Memoria e Territorio
Memoria e Territorio
Corso di fotografia
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docente: Ciro Vitalestudenti: Claudia Adamo, Arianna Andreoletti, Giulia Arena, Nicola Aureli, Laura Berdini, Federico Berretta, Jasmine Sofia Berroug, Sara Bisegna, Samuel Capizzi, Francesco Cassiani Ignoni, Sabrina Castellan, Ludovica Cerqua, Ionut Cojocaru, Roberto Coppotelli, Irene Dello Stritto, Gabriele Di Berardino, Alessandro Di Giuseppe, Giulia Di Norcia, Michele Farnesi, Ludovica Farris, Laura Galeazzi, Valentina Gianni, Daniele Giardini, Federico Giubilei, Sara Laddaga, Chiara Leali, Aurora Mancinelli, Valentina Mancinelli, Michela Marcangeli, Camila Martinez, Virginia Mattei, Erika Pignotti, Federica Quaranta, Damiano Ricci, Francesca Riti, Federica Romano, Simona Rosiello, Camilla Sacchi, Marco Toscano, Claudia Tuzi, Federica Vicino, Chiara Vidaudocente partecipante: Anita Sciò
Lo sguardo oltre
“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”. È da questa affermazione della fotografa statunitense Diane Arbus (New York 1923 - Greenwich Village 1971) che si coglie il senso più poetico della pratica fotografica.Fotografare significa operare un disvelamento di qualcosa che la superficialità del nostro sguardo ci ha sempre impedito di vedere, dettagli nascosti fino al momento del click, quel piccolo rumore che, per chi fotografa con passione, risuona come una straordinaria melodia.Il tempo, tutto quello necessario a produrre un solo scatto, è in realtà tempo che dedichiamo a interrogare noi stessi, a cercare di capire in che relazione siamo col mondo e come sia possibile realizzare bellezza attraverso l’osservazione delle cose, anche quelle più piccole e apparentemente insignificanti per la quasi totalità degli sguardi; del resto, la storia della fotografia si articola in un complesso dualismo fra due differenti imperativi: quello di restituire bellezza e quello di affermare la verità.Chi è il fotografo, se non chi riesce ad avere uno sguardo diverso; chi ha scelto di avere un’estensione del proprio occhio nell’obiettivo di una macchina da presa; chi, nell’era dell’immagine ipermediale, riesce invece a fermarsi per riflettere a lungo su come raccontare il soggetto, sia esso un bel viso, una fabbrica o una discarica di rifiuti.Nel suo saggio sulla fotografia del 1978, la scrittrice newyorkese Susan Sontag definisce la figura del fotografo dicendo: “Il fotografo saccheggia e insieme conserva, denuncia e insieme consacra”.La fotografia, come del resto tutte le pratiche artistiche, si fonda su un sottile equilibrio di elementi, la conoscenza tecnica mista alla sensibilità di sguardo, il coraggio di guardare le cose nel loro aspetto essenziale, talvolta nella loro veste più cruda. È questo l’eroismo della visione, un modo ‘eccentrico’ di interpretare il mondo secondo logiche non conformi al ‘normale’ senso comune.Nella riproducibilità tecnica della fotografia persiste quindi un elemento di unicità: lo sguardo, che fa da filtro alla sensibilità, alla storia, alla memoria di ognuno. In questo caso il punto di vista è di quarantadue giovani studenti appassionati di fotografia che ci offrono in dono il loro sguardo in un’attenta analisi sul territorio in cui viviamo quotidianamente. Un territorio svelato in un’elegante raccolta di immagini, racconti visivi della passione e della qualità di un percorso durato quasi un intero anno scolastico, che oggi trova compimento in questa mostra.A loro vanno i miei sinceri complimenti e l’augurio che questa passione possa durare nel tempo, perché fotografare ci cambia la vita.Fotografare rende unico il nostro sguardo.
“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”. È da questa affermazione della fotografa statunitense Diane Arbus (New York 1923 - Greenwich Village 1971) che si coglie il senso più poetico della pratica fotografica.Fotografare significa operare un disvelamento di qualcosa che la superficialità del nostro sguardo ci ha sempre impedito di vedere, dettagli nascosti fino al momento del click, quel piccolo rumore che, per chi fotografa con passione, risuona come una straordinaria melodia.Il tempo, tutto quello necessario a produrre un solo scatto, è in realtà tempo che dedichiamo a interrogare noi stessi, a cercare di capire in che relazione siamo col mondo e come sia possibile realizzare bellezza attraverso l’osservazione delle cose, anche quelle più piccole e apparentemente insignificanti per la quasi totalità degli sguardi; del resto, la storia della fotografia si articola in un complesso dualismo fra due differenti imperativi: quello di restituire bellezza e quello di affermare la verità.Chi è il fotografo, se non chi riesce ad avere uno sguardo diverso; chi ha scelto di avere un’estensione del proprio occhio nell’obiettivo di una macchina da presa; chi, nell’era dell’immagine ipermediale, riesce invece a fermarsi per riflettere a lungo su come raccontare il soggetto, sia esso un bel viso, una fabbrica o una discarica di rifiuti.Nel suo saggio sulla fotografia del 1978, la scrittrice newyorkese Susan Sontag definisce la figura del fotografo dicendo: “Il fotografo saccheggia e insieme conserva, denuncia e insieme consacra”.La fotografia, come del resto tutte le pratiche artistiche, si fonda su un sottile equilibrio di elementi, la conoscenza tecnica mista alla sensibilità di sguardo, il coraggio di guardare le cose nel loro aspetto essenziale, talvolta nella loro veste più cruda. È questo l’eroismo della visione, un modo ‘eccentrico’ di interpretare il mondo secondo logiche non conformi al ‘normale’ senso comune.Nella riproducibilità tecnica della fotografia persiste quindi un elemento di unicità: lo sguardo, che fa da filtro alla sensibilità, alla storia, alla memoria di ognuno. In questo caso il punto di vista è di quarantadue giovani studenti appassionati di fotografia che ci offrono in dono il loro sguardo in un’attenta analisi sul territorio in cui viviamo quotidianamente. Un territorio svelato in un’elegante raccolta di immagini, racconti visivi della passione e della qualità di un percorso durato quasi un intero anno scolastico, che oggi trova compimento in questa mostra.A loro vanno i miei sinceri complimenti e l’augurio che questa passione possa durare nel tempo, perché fotografare ci cambia la vita.Fotografare rende unico il nostro sguardo.
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Buzzi Unicem, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Aeroporto, Guidonia
Piazza Matteotti, Guidonia
Piazza Matteotti, Guidonia
Piazza Matteotti, Guidonia
Piazza Matteotti, Guidonia
Piazza Matteotti, Guidonia
Guidonia
Montecelio
Montecelio
Montecelio
Montecelio
Montecelio
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Tivoli
Tivoli
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Sant'Angelo Romano
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