Aevum

Aevum (Aevum). Il termine aevum (o eviternità) compare nella teologia cristiana sin dal tempo di Alberto Magno (De quattuor coaequaevis) ed è stato descritto dalla teologia scolastica nella Summa Theologiae di Tommaso d'Acquino. Sta ad indicare la "dimensione spirituale" dell'esistenza che si sottrae alla dimensione temporale ma che è comunque da distinguersi da quella di Dio. Aevum letteralmente significa "età", "eone", "tempo eterno", e eviternità è il neologismo corrispondente creato dalla teologia latina medioevale.

L'aevum è stato definito come "la misura dell'esistenza dei santi in Cielo e degli angeli", "la sfera di esistenza di ogni spirito creato e quindi dell'anima dell'essere umano". Questo concetto si basa sul presupposto che gli esseri umani rimangono e rimarranno sempre creature anche nella condizione di glorificazione. Il loro ingresso "nell'eternità" non sarà in alcun modo un loro "assorbimento" in Dio, non verranno "divinizzati", non parteciperanno agli attributi incomunicabili di Dio (fra i quali si pone l'eternità). Solo Dio, infatti, "abita l'eternità" (cfr. Isaia 57:15). Nel loro stato di glorificazione essi si muoveranno in un ambito diverso da quello attuale, ma che sarà pur sempre "creato". Per questo motivo, la sua estensione temporale illimitata (o "eterna") deve essere considerata non assoluta, ma sempre relativa al beneplacito di Dio.

L'aevum corrisponde alla dimensione normalmente detta "spirituale"; questo termine, però, non viene usato dalla filosofia riformata per evitare ogni possibile equivoco dualista. L'aevum è la nostra identità sovra-temporale che non si pone nell'ambito del tempo cosmico, ma che lo trascende. È là che si pone la riflessione religiosa come "struttura" creata stessa del nostro essere.

Nella filosofia cosmonomica l'aevum, però, non si riferisce solo alla condizione che, per grazia di Dio si troveranno gli eletti, ma all'ambito "nativo" in cui si muove già nell'oggi l'auto-consapevolezza religiosa d ogni essere umano come stato (non un luogo) del proprio essere. È il livello nel quale "funziona" la dimensione religiosa della creatura umana, la condizione, la capacità, che le permette di fare astrazione dal temporale e di proiettarsi al di là di ciò che è terreno. Come tale questa dimensione dell'essere riguarda ogni creatura umana, non soltanto coloro che seguono il Cristo. È quello che rende l'essere umano di ogni tempo e paese creatura eminentemente religiosa. L'aevum definisce la condizione entro la quale "si muove" la nostra individualità sovra-temporale (il nostro cuore).

Persino coloro che assolutizzano e "deificano" il temporale lo fanno in forza delle loro facoltà trascendenti sovra-temporali che pure negano. Di fatto chi nega il Dio vero e vivente e la dipendenza della realtà dal Suo progetto creativo e leggi (coloro che "vanno in direzione apostata") e che quindi abusano di questa consapevolezza, possono farlo in forza della concentrazione delle funzioni temporali in cui si trovano, ma in senso assolutizzante, laddove alcune funzioni sono ridotte ad un'altra funzione che è deificata. Sebbene coloro che deificano ciò che è temporale sembrano riconoscere il bisogno di andare oltre al temporale, essi non riconoscono la vera natura della loro individualità, non hanno aperto gli occhi su di essa e non giungono a conoscere propriamente Dio o il cosmo temporale. La vera conoscenza del cosmo è legata alla vera conoscenza della propria individualità. Chi segue il Cristo fa un uso appropriato delle sue facoltà spirituali che operano nell'ambito dell'aevum e giunge alla conoscenza di Dio.

È nella nostra auto-consapevolezza umana come "centro della concentrazione religiosa di tutte le funzioni temporali" (Dooyeweerd) che noi realmente incontriamo l'aevum e ne prendiamo coscienza. Come esseri umani noi esistiamo sia nel temporale che nel sovra-temporale. La nostra identità ultima è sovra-temporale, ma si esprime nell'ambito del corpo temporale o "mantello di funzioni". Nell'attuale nostra esistenza vi è quindi un rapporto reciproco fra centro sovra-temporale e periferia temporale della nostra esistenza.

Nell'attuale nostra condizione, dove noi esistiamo sia come individualità sovra-temporale e corpo esterno, l'aevum non è altro che "la concentrazione creaturale del temporale sull'eterno che trascende in modo religioso i confini del tempo" (Dooyeweerd). Questo è come noi facciamo esperienza dell'aevum in questa vita.

Nell'atteggiamento biblico della nostra esperienza ingenua la dimensione trascendente religiosa del suo orizzonte si apre. La luce dell'eternità si irradia prospettivamente attraverso tutte le dimensioni temporali di questo orizzonte e persino illumina le cose e gli avvenimenti apparentemente banali di questo nostro mondo peccatore. L'essere umano trascende il tempo nella sua individualità, ma nell'ambito della coerenza temporale, perché l'essere umano è legato al tempo. "In questa vita, tutte le nostre rappresentazioni, concetti ed idee sono legate al tempo così come la nostra consapevolezza, benché trascenda il tempo nell'aevum rimane collegata all'orizzonte temporale.

Noi siamo limitati da ciò che è temporale, non limitati al temporale. La nostra intuizione eccede i limiti concettuali del temporale. Ogni esperienza umana e ristretta e relativizzata dalla nostra esistenza cosmica temporale, ma non ne è ristretta o relativizzata. Il nostro essere legati in questa vita al tempo cosmico ci limita e ci determina.

Quando moriamo, la nostra anima viene scollegata dalla dimensione temporale ed allora la nostra trascendenza non avrà più bisogno di essere tenuta in rapporto al confine del tempo, ma assumerà un "nuovo corpo" o natura. Il tempo cosmico ed il mantello delle funzioni temporali cesserà e tutte le strutture di individualità che caratterizzano il nostro corpo saranno dissolte. Allora la nostra individualità sovra-temporale non si esprimerà più nella misura del nostro mantello terreno di funzioni.

Sebbene noi non si possa speculare su quel che sarà allora la nostra esperienza, l'attuale nostra esperienza dell'aevum non e speculazione perché si tratta di qualcosa di cui si può e si deve fare esperienza, attualizzato sempre di nuovo.