Fabio Refosco

CPLA

Una riflessione sulla mia esperienza di alternanza scuola-lavoro

A fine febbraio ho svolto il mio primo stage per due settimane nell’azienda denominata “GIBAPLAST s.a.s.” a Gazzada Schianno, un paese poco distante dal centro di Varese. La scelta dell’azienda è stata semplice, mi è stata consigliata da mio fratello che, anni fa, ha svolto il periodo di tirocinio proprio in quel luogo. La ditta nasce come produttrice esclusiva di acetato di cellulosa in granuli colorati, per poi aumentare la produzione con propinato e nylon. Per arrivare al prodotto finito, si compiono diversi passaggi e i principali sono la campionatura del colore con la creazione di esso in laboratorio e la produzione con il processo di estrusione.

Durante il periodo di stage ho aiutato e svolto diverse mansioni. Il primo giorno mi è servito come presentazione, infatti ho conosciuto il personale e ho visitato i reparti dove mi sono stati spiegati i dettagli dell’azienda e della produzione. Dal giorno successivo ho iniziato ad aiutare nei laboratori per la campionatura del colore del nylon e questo processo mi ha affascinato molto: non avevo mai riflettuto su come dietro a un semplice oggetto di un qualsiasi colore, ci sia uno studio per formare la perfetta miscela di coloranti che spesso richiede tempo e continue prove.

I laboratori sono adibiti quasi esclusivamente per la campionatura del colore; infatti, contengono ricettari, bilance, polveri e pigmenti colorati, lo spetto fotometro e una piccola pressa, nonostante contengano anche macchinari per le prove come la trazione o il controllo dell’umidità. I reparti comprendono, invece, macchinari per l’estrusione composti da estrusori, vasche per il raffreddamento in acqua e la successiva asciugatura ad aria e macchine “taglierine” per la riduzione in granuli. Oltre a questi, nei reparti possiamo trovare una moltitudine di bilance, macchine per l’assorbimento di umidità, miscelatori e tutto il necessario per garantire il prodotto finito al cliente.

Durante la giornata lavorativa, mi sono spostato molto e non ho praticato sempre la solita attività: quando il materiale colorato era pronto in laboratorio, lo portavo nella macchina dove lo caricavo per l’estrusione e, alla fine del processo, lo riprendevo e portavo nella pressa per stampare delle piastrine che sarebbero state verificate dal colorista per confermarle, e dunque dare il via alla produzione, o rifiutarle e riprodurle un’altra volta riiniziando il ciclo.

Nei momenti “morti”, quando ero in attesa di un pezzo o della campionatura, mi sono reso sempre disponibile chiedendo ai dipendenti se avessero bisogno di un aiuto o più semplicemente prendendo la scopa e pulendo per terra. 

Penso che la mia esperienza sia stata positiva e sono stato fortunato nel trovare un personale amichevole, preparato e in grado di spiegarmi e aiutarmi a seconda dei miei bisogni. L’azienda è piccola, con poche persone, e penso sia il motivo per cui i dipendenti sono molto competenti durante tutto il processo di lavorazione e non solamente nei pochi passaggi ai quali sono addetti.

Lo stage è dunque un ottimo metodo per introdurre gli studenti nel mondo del lavoro e mostrare come gli argomenti studiati vengano applicati al di fuori della scuola.