Ecco diverse ragioni per le quali è utile, per un cristiano, studiare la filosofia.
1. Rafforza la fede. Per un cristiano l'utilità maggiore di studiare la filosofia è sfidare, mettere alla prova, ciò in cui crede. Questa ragione è uno dei punti qualificanti dell'essere "debitamente istruito". Questo metodo rafforza legittima la verità cristiana (biblica), non la distrugge. Questa Verità, infatti, è l'unica verità che l'essere umano potrà conoscere durante la sua vita terrena. Attraverso la filosofia, il cristiano dotato di spirito di discernimento può edificare un sistema di fede solido ed impenetrabile.
2. Epistemologia ed i limiti dell'empirismo. La filosofia sfida il modo in cui noi conosciamo una qualsiasi cosa. L'empirismo (induzione, metodo scientifico, ragionamento sulla base delle osservazioni, ecc.) può solo fornire conoscenz "probabili". Ora, questa probabilità può avvicinarsi al 99,9% della certezza (raramente), ma non sarà mai verità immutabile. Praticamente tutte le filosofie concordano su questo punto. L'empirismo funziona abbastanza bene nel campo delle scienze più "obiettive", ma nelle scienze umane esso perde gran parte della sua validità. Per esempio, la sociologia non potrà mai prescrivere, ma solo descrivere. Non ci sono "si deve" nell'essere, quel che è, il campo della sociologia. Lo stesso vale per la psicologia. Di fatto la Bibbia può essere il solo fondamento per la conoscenza dell'anima (psiche significa anima, spirito, e "logia" significa studio di. Dio ha creato l'anima, il cuore umano, ed è Lui il solo che possa comprenderla ["Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? «Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni»" (Geremia 17:9-10). Dio ha rivelato le Sue direttive per la mente ed il comportamento e noi possiamo comprendere e conoscere ciò che ci si aspetta da noi.
3. Logica. La logica è una suddivisione della filosofia (forse, però, non dovrebbe essere così, perché governa ogni disciplina). Tutti dovrebbero imparare a ragionare in modo logico ed evitare cosÎ gli errori di ragionamento, chiamati sofismi o fallacie (quando sono intenzionali, cioè atti fatti per ingannare, o un paralogismo (errore inconsapevole). Vedi qui una classificazione delle fallacie. Anche se uno parte da premesse legittime, un ragionamento errato o fallacia, può condurre a conclusioni sbagliate. A motivo dei dettagli in cui ci si addentra in questo campo, la logica dovrebbe essere insegnata separatamente dalla filosofia di base.
4. Risolvere il conflitto fra fede e ragione. La ragione ha un punto di partenza che dovrebbe essere risolto in una filosofia prima: premess, presupposto, assioma, assunto, pregiudizio, e numerosi altri sinonimi indicanti il luogo da dove ci si incammina le proprie credenze di base. Come tale, ogni filosofia parte da una "fede" che equivale alla "filosofia prima". Ecco, così, come il cristiano con la sua fede mette in questione le altre forme di "fede". Il conflitto fra fede e ragione nella storia della filosofia ha da sempre creato molta confusione. Di fatto, non c'è alcun conflitto - c'è solo la comprensione necessaria della vera natura di ciascuna d'esse. Quando solo si fa un'affermazione di fedeGià è stata applicata una ragione complessa.
5. Definizioni e sinonimi. La filosofia dovrebbe trattare delle precise definizioni ed il loro uso coerente attraverso il proprio sistema. Per esempio, pochi cristiani, oggi comprendono il significato dei termini "amore" e "fede" così come vengono usati nella Bibbia. La definizione di amore è: applicazione diligente e con spirito di sacrificio di ogni direttiva data da Dio nelle Sacre Scritture, cioè, amore è applicazione della legge con spirito di abnegazione. È così che il punto focale della filosofia dovrebbe essere creare e fare unso di definizioni e sinonimi. Non essere in grado di collegare fra di loro isinonimi è uno dei problemi più grandi sia nella teologia che nella filosofia. Se per una parola vi sono dieci sinonimi, e si discute ciascuno di essi senza collegarli l'uno all'altro, sembrerebbe che vi fossero discussidieci concetti differenti. Un esempio biblico è quello di fede e speranza: sono concetti praticamente identici, è solo questione di sfumature. Grazia, misericordia, giustoizia ed amore sono concetti molti vicini, ma sono spesso usati come se fossero concetti totalmente diversi.
6. La complessità del linguaggio. Il linguaggio è stato definito come l'unione ipostatica fra sensibile ed intellegibile. Questa affermazione è complessa e si avvale di concetti provenienti da Kant, dall'idea greca di "sostanza" ["ipostasi", fondamento dell'essere, essere ultimo, la cosa in sé, "ciò che è", ecc. e si trova in Ebrei 11:1: "La fede è fondamento delle cose che si sperano" (CEI), "la fede è una sussistenza delle cose che si sperano" (Diodati)]. Questo solo fa pensare alla complessità della semplice struttura del linguaggio. La complessità della comunicazione linguistica non può essere "appresa" soo nel tempo che chiamiamo fanciullezza, quello in cui apprendiamo i rudimenti della vita. Non esistono "lingue primitive". Alcune lingue del terzo mondo possiedono fino a 200 parole per indicare il concetto di "libero". No mettiamo i verbi al centro della frase. I tedeschi li mettono al termine delle loro frasi. Le affermazioni di una lingua non possono essere pienamente tradotte in un'altra lingua. La comunicazione linguistica è un argomento estremamente complesso. Senza definizioni precise il ragionamento è impossibile.
Quali implicazioni questo comporta per i cristiani? (1) La traduzione dall'ebraico e dal greco in italiano non è una questione semplice. Nel comprendere i testi biblici, quindi, bisogna considerare questa complessità. (2) Proprio perché la comunicazione è così complessa che è necessario lavorare più intensamente per essere precisi quando parliano e scriviamo. Dio ha fatto us della complessità delle sue ammonizioni per chiarire e correggere difetti di comunicazione (per esempio, Matteo 5:23; 5:27; Efesini 4:26). (3) Il conflitto tradizionale (apparente) fra fede e ragione non può nemmeno essere spiegato senza la complessità della ragione che è inerente ed integrale a qualsiasi affermazione su questi temi. La fede, inoltre, è presupposta pure nella possibilità stessa del linguaggio. Di fatto, fede e ragione non possono essere separate l'una dall'altra. Abbiamo bisogno di definizioni accurate, chiarimenti, logica, coerenza, struttura e gli altri concetti che edificano la propria filosofia o religione.
7. La complessità ed i miti delle "prove". Tutti i ragionamenti iniziano da punti di partenza e, se si eseguono correttamente, si muovono dai principi primi (così come abbiamo discusso). Questi principi presuppongono una fede e sono chiamate credenze fondamentali - cioè credenze che stanno alla vase del sistema che è costruito su di esse. La prova o dimostrazione può essere fatta solo all'interno di quel sistema. Non si può provare ad un ateo che Dio esiste a partire dal sistema biblico. L'ateo parte dal presupposto che Dio non esiste e quindi non ci sarà ragionamento tale che possiamo fare che possa convincerlo che lui si sbaglia. Quand'anche accettasse alcune delle nostre argomentazioni, egli sarà così incoerente con il proprio sistema, e quindi, si dimostrerà irazionale. Allo stesso modo egli non può attaccare il nostro sistena di cristianesimo (presumendo che sia ben costruito) perché ammettere la possibilitrà che Dio non esista sarebbe incoerente con il nostro sistema. Allo stesso modo, ogni sistema filosofico, come quello di Leibniz, Kant, Hegel, Kierkegaard, Nietzsche, e Wittgenstein, non possono essere dimostrati veri a coloro che sono su posizioni diverse perché i fondamenti su cui si basano sono diversi. È così che ogni valido ragionameto si comprova circolare e come ogni sistema comprenda "una fede", cioè principi primi o "propriamente fondamentali" che sono loro presupposti. Su questa base ogni argomentazione cosmologica ed ontologica per l'esistenza di Dio è falsa. La maggior parte dei filosofi pagani lo hanno visto e hanno dimostrato (non provato) le incoerenze logiche sottostanti della "fede". Se qualcuno viene convinto che Dio esiste sulla base di un'argomentazione cosmologica, allora è lo Spirito Santo che lo ha convinto, non l'argomento stesso. Egli lo ha fatto trasformando le credenze fondamentali di quella persona.
8. Il culto che a Dio è dovuto. La complessità del linguaggio, la comunicazione ed il ragionamento devono portare a rendere a Dio il culto che gli è dovuto perché gli rendono testimonianza. Fa parte dell'immagine di Dio nell'essere umano la sua capacità di ragionare. Essa non definisce l'essere umano ma sicuramente lo caratterizza. Comprendere la complessità e la bellezza dell'arte di ragionare è un ulteriore motivo per adorare Dio "in spirito e verità". "Splendore e maestà sono davanti a lui, forza e bellezza stanno nel suo santuario" (Salmo 96:6).
9. Il contesto accademico è un'opportunità preziosa per rendere testimonianza alla concezione biblica del mondo e della vita, così come l'Apostolo Paolo non si era sottratto ad Atene all'incontro ed alla discussione con i filosofi. L'ambito della filosofia è ancora una delle palestre in cui si discute di Dio e dove il cristiano può avere l'opportunità di discutere la debolezza delle filosofie di questo mondo e la forza e coerenza del pensiero biblico. È per questo che il cristiano deve conoscere e padroneggiare l'arte del ragionare in coerenza con l'ortodossia biblica. Siamo persuasi che il pensiero cristiano riformato sia l'unico sistema biblico cristiano ad essere logico e razionalmente corretto. La fede nella Bibbia è il principio primo del Cristianesimo - non esisterebbe, infatti, senza quel principio primo. Gli errori dei filosofi che presuppongono i loro idoli non possono essere compresi come tali a meno che non si conosca il Dio vero e vivente in modo accurato e sostanziale così come si è rivelato nelle Sacre Scritture. La testimonianza dei filosofi cristiani riformati contemporanei è da conoscere e valorizzare. Fra questi ricordiamo Gordon H. Clark, Carl F. H. Henry, Ronald Nash, Cornelius Van Til, e Greg Bahnsen.
10. La semplicità del messaggio biblico nella filosofia. La Bibbia parla molto di luce e tenebra, del mondo e dello Spirito, dei principati e potenze contrapposti a Cristo ed ai cristiani, del Regno di Dio contrapposto al Regno di questo mondo. Satana si traveste da "angelo di luce" (2 Corinzi 11:14). È così che non vi sono che due filosofie possibili nel passato, nel presente e nel futuro, la concezione biblica del mondo e della vita e tutte le altre. Questa è una divisione semplice ed utile. Non vi sono centinaia di filosofie del passato e del presente, come pure di nuove nel futuro: ve ne sono solo due. Tutte queste filosofie non sono che varianti di quell'unica che si oppone al Dio vero e vivente. Non dobbiamo lasciarci ingannare quando incontriamo filosofie che fanno uso di un linguaggio preso a prestito dalla fede cristiana ed usano temi biblici (ad es. Cartesio, Kant, Hegel, e Kierkegaard). Bisogna solo decidere se sono coerenti con la Bibbia oppure no. Con questa semplice suddivisione biblica siamo molto più avanti dei "filosofi di professione".
11. Al di là dei dati empirici. L'empirismo è particolarmente oggi valutato perché definisce il reale sulla base di dati sperimentali, osservazioni e conclusioni. È il metodo scientifico, il metodo induttivo basato sul principio di causa-effetto. Come tale, esso è il metodo primario attraverso il quale l'umanità discerne i fenomeni che avvengono nel mondo che Dio ha creato, È il metodo primario mediante il quale il mandato creazionale si svolge e realizza in questo mondo decaduto. Questo metodo, però, porta in sé un'inerente fallacia. L'empirismo non può raggiungere la verità completa. Può arrivare eventualmente ad un alto grado di probabilità, ma anche errare completamente. Il fatto, per esempio, che il sole appaia ogni mattina è virtualmente certo (fino al ritorno di Cristo). Salire nella nosra auo e raggiungere una data destinazione è altamente prevedibile, ma abbiamo tutti fatto l'esperienza che a volte non ci siamo arrivati per un guasto all'auto, un incidente o altri contrattempi. Gli investimenti in borsa sono basati su calcoli probabilistici basati sull'empirismo, ma non possono dare la certezza dei profitti. Trascendono i dati empirici quelle scienze che si avvicinano maggiormente alla verità biblica (ad es. la psicologia, la sociologia e la medicina). Spesso si sene dire "Ogni verità è la verità di Dio". Sulla base dell'empirismo,però, questa proposizione non può essere vera perché l'empirismo non giunge alla verità, ma solo alla probabilità. La verità delle Scritture trascende ogni conclusione empirica in queste aree.
12. Promuove l'interpretazione della Bibbia. Molti cristiani non hanno mai considerato che i principi dell'ermeneutica non si trovano nella Bibbia. Raramente la Bibbia dice quale tipo di genere sia un dato testo, se poesia, inno, o didattico (insegnamento, dottrina). La Bibbia, per esempio, non descrive come la poesia ebraica faccia uso di parallelismi che riaffermano lo stesso concetto, o che siano un'affermazione di contrasto. Ce lo può dire lo studio della lingua e della cultura ebraica dopo attente deduzioni. La Bibbia non ci dice che il metodo storico-critico sia migliore di quello allegorico,.Questo viene determinato dall'ermeneutica, la quale stabilisce i principi ed i criteri che devono essere applicati per interpretare un dato testo, metodi simili a quelli usati per altri testi non biblici e lingue.
Si consideri per esempio l'aforisma "Dio è amore". Spesso lo si cita, ma raramente si definisce che cosa si intenda per amore. "Amore" può essere un predicato nominativo o aggettivale. In questo contesto è aggettivale, parla cioè di uno degli attributi di Dio. Dio, infatti, è anche giustizia, grazia, eterno, verità, onnisciente, ecc. Amore è un concetto complesso nella Bibbia. Se non lo si definisce si possono più o meno consapevolmente creare danni alla chiesa ed al regno di Dio. Si tratta di una questione ermeneutica che dobbiamo sempre qualificare. Si consideri un ulteriore esempio. La Confessione di Fede di Westminster afferma: "L'intero consiglio di Dio riguardo a tutte le cose necessarie alla sua propria gloria, la salvezza umana, la fede e la vita, può o venire esplicitamente espresso dal testo biblico, o venire dedotto come conseguenza buona e necessaria del testo stesso" (1:6). Qualcosa che si deduca validamente dalla verità è verità. Per esempio, la Trinità è un concetto ortodossi senza il quale il Cristianesimo come sistema cade. "Trinità" e "Un Dio in tre persone" non appare in alcun luogo nel testo biblico: si tratta di deduzioni logiche. Una deduzione valida dalla verità è verità. Nel linguaggio della logica, la verità del predicato si trova nella verità del soggetto. Le deduzioni logiche sono l'aspetto più importante dell'ermeneutica biblica.
13. La natura unica della Bibbia nell'epistemologia - si realizza l'obiettivo dei sogni del filosofo. L'epistemologia - la teoria di ciò che può essere conosciuto in modo vero e reale - è uno dei rami più importanti della filosofia. Alcuni filosofi affermano trattarsi del ramo fondante della filosofia. Vi è interdipendenza fra l'epistemologia e la metafisica e dell'etica con la necessaria coerenza di un sistema. L'epistemologia è centrale quando si vuole conoscere qualcosa. La Bibbia, perciò, è unica nel suo genere, dato che è un messaggio oggettivo, trascendente e soprannaturale che proviene da Dio. Ogni altra conoscenza è innata, empirica, ragionata da conoscenze pre-esistenti, oppure mistica (trascendente e soprannaturale, ma soggettiva).
A causa della sua inculturazione nell'Occidente, spesso non si apprezza l'oggettività della Bibbia. È la mente di Dio oggettivata ... è la Sua rivelazione speciale oggettivata ... è la conoscenza oggettivata che Dio desidera mettere a disposizione degli umani. La Bibbia è la conoscenza di Dio che entra nella storia attraverso una fonte oggettiva. Essa è là nella pubblica piazza affinché la Chiesa e la società acquistino comprensione e direzione. È il sogno del filosofo che pensa oggettivamente: fonte della metafisica, dell'epistemologia e dell'etica in una fonte fissa e determinata che può studiare!
15. Apprendere le fallacie informali rilevanti allo studio della Bibbia ed il ragionamento corrente. Una persona non potrebbe rispondere alla domanda: "Hai smesso di picchiare tua moglie?" senza incriminare sé stesso,.Abbiamo già visto una fallacia nell'affermazione: "Ogni verità è una verità di Dio", dove la verità include un ragionamento empirico. Una doppia fallacia si trova nell'affermazione che Gesù e Pietro intendano due cose diverse per "amore" in Giovanni 21:15-17, dove Gesù usa "agapeo" e Pietro "Phileo". La questione è risolta mel fatto che Gesù parlava in aramaico, mentre Giovanni scriveva in greco. La lingua aramaica non distingue diversi tipi di amore. Questa è una fallacia di traduzione. Nello stesso brano vi è un'altra fallacia che riguarda definizioni diverse. Agapeo e phileo sono sinonimi: l'ultimo verbo si intende designare il modo in cui si deve amare Gesù Cristo, Certamente nessuno contesterebbe che egli debba amare Gesù solo con "amore fraterno", il significato che comunemente si dà a phileo. Ragionamento attento e logica sono importanti nell'interpretazione biblica e questi errori sono fatti pure dai migliori interpreti.
16. Riconoscere la ragione autonoma. I filosofi sono grandi pensatori, ma pensatori autonomi, cioè sono pensatori senza che la rivelazione speciale (la Bibbia) sia la loro autorità di riferimento o soltanto parte del processo. Certo, molti filosofi, specialmente gli scolastici, come pure in grado minore i pensatori illuministi (Cartesio, Leibniz, Hegel, e Kierkegaard) fanno uso di termini biblici, ma li ridefiniscono per adattarli al loro sistema. I pensatori greci ed i filosofi moderni, sono pensatori autonomi (anche se si può dire che ricevano un'influenza dal sensus divinitatis, Romani 1:19-21). La nostra prima reazione come credenti nella Bibbia: "È un pensiero folle: come possono giungere a tali conclusioni?". Ciononostante, vediamo l'uomo autonomo che formula^idee e sistemi senza includervi Dio, il peccato e la salvezza! Sono da commiserare, ma bisogna saper rendere dettagliatamente ragione della nostra fede (1 Pietro 3:15).
17. Imparare ad esaminare filosofi cristiani. I filosofi cristiani sono spesso accantonati troppo facilmente a causa del difficile linguaggio filosofico che usano e che essi rendono sempre più complesso. Per esempio, notate la lunghezza di un saggio come "Warranted Christian Belief" di Alvin Plantinga, le cui dense pagine scoraggiano anche il lettore meglio intenzionato. I filosofi cristiani non fanno uso della Bibbia come autorità epistemologica di controllo della loro filosofia, ma la presuppongono.