Negli ultimi decenni gli scienziati stanno studiando tecniche per produrre le bioplastiche, tipi di plastiche biodegradabili e compostabili (che si decompongano senza rilasciare sostanze nocive).
Si definiscono biodegradabili quei materiali che hanno la capacità di decomporsi in natura grazie all’azione di microrganismi e batteri abbinata alla luce solare o di altri agenti atmosferici naturali. A seconda della presenza o meno dell’ossigeno, la degradazione può avvenire in maniera aerobica o anaerobica. Questo processo deve compiersi nell’arco di sei mesi e gli elementi che ne derivano possono essere assorbiti nel terreno sotto forma di acqua, anidride carbonica, sali minerali, e altri elementi.
Compostabile è un materiale che, dopo essersi degradato, viene trasformato in compost, una sostanza ricca di proprietà nutritive solitamente utilizzata come concime per arricchire il terreno. Secondo la normativa europea, affinché un prodotto possa avere la dicitura “compostabile” deve essere biodegradabile nell’arco di soli 3 mesi e deve superare i test di ecotossicità come prova che esso non possa esercitare alcun effetto negativo all’ambiente. Un classico esempio di compost sono gli scarti di potature, avanzi di frutta e verdura.
Un rifiuto, per essere definito compostabile, deve essere inevitabilmente biodegradabile mentre, al contrario, un materiale biodegradabile non è necessariamente compostabile perché, ad esempio, potrebbe non disintegrarsi a sufficienza durante un ciclo di compostaggio. La principale differenza tra i due termini sta quindi essenzialmente nei tempi della degradazione. Inoltre ciò che è compostabile torna alla terra come sostanza nutritiva sotto forma di compost, mentre il biodegradabile torna alla natura sotto forma di sali minerali e altri elementi semplici.
Quindi un materiale biodegradabile non è automaticamente compostabile.
Solo le plastiche compostabili possono essere smaltite nell'umido, insieme agli scarti domestici per essere trasformati in compost. Per riconoscere le plastiche compostabili bisogna controllare che siano certificate secondo lo standard europeo EN13432 e che riportino uno dei seguenti simboli accompagnato dalla dicitura "compostabile".
L'associazione ambientalista Greenpeace, in un recente report ("Il Pianeta usa e getta. Le false soluzioni delle multinazionali alla crisi dell'inquinamento da plastica") afferma che né i biopolimeri, né la plastica riciclabile, né l'uso della carta (al posto della plastica) sono soluzioni all'inquinamento da plastica. La soluzione invece è impegnarsi a ridurre i rifiuti, soprattutto in plastica monouso. I produttori di beni di largo consumo dovrebbero impegnarsi ad eliminare la plastica monouso, riducendo l'uso di imballaggi e contenitori di plastica immessi nel mercato e investire in sistemi di distribuzione basati sullo sfuso e sulla ricarica.