da poco entrata nel Carmelo di Lisieux (lunedì 9 aprile 1888, Teresa aveva quindici anni), mentre contempla la vetta del Carmelo, simbolo di santità. Teresa medita e decide di salire la Santa montagna.
“Così, leggendo i racconti delle gesta patriottiche delle eroine francesi, in particolare quelle della Venerabile GIOVANNA D'ARCO, avevo un grande desiderio di imitarle. Mi sembrava di sentire in me lo stesso ardore da cui erano animate, la stessa ispirazione Celeste: allora ricevetti una grazia che ho sempre ritenuto come una delle più grandi della mia vita, perché a quell'età non ricevevo luci come adesso che ne sono inondata. Pensai che ero nata per la gloria, e mentre cercavo il mezzo per giungervi, il Buon Dio mi ispirò i sentimenti che ho appena scritto. Mi fece capire anche che la mia gloria non sarebbe apparsa agli occhi mortali, e che consisteva nel divenire una grande Santa!!!...” (MA, 32r°, 99).
2
I mezzi per salire la vetta della santità? I Santi, specialmente antichi, con i loro esempi e con i loro insegnamenti parlano di macerazioni, di cilici, di digiuni e di ogni altra sorta di penitenze. Teresa ne freme, ma è decisa a tutto.
“… ho capito che per diventare una santa bisognava soffrire molto, cercare sempre il più perfetto e dimenticare se stessi, ho capito che c'erano molti gradi nella perfezione e che ogni anima era libera di rispondere agli inviti di Nostro Signore, di fare poco o molto per Lui, in una parola di scegliere tra i sacrifici che Egli chiede”. Allora come nei giorni della mia prima infanzia ho esclamato: «Mio Dio, scelgo tutto. Non voglio essere una santa a metà, non mi fa paura soffrire per te, non temo che una cosa: conservare la mia volontà. Prendila, perché “scelgo tutto” quello che vuoi tu!...»” (MA, 10r°-10v, 37)
3
Lo scoraggiamento però è facile: la storia ricorda uomini senza paura, santi che si sono macerati, celebri penitenti vissuti in solitudine e privazioni; ma… è solo questa la santità? Non c’è una strada anche per i piccoli e i deboli?
“Lei lo sa, Madre: ho sempre desiderato d'essere una santa, ma, ahimé, ho sempre constatato, quando mi sono confrontata con i Santi, che tra loro e me c'è la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia, oscuro, calpestato dai piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: il Buon Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili; quindi, nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità” (MC 2r°, 271).
4
Ma ecco una ispirazione di grazia: l’Angelo che apparve ai pastori annunciando che è nato un bambino le indica una nuova via di santità. “Lasciate che i piccoli vengano a me, il Regno dei Cieli appartiene a loro...» (Mt 18,4).
“Quando un giardiniere circonda di cure un frutto che vuol far maturare prima della stagione, non è mai per lasciarlo sospeso all'albero, ma per presentarlo su una tavola brillantemente servita. Era con un'intenzione simile che Gesù prodigava le sue grazie al suo piccolo fiorellino. Lui che esclamava nei giorni della sua vita mortale in un impeto di gioia: «Padre, ti benedico perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai prudenti e le hai rivelate ai più piccoli», voleva far risplendere in me la sua misericordia. Egli si abbassava verso di me, perché ero piccola e debole, mi istruiva in segreto delle cose del suo amore. Ah, se degli studiosi, dopo aver passato la vita nello studio, fossero venuti ad interrogarmi, sarebbero stati certo stupiti nel vedere una ragazzina di quattordici anni capire i segreti della perfezione, segreti che tutta la loro scienza non può loro svelare, perché per possederli bisogna essere poveri in spirito!...” (MA 49r°, 141).
5
Se noi potessimo stringere tra le braccia il Bambino di Betlemme, come ci sarebbe più facile comprendere Dio, il suo amore e la sua volontà nei nostri riguardi. Teresa l’ha intuito: il suo cammino di santità partirà da lì, dalla capanna di Betlemme.
Era il 25 dicembre 1886, aveva tredici anni.
“Non so come mi cullassi al dolce pensiero di entrare al Carmelo, visto che ero ancora nelle fasce dell'infanzia!...Bisognò che il Buon Dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento e questo miracolo lo fece nel giorno indimenticabile di Natale. In quella notte luminosa che rischiara le delizie della Santissima Trinità, Gesù, il dolce piccolo Bambino di un'ora, cambiò la notte della mia anima in torrenti di luce... In quella notte nella quale Egli si fece debole e sofferente per mio amore, Egli mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì della sua armatura e da quella notte benedetta, non fui vinta in nessun combattimento; anzi camminai di vittoria in vittoria e cominciai, per così dire, « una corsa da
gigante!... ». La sorgente delle mie lacrime fu prosciugata e da allora si aprì solo raramente e difficilmente, cosa che giustificò quella parola che mi era stata detta: «Piangi tanto nella tua infanzia che più avanti non avrai più lacrime da versare!...» (MA 44v°, 132).
6
Diventare bambini: liberarsi da tutte le incrostazioni, da tutto ciò che ci rende meno spontanei, più calcolatori, egoisti. Non chiudere gli occhi davanti alle difficoltà della vita, ma guardare la vita con altri occhi. Ridiventare capaci di fiducia, di apertura, di amore.
“Talvolta, quando leggo certi trattati spirituali, nei quali la perfezione è presentata attraverso mille ostacoli, circondata da una folla di illusioni, il mio povero spirito si stanca molto presto; chiudo il dotto libro, che mi rompe la testa e mi inaridisce il cuore, e prendo la Sacra Scrittura. Allora tutto mi appare luminoso: una sola parola svela alla mia anima orizzonti infiniti; la perfezione mi appare facile; vedo che basta riconoscere il proprio niente e abbandonarsi come un bambino nelle braccia del buon Dio. Lasciando alle grandi anime, alle grandi intelligenze i bei libri che io non riesco a capire e ancor meno a mettere in pratica, mi rallegro di essere piccola, poiché solo i bambini e quelli che sono come loro saranno ammessi al banchetto celeste” (A padre Adolfo Roulland, 9 maggio 1897, LT 226, 2 r°).
7
Coloro che hanno scelto Cristo formano l’immensa famiglia dei Santi, unita per l’eternità in cielo e in terra. Il bene crea dei legami più forti di quelli del male.
“Ricordandomi della preghiera di Eliseo al suo Padre Elia (2 Re 2,9) quando osò chiedergli il suo duplice spirito, mi sono presentata davanti agli Angeli e ai Santi e ho detto loro: «Io sono la più piccola delle creature, conosco la mia miseria e la mia debolezza, ma so anche quanto piaccia ai cuori nobili e generosi fare del bene; quindi vi supplico, o Beati abitanti del Cielo, vi supplico di adottarmi come figlia. Per voi soli sarà la gloria che mi farete acquistare, ma degnatevi di esaudire la mia preghiera: è temeraria, lo so, tuttavia oso domandarvi di concedermi il vostro duplice Amore » (MB 4r°, 256-257).
8
Vede l’amore di Dio scendere a torrenti sulla terra, ma vede pure gli uomini che invece d’essere riconoscenti a tanto amore, lo fuggono, lo calpestano.
“«Offri a Dio sacrifici di lode e di azioni di grazie». Ecco quindi tutto ciò che Gesù esige da noi. Egli non ha affatto bisogno delle nostre opere, ma solamente del nostro amore… Ah, lo sento più che mai che Gesù è assetato: incontra solo degli ingrati e degli indifferenti tra i discepoli del mondo e tra i suoi propri discepoli; trova, ahimé, pochi cuori che si abbandonino a lui senza riserve, che comprendano tutta la tenerezza del suo Amore infinito” (MB 1v°, 243).
9
Per ogni peccatore c’è un martire, per ogni uomo che s’allontana c’è un’anima che si immola, per ogni grido di odio c’è un grido di preghiera.
“Sono solo una bambina, impotente e debole: eppure la mia stessa debolezza mi dà l'audacia di offrirmi come Vittima al tuo Amore, o Gesù! Un tempo le ostie pure e senza macchie erano le sole gradite al Dio Forte e Potente. Per soddisfare la Giustizia Divina occorrevano vittime perfette; ma alla legge del timore è succeduta la legge dell'Amore; e l'Amore ha scelto per olocausto me, debole e imperfetta creatura!... Questa scelta non è forse degna dell'Amore?... Sì: perché l'Amore sia pienamente soddisfatto, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente e che trasformi in fuoco questo niente...” (MB 3v°, 255).
10
Non è la giustizia di Dio ad aver bisogno delle nostre sofferenze, è il suo amore. E Teresa, nella sua vita, volle offrirsi vittima dell’amore misericordioso (Domenica 9 giugno 1895, Teresa aveva 22 anni).
«O mio Dio! esclamai in fondo al cuore, ci sarà solo la tua Giustizia a ricevere anime che si immolano come vittime? Il tuo Amore Misericordioso non ne ha bisogno anche lui? Da tutte le parti è misconosciuto, respinto; i cuori nei quali tu desideri prodigarlo si volgono verso le creature chiedendo loro la felicità con il loro miserabile affetto, invece di gettarsi tra le tue braccia ed accogliere il tuo Amore infinito. O mio Dio! il tuo Amore disprezzato deve restare nel tuo Cuore? Mi sembra che se tu trovassi anime che si offrono come Vittime di olocausto al tuo Amore, tu le consumeresti rapidamente; mi sembra che saresti felice di non comprimere affatto i torrenti di infinite tenerezze che sono in te. Se alla tua Giustizia piace essere soddisfatta, lei che si estende solo sulla terra, quanto più il tuo Amore Misericordioso desidera incendiare le anime, visto che la tua Misericordia s'innalza fino ai Cieli. O mio Gesù! che sia io questa felice vittima, consuma il tuo olocausto con il fuoco del tuo Amore Divino! » (MA 83v°, 238).
11
Come sarà testimone dell’amore, se l’amore si attesta con le opere? Teresa saprà raccogliere rose che nascondono spine, ciò vuol dire non lasciarsi sfuggire nessun sacrificio.
“Nessun sacrificio mi stupì, eppure, lei lo sa, Madre diletta, i miei primi passi hanno incontrato più spine che rose!... Sì, la sofferenza mi ha teso le braccia e io mi ci sono gettata con amore. Quello che venivo a fare al Carmelo, l'ho dichiarato ai piedi di Gesù Ostia, nell'esame che precedette la mia professione: «Sono venuta per salvare le anime e soprattutto a pregare per i sacerdoti». Quando si vuol raggiungere uno scopo, bisogna prenderne i mezzi ...” ( MA 69v°, 195).
12
Essere bambini vuol dire non essere capaci di riflettere sul dare e sull’avere. Vuol dire scorgere negli altri l’aspetto più bello solo perché anche il volto più deforme nasconde sempre i lineamenti di Cristo.
(Al termine del ritiro spirituale dell’8 settembre 1896 – un anno prima della morte - per invito della sorella Suor Maria, Teresa scrive il Manoscritto B, con queste riflessioni).
“Sì, mio Amato, ecco come si consumerà la mia vita!... Non ho altro mezzo per provarti il mio amore che gettare fiori, cioè non lasciar sfuggire nessun piccolo sacrificio, nessuno sguardo, nessuna parola, approfittare di tutte le cose più piccole e farle per amore!... Voglio soffrire per amore e anche gioire per amore: così getterò fiori davanti al tuo trono; non ne incontrerò uno senza sfogliarlo per te! Poi gettando i miei fiori canterò (come sarebbe possibile piangere nel fare un'azione così gioiosa?), canterò, anche quando dovrò cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e il mio canto sarà tanto più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e pungenti” (MB 4r°, 257-258).
13
Ma a che vi serviranno, Signore, i miei fiori? Le mani divine le daranno un valore infinito, e il Signore spargerà quei fiori sulla Chiesa militante e sulla Chiesa purgante.
“Soprattutto crescevo nell'amore del Buon Dio, sentivo nel mio cuore degli slanci fino allora sconosciuti, talvolta avevo dei veri e propri impeti d'amore… Allora dissi al Buon Dio che per fargli piacere avrei acconsentito a vedermi sprofondata là, affinché egli fosse amato eternamente in quel luogo di bestemmia.. Sapevo che questo non poteva glorificarlo, perché Egli desidera solo la nostra felicità, ma quando si ama si prova il bisogno di dire mille follie; se parlavo in quel modo, non era perché il Cielo non eccitasse il mio desiderio, ma allora il mio Cielo non era altro che l'Amore e io sentivo come San Paolo che niente avrebbe potuto distaccarmi dall'oggetto divino che mi aveva rapita!” (MA 52r-53v°, 147).
14
La vita sulla terra è tutta cosparsa di croci. Che fare? Ribellarsi? Teresa abbraccia semplicemente la sua croce, e prega Gesù di aiutarla.
(Teresa entra al Carmelo Lunedì 9 aprile 1888, aveva quindici anni. E questo è il giudizio sulla sua nuova vita).
“Quello che venivo a fare al Carmelo, l'ho dichiarato ai piedi di Gesù Ostia, nell'esame che precedette la mia professione: «Sono venuta per salvare le anime e soprattutto a pregare per i sacerdoti».Quando si vuol raggiungere uno scopo, bisogna prenderne i mezzi; Gesù mi fece capire che era per mezzo della croce che Egli voleva darmi delle anime, e la mia attrazione per la sofferenza crebbe a mano a mano che aumentava la sofferenza. Per 5 anni quella fu la mia strada, ma esternamente niente rivelava la mia sofferenza, tanto più dolorosa in quanto io ero la sola a conoscerla. Ah, che sorpresa avremo alla fine del mondo leggendo la storia delle anime!... quante persone si stupiranno vedendo la via per la quale la mia anima è stata condotta!...” ( MA 69v°, 195).
15
La sua debolezza costituisce la sua forza. La piccola anima a volte piange; proprio come una bambino qualunque, ma basterà solo sapere come piangere: abbracciata a Lui.
“O Gesù! come è felice il tuo uccellino di essere debole e piccolo! Che ne sarebbe di lui se fosse grande? Mai avrebbe l'audacia di comparire alla tua presenza, di sonnecchiare davanti a te!...Sì, anche questa è una debolezza dell'uccellino quando vuole fissare il Sole Divino e le nubi gli impediscono di vedere anche un solo raggio: suo malgrado gli si chiudono gli occhietti, la sua testolina si nasconde sotto l'aluccia e il povero esserino si addormenta, credendo di fissare sempre il suo Astro Amato” (MB 5r°, 262).
16
Teresa non temerà neppure le insidie del nemico (osservare i simbolici animali di rapina). Stretta, sempre più stretta al suo Gesù, trionferà…
“Ad ogni nuova occasione di lotta, quando i miei nemici vengono a sfidarmi, mi comporto da coraggiosa: sapendo che è viltà battersi in duello, volto le spalle ai miei avversari senza degnarli di uno sguardo; corro verso il mio Gesù, Gli dico che sono pronta a versare fino all'ultima goccia il mio sangue per testimoniare che esiste un Cielo. Gli dico che sono felice di non godere quel bel Cielo sulla terra, affinché Egli lo apra per l'eternità ai poveri increduli. Così, nonostante questa prova che mi toglie ogni godimento, posso però esclamare: «Signore tu mi colmi di gioia con tutto quello che fai» (Salmo 91). Perché, c'è forse una gioia più grande di quella di soffrire per tuo amore?... Più la sofferenza è intima e meno appare agli occhi delle creature, più ti rallegra, o mio Dio” (MC 7r°, 279).
17
Maria è per ognuno simbolo e prova della vicinanza di Dio. Non possiamo pensare alle mani di Cristo, al suo volto, al suo cuore, senza pensare a Maria (poesia scritta nel maggio 1897, quattro mesi prima della morte).
“Aspettando il Cielo, Madre mia diletta,
con te voglio vivere e seguirti sempre.
Madre, contemplandoti m'immergo estatica
negli abissi d'amore che in cuor ti scopro.
Il materno tuo sguardo scaccia il timore
e a piangere e a gioire esso m'insegna.
Le gioie pure e sante non disprezzi,
le condividi, invece, e le benedici”
(P 54, Perché t’amo, Maria, strofa 18).
18
Ogni anima è debole, ma Cristo no! Egli ci smaschera il male, e lo svela per ciò che davvero esso è: la rottura dell’unica amicizia che veramente valga al mondo.
“Ah, lo sento, Gesù mi sapeva troppo debole per espormi alla tentazione! Forse mi sarei lasciata bruciare tutta quanta dalla luce ingannatrice se l'avessi vista brillare ai miei occhi... Non è stato così: io ho incontrato solo amarezza là dove anime più forti incontrano la gioia e se ne distaccano per fedeltà. Quindi non ho alcun merito per non essermi abbandonata all'amore delle creature, dal momento che ne fui preservata solo per la grande misericordia del Buon Dio! Riconosco che, senza di Lui, avrei potuto cadere in basso quanto Santa Maddalena …” (MA 38v°, 119).
19
Una mano tesa indica sempre un cuore proteso a rinnovarsi, una volontà disposta a riconoscere il proprio errore. Dimostriamo che siamo dei fragili bambini, e come ogni papà Gesù ci viene incontro ancora prima di cadere.
“… sono io quella bambina oggetto dell'amore previdente di un Padre il quale non ha mandato il suo Verbo per riscattare i giusti, ma i peccatori. Egli vuole che io l'ami perché mi ha rimesso, non molto, ma tutto. Non ha aspettato che l'ami molto come Santa Maddalena, ma ha voluto che IO SAPPIA di essere stata amata di un amore di ineffabile previdenza, affinché ora io lo ami alla follia! Ho sentito dire che non si era mai incontrata un'anima pura che ami più di un'anima penitente, ah, come vorrei smentire queste parole!...” (MA 39r°, 120).
20
L’amore confidente permette all’anima d’essere pentita senza essere abbattuta, di rimpiangere il passato senza che il presente sia sterile e il futuro sia compromesso.
“Oh, quanto fui felice di ascoltare quelle consolanti parole! Mai ho sentito dire che le mancanze potevano non dar dispiacere al buon Dio: questa assicurazione mi colmò di gioia, mi fece sopportare pazientemente l'esilio della vita. Sentivo in fondo al cuore che era vero perché il Buon Dio era più tenero di una Madre. Ebbene, lei, Madre diletta, non è sempre pronta a perdonarmi le piccole indelicatezze che le faccio involontariamente? Quante volte ne ho fatto la dolce esperienza! Nessun rimprovero mi avrebbe tanto toccata quanto una sola delle sue carezze. Sono di una natura tale che il timore mi fa indietreggiare; con l'amore non solo vado avanti ma volo” (MA 80v°, 228).
21
Il profeta Isaia esclama in nome del Signore: «Come una madre accarezza il figlio, così io vi consolerò, vi porterò in braccio e vi accarezzerò sulle mie ginocchia » (Isaia 66, 12-13).
“Capisco così bene che non c'è che l'amore che possa renderci graditi al Buon Dio, che questo amore è l'unico bene che bramo. Gesù si compiace di mostrarmi l'unico cammino che porta a questa fornace Divina. Questo cammino è l'abbandono del bambino che si addormenta senza timore tra le braccia di suo Padre... «Se qualcuno è molto piccolo venga a me», ha detto lo Spirito Santo per bocca di Salomone; e questo medesimo Spirito d'Amore ha detto anche che «ai piccoli è concessa la misericordia ». In nome suo, il profeta Isaia ci rivela che nell'ultimo giorno «il Signore condurrà il suo gregge al pascolo, radunerà gli agnellini e se li stringerà al seno” (MB 1r°, 242).
22
La prima conquista è sentire che Dio è pace, serenità, armonia. Sentirlo in se stessi, vederlo nel mondo come progetto che giorno dopo giorno si realizza.
“O Madre diletta! dopo tante grazie posso cantare con il salmista che «il Signore è buono, che la sua misericordia è eterna ». Mi sembra che se tutte le creature avessero le stesse grazie che ho io, il Buon Dio non sarebbe temuto da nessuno, ma amato fino alla follia, e che per amore e non tremando, nessuna anima acconsentirebbe mai a darGli dispiacere… A me Egli ha donato la sua Misericordia infinita ed è attraverso essa che contemplo ed adoro le altre perfezioni Divine! Allora tutte mi appaiono raggianti d'amore, perfino la Giustizia (e forse anche più di ogni altra) mi sembra rivestita d'amore” (MA 83v°, 237).
23
Con l’aiuto della sorella Paolina, di Maria, ma soprattutto della Madonna, di S. Giuseppe e del suo Angelo custode, Teresa si prepara alla Prima Comunione (8 maggio 1884, aveva 11 anni).
“Ah, come fu dolce il primo bacio di Gesù alla mia anima!...
Fu un bacio d'amore, mi sentivo amata, e perciò dicevo: «Ti amo, mi dono a te per sempre». Non ci furono domande, non lotte, non sacrifici: da molto tempo, Gesù e la povera piccola Teresa si erano guardati e si erano capiti... Quel giorno non era più uno sguardo, ma una fusione, non erano più due: Teresa era scomparsa, come la goccia d'acqua che si perde in seno all'oceano. Restava solo Gesù, Egli era il padrone, il Re” (MA 35r°, 109).
24
E’ destinata ad Aiuto-Maestra delle Novizie (rappresentate dalle pecorelle) e si sente impari al grave compito, ma si affida al Buon Pastore (21 marzo 1896 ).
“Quando mi fu dato di penetrare nel santuario delle anime, capii subito che quel compito era al di sopra delle mie forze. Allora mi sono messa tra le braccia del buon Dio, come un bambino piccolo, e, nascondendo il volto tra i suoi capelli, Gli ho detto: Signore, sono troppo piccola per nutrire le tue figlie; se per mezzo mio vuoi dare loro ciò che conviene a ciascuna, riempi la mia manina e io, senza lasciare le tue braccia, senza voltare la testa, darò i tuoi tesori all'anima che verrà a chiedermi il cibo. Se ella lo trova di proprio gusto, saprò che non a me, ma a te lo deve; se invece si lamenta e trova amaro ciò che le offro, la mia pace non sarà turbata, cercherò di persuaderla che quel cibo viene da te e mi guarderò bene dal cercarne un altro per lei” (MC 22r°-22v°, 310).
25
Essere stati fanciulli ci ricorda un maestro. Teresa ne ha incontrati tanti, soprattutto nei loro scritti. Ma uno solo, il Maestro-Gesù, le ha dato ciò che il suo cuore cercava.
“Se apro un libro composto da un autore spirituale (anche il più bello, il più commovente), mi sento subito serrarsi il cuore e leggo per così dire senza capire, o se capisco, il mio spirito si ferma senza riuscire a meditare. In questa impotenza la Sacra Scrittura e l'Imitazione mi vengono in aiuto: in esse trovo un cibo solido e tutto puro. Ma è soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni, in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera piccola anima. Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi.
Capisco e so per esperienza « che il regno di Dio è dentro di noi ». Gesù non ha affatto bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Dottore dei dottori, Egli insegna senza rumor di parole. Mai l'ho udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare. (MA 83r°, 236).
26
Teresa medita il passo di Matteo 19, 13-14: «Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”».
“Lui che esclamava nei giorni della sua vita mortale in un impeto di gioia: Padre, ti benedico perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai prudenti e le hai rivelate ai più piccoli», voleva far risplendere in me la sua misericordia. Egli si abbassava verso di me, perché ero piccola e debole, mi istruiva in segreto delle cose del suo amore. Ah, se degli studiosi, dopo aver passato la vita nello studio, fossero venuti ad interrogarmi, sarebbero stati certo stupiti nel vedere una ragazzina di quattordici anni capire i segreti della perfezione, segreti che tutta la loro scienza non può loro svelare, perché per possederli bisogna essere poveri in spirito!...” (MA 48v°-49r°, 140-141).
27
Pellegrinaggio a Roma dal 4 novembre al 2 dicembre 1887. 20 novembre: udienza del pellegrinaggio con Papa Leone XIII. E Teresa gli chiede di poter entrare al Carmelo a quindici anni. E il Papa le risponde: “Ebbene, figlia mia… faccia ciò che i suoi Superiori le diranno”.
“A Roma, Gesù bucò il suo giocattolino: voleva vedere cosa c'era dentro e dopo averlo visto, contento della sua scoperta, lasciò cadere la sua pallina e si addormentò. Cosa fece durante il suo dolce sonno e cosa ne è stato della pallina abbandonata?... Gesù sognò che si divertiva ancora con il suo giocattolo; ora lo lasciava e ora lo prendeva, e dopo averlo fatto ruzzolare ben lontano se lo stringeva al cuore, e non permetteva più che si allontanasse dalla sua manina... Lei capisce, Madre diletta, quanto fosse triste la pallina nel vedersi per terra... Eppure non smettevo di sperare contro ogni speranza” (MA 63v°, 177-178).
28
Durante il pellegrinaggio a Roma, si ferma a Milano e per la prima volta sale in ascensore. Da questa esperienza è nata la conferma che anche per i piccoli, nella vita spirituale, non ci sono barriere.
“Siamo in un secolo di invenzioni: oggi non vale più la pena di salire i gradini di una scala: nelle case dei ricchi un ascensore la sostituisce vantaggiosamente. Vorrei trovare anch'io un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l'indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio; e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: Se qualcuno è molto piccolo, venga a me... L'ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre più” (MA 3r°, 271).
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Verso Dio, giudice degli uomini e del tempo, la piccola anima si muoverà con grazia e serenità, con le mani spalancate, di chi non ha più nulla perché ha dato tutto, e di chi ha capito che non occorreva meritare molto, ma amare molto.
“Riconoscendo me qual vostro re, - nascosto dai tratti d'un bambino,
cantato avete il mio Natale - e fino a me siete giunti in volo.
Io amo voi, o pure fiamme, - angeli del mio soggiorno eterno;
ma al par di voi io amo l'anime, - sì, l'amo d'un amore grande.
Per me stesso io le ho fatte, - ho fatto infiniti i desideri loro.
La più piccola anima che m'ami - diviene per me il Paradiso!”.
(Gli Angeli al presepe di Gesù).
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Ultimo quadro della “Piccola Via” e ultimo momento della vita: Teresa si presenta al Padre Celeste con il Volto del Figlio e accompagnata dalla Madonna. E delle sue opere? E’ a mani vuote! (“Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore Misericordioso del Buon Dio”, festa della Santissima Trinità, 9 giugno dell’anno di grazia 1895).
“Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi. Voglio dunque rivestirmi della tua propria Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso. Non voglio altro Trono e altra Corona che Te, o mio Amato! Ai tuoi occhi il tempo è nulla: un giorno solo è come mille anni. Tu puoi dunque prepararmi in un istante a comparire davanti a te” (Pr 6 2r°).
(dopo l’ultimo quadro leggiamo)
“Lodiamo il Signore che ci ha riservato
di raccogliere le promesse di questa cara Stella
che è S. Teresa del B.G.
Miracolo di virtù
e prodigio di miracoli” (Papa Pio XI).