Il prof. Borelli, in questo articolo, delinea quali sono le origini filosofiche della moderna teologia liberale, null'altro che la raffinata incredulità che fornisce una giustificazione intellettuale e plasma la mentalità corrente come pure le chiese ad essa compiacenti.
Riporto una serie di citazioni tratte dall'opera di F. Engels: "Ludovico Feurbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca", cosi come sono state rese nelle "Edizioni in lingue estere", Mosca 1947.
Le osservazioni engelsiane, forse sarebbe meglio dire considerazioni, possono aiutare a capire molti aspetti del nostro attuale modo di pensare e, addirittura, di credere.
"La verità che la filosofia doveva conoscere era per Hegel ...nel processo della conoscenza stessa ...nella lunga evoluzione storica della scienza,che si eleva dai gradi inferiori ...a gradi sempre più alti, senza però giungere mai, attraverso la scoperta di una cosiddetta verità assoluta, al punto in cui non si può più avanzare..." (p.9).
"Si lascia correre la <verità assoluta>...e si dà la caccia ...alle verità relative accessisibili per la via delle scienze positive..." (p.13); "la politica era ...un terreno assai spinoso,e perciò la lotta principale fu contro la religione... Il primo attacco lo aveva dato la <Vita di Gesu> di Strauss nel 1835.
Alla teoria della formazione dei miti evangelici svolta in questo libro si oppose più tardi Bruno Bauer, dimostrando che una grande parte delle narrazioni evangeliche vennero inventate dagli autori stessi" (p.15): "La natura esiste indipendentemente da ogni filosofia; essa è la base sulla quale siamo cresciuti noi uomini, che siamo pure prodotti della natura; oltre alla natura e agli uomini, non esiste nulla,e gli esseri più elevati ...sono soltanto il riflesso fantastico del nostro proprio essere"(p.16); "Non è il bisogno di consolazione religiosa, ma l'imbarazzo, proveniente dalla generale ristrettezza mentale, circa quello che si dovesse fare dell'anima dopo la morte del corpo ...che ha condotto alla noiosa finzione dell'immortalità personale" (p.18).
"Egli (Feuerbach) non vuole affatto sopprimere la religione, egli vuole completarla ...E cosi l'amore sessuale e il legame sessuale vengono divinizzati come <religione>,unicamente perché non scompaia dal linguaggio la parola religione, cara alla memoria idealista" (pp. 30,31); "Esiste del resto un legame molto stretto tra l'alchimia e la religione. La pietra filosofale ha molte proprietà analoghe a quelle divine,e gli alchimisti greco-egiziani dei primi due secoli dell'era volgare hanno avuto la loro parte nella formazione della dottrina cristiana,come provano i dati forniti da Kopp e Berthelot" (pp. 31,32).
"Le ideologie ancora più elevate,cioè ancora più lontane dal sostrato materiale, economico, prendono la forma della filosofia e della religione... la religione è sorta, in un'epoca molto lontana e primitiva, dalle rappresentazioni sbagliate e primitive degli uomini circa la loro natura e la natura esteriore che li circonda" (pp. 53,54)
"La nuova religione mondiale, il cristianesimo,era già sorta silenziosamente da una miscela di teologia orientale, specialmente giudaica,e di filosofia greca, specialmente stoica, volgarizzata... Nel Medio Evo, nella misura in cui il feudalesimo si sviluppava, il cristianesimo si trasformava nella religione corrispondente al feudalesimo con una corrispondente gerarchia feudale. E quando sorse la borghesia... si sviluppò l'eresia protestante... con gli Albigesi..." (p.55).
I periodi citati consentono di tracciare alcune linee-guida che,in modo conscio o inconscio, governano non solo le nostre modalità di interpretare avvenimenti, persone,situazioni, ma, soprattutto, condizionano i nostri comportamenti quotidiani. Queste linee-guida possono essere riassunte nelle seguenti affermazioni:
1) esiste una lunga evoluzione storica della verità che da gradi inferiori arriva a gradi sempre più alti,
2) questa verità non è qualcosa di assoluto, ma un insieme di verità relative accessibili alle scienze positive,
3) in società governate da modi di produzione arretrati,la lotta politica parte dalla religione,per impostare -come punto d'arrivo- la questione del potere e della trasformazione della società,
4) non esistendo nulla oltre la natura e gli uomini, va da se che i racconti religiosi - in questo caso le narrazioni evangeliche - sono o miti collocati nei gradi inferiori dell'evoluzione storica, o pure invenzioni,
5)essendo la natura e l'uomo le uniche realtà, le consolazioni religiose sono prima ancora che false, inutili; l'immortalità personale è una "noiosa finzione" come inutile è il voler preservare una qualche funzione alla religione,
6) la religione, d'altra parte, prende forma nel periodo più primitivo dell'evoluzione storica dell'uomo ed è destinata a estinguersi nei gradi superiori dell'evoluzione storica medesima.
In ultima analisi il processo storico, riportando gli uomini al loro sostrato materiale,evidenzierà in modo incontrovertibile non solo l'inutilità della religione-cristiana in particolare - ma anche i vari strati che la compongono (pietra filosofale e proprietà divine). Alla base di queste perentorie asserzioni, vi è la ricerca di una dimensione perduta, la coscienza di una espropriazione subita, che ha portato la specie umana a doversi affidare al mondo fantastico della religione. Questa dimensione perduta fu a suo tempo descritta da Michele Federico Sciacca con una espressione pregnante: "Una presunta pienezza di diritto originaria". Il recupero di questo diritto originario,comporta la fine della religione -cristiana in particolare- che di quel diritto è un pallido surrogato.
Spero non sfugga come questa pienezza originaria, si collochi non al livello delle verità relative delle scienze positive, ma a quello ben più metafisico della <verità assoluta>, cosi come nel processo della conoscenza e della sua evoluzione, non è chiaro come esseri primitivi con un bagaglio di rappresentazioni sbagliate circa la loro natura e quella circostante, abbiano potuto godere di quella "pienezza di diritto originaria".
Infine,e qui veniamo al cuore della questione,come scritto all'inizio, le tesi espresse da Engels, sono oggi "patrimonio" acquisito dell'uomo medio. Le nostre modalità di ragionamento sono il più delle volte improntate a modelli evolutivo-progressivi, si pensi soltanto all'espressione "essere al passo coi tempi", unitamente alla convinzione dell'ampliamento dei diritti che avrebbero la loro radice in un diritto originario, violentato dal Cristianesimo.
In queste condizioni e con questi presupposti, la teologia cristiana diventa inutile e superflua. La tradizione protestante-liberale, alludo qui principalmente a Adolf von Harnack, si è illusa di trovare una conciliazione grazie alla cosiddetta "teologia scientifica", importante al riguardo la controversia con il giovane Barth. Questo tentativo,come quelli attuali che in un modo o nell'altro ripercorrrono la stessa strada con modalità di pensiero in parte simili, si risolse in un fallimento perché, nonostante le pretese di "scientificità", non aveva seriamente fatto i conti, cosi come gli attuali confusi tentativi, con le premesse del pensiero contemporaneo.
Non basta aggiungere la parola "scientifico" (o "razionale"), perché si trovi udienza presso gli interlocutori contemporanei, per i quali il Cristianesimo e la sua teologia sono semplicemente inutili, se non addirittura dannosi al fine della liberazione e del progresso umani.
La teologia "liberale" fallisce proprio nella sua pretesa di voler dare un "dio" a chi non lo chiede, non lo vuole e non lo cerca.
Con umiltà da parte di tutti noi,conviene meditare le parole che Davide ha pronunciato in presenza di Gad: "Io sono in una grande angoscia! Ebbene, ch'io cada nelle mani dell'Eterno, giacché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada nelle mani degli uomini!" (1 Cronache 21:13).
Giovanni Borelli