I resti dell’auto di Giovani Falcone a Crotone: un messaggio di legalità


Il 30 gennaio gennaio 2023, nel piazzale antistante al Tribunale di Crotone è stata esposta la teca “Quarto Savona 15”, l’auto della scorta del Giudice Giovanni Falcone che è morto in un attentato mafioso insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della sua scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e il caposcorta Antonio Montinaro. Si tratta della Fiat Croma che è saltata in aria il 23 maggio 1992, nella cosiddetta “Strage di Capaci”, vicino Palermo, avvenuta per mano di “Cosa Nostra”.

Tutti i cittadini e gli alunni delle scuole hanno partecipato a questa manifestazione, compresa la nostra, che ha coinvolto una rappresentanza di discenti tra le classi terze.

Erano presenti il Questore, i carabinieri, i militari, le rappresentanze politiche della città, ma particolarmente toccante è stato l’intervento della Signora Montinaro, Presidente dell’associazione “Vittime di mafia”, vedova di Antonio Montinaro, capo scorta del Giudice Falcone. La sua testimonianza è stata commovente perchè ha raccontato la storia di suo marito, il dolore per la sua perdita e soprattutto ha aggiunto che “la bomba di Capaci è entrata in casa sua e lei e la sua famiglia ne portano ancora i segni addosso”.

Quando succedono queste tragedie, la perdita non è di una sola famiglia, ma di tutti, di un intero Stato, che si lascia soggiogare e mettere in ginocchio dalla Mafia.

La signora Montinaro, ha giustamente affermato che se le cose stanno così, non dobbiamo arrenderci e pensare che sia giusto, ma possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo.

Proprio come hanno fatto i giudici Falcone e Borsellino che, grazie al loro senso di giustizia, hanno sferrato il più grande attacco alla Mafia mai condotto in Italia, arrivando ad un maxi-processo conclusosi il 16 dicembre 1987 con 360 condanne e 114 assoluzioni.

Purtroppo il loro operato ha avuto delle tragiche conseguenze, li ha costretti a vivere sotto scorta, sono diventati “nemici pubblici” di Cosa Nostra, che li ha condannati a morte.

Nel tentativo di non rendere vano, ciò che questi eroi hanno fatto per il bene comune, tutti noi dobbiamo impegnarci a credere nella giustizia e nella legalità, denunciando ciò che va contro questi principi.

Anche se è normale avere paura, non dobbiamo farci opprimere da questo sentimento perché solo così possiamo sperare che qualcosa possa cambiare e rendere migliore il nostro futuro e quello del nostro Paese.

Marta De Sole 3F