La pena di morte


La pena di morte è un diritto umano o un dovere sociale?

La storia della pena di morte ha origini remote, risalenti all’antica Mesopotamia e si è diffusa in varie civiltà, comprese quella greca e romana. Sebbene un tempo fosse considerata essenziale per mantenere l’ordine sociale, nel corso del tempo sono emersi movimenti contrari, spinti da ragioni etiche e umanitarie. Attualmente alcuni paesi l’hanno abolita, mentre altri la praticano solo in circostanze specifiche, evidenziando un trend globale orientato verso la sua abolizione.

Sono fermamente contraria alla pena di morte perché ritengo che la vendetta non sia un motivo sufficiente per giustificare la violazione di un diritto fondamentale come la vita.

Alcuni potrebbero tuttavia sostenere che la pena di morte sia necessaria per dissuadere potenziali criminali dal commettere gravi reati. Altri sostengono che determinate azioni meritino una punizione così estrema come forma di giustizia risolutiva.

Entrambi questi argomenti, tuttavia, possono essere confutati alla luce dei principi di giustizia e umanità. Chi sostiene che la pena di morte sia necessaria per dissuadere altri dal commettere crimini potrebbe ignorare il fatto che numerosi studi hanno dimostrato che non esiste una correlazione diretta tra la presenza della pena di morte e la diminuzione della criminalità. Inoltre l’idea che la minaccia di essere giustiziati possa scoraggiare i potenziali criminali non tiene conto dei molteplici fattori che influenzano il comportamento umano, come la disuguaglianza sociale, la povertà e la salute mentale. La vendetta come motivazione per la pena di morte, inoltre, è contraria al principio di legalità. Come sosteneva il filosofo Cesare Beccaria, la punizione dovrebbe essere proporzionata al crimine e mirare alla rieducazione del colpevole, non alla vendetta. Al contrario si dovrebbe cercare di comprendere le cause profonde della criminalità e lavorare per creare una società più giusta ed equa per tutti i suoi membri.

Oggi sarebbe giusto favorire l’abolizione della pena di morte, sottolineando il valore della vita umana e la possibilità di redenzione e rieducazione anche per i criminali più pericolosi. Questo principio si basa sull’idea che ogni individuo abbia una dignità intrinseca, indipendentemente dai propri atti, e che la pena di morte vada contro il rispetto per la sacralità della vita umana.

Giorgia Liò, 3F