Necessità della filosofia

Il termine filosofia deriva da un termine greco che significa "amore per la sapienza".

La sete di conoscere è una componente insopprimibile della natura umana di ogni tempo e paese, così come la capacità di elaborare i dati ricavati dalle proprie esperienze ed osservazioni. Creati ad immagine di Dio, gli esseri umani ricevono fin dall'inizio la facoltà non solo di operare creativamente sull'ambiente in cui sono inseriti, ma anche di esercitare la propria mente in modo altrettanto creativo.

Nei primi capitoli della Genesi, infatti, alle creature umane è comandato, in Adamo, di "rendere soggetta" la terra e "dominare" sulle creature inferiori (1:28), come pure di "dare un nome" ad esse: "Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato" (2:19). "Dare un nome" significa comprendere, esprimere questa comprensione, definire, classificare.

La facoltà di conoscere ed elaborare intellettualmente non è andata perduta dopo la Caduta ma, come le altre facoltà umane, allontanandosi l'essere umano da Dio, fonte di completa e verace sapienza, essa si è in gran parte distorta. I risultati delle elaborazioni intellettuali si trasformano cosi, spesso e volentieri, in "vani ragionamenti" e giungono a fallaci conclusioni [gli effetti noetici del peccato].

Dice infatti la Scrittura: "Il timor del SIGNORE è il principio della sapienza" (Salmo 111:10) ma "...solo questo ho trovato: Dio ha fatto l'uomo retto, ma essi cercano tanti fallaci ragionamenti" (Ecclesiaste 7:29 CEI); " ...perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti" (Romani 1:21-22).

L'uomo o la donna che Dio redime e rigenera in Cristo torna gradualmente, però, a "ragionare bene" perché acquisisce "la mente di Cristo" (1 Corinzi 2:16) e in Lui trova conoscenze e ricchezze intellettuali inestimabili, com'è scritto: "...affinché siano consolati i loro cuori e, uniti mediante l'amore, siano dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti" (Colossesi 2:3).

L'attività della mente umana torna così ad essere valorizzata e promossa. Il cristiano riceve con riconoscenza l'antico detto biblico che dice: "Di' alla sapienza: «Tu sei mia sorella», e chiama l'intelligenza amica tua" (Proverbi 7:4).

Certo, la conoscenza umana sarà necessariamente sempre limitata. Il cristiano non pretende di conoscere ogni cosa perché solo Dio ha completezza di conoscenza. Il cristiano rimane umile e sa fermarsi ed accogliere il mistero quando non riesce ad intendere pienamente qualcosa, infatti, "Le cose occulte appartengono al SIGNORE nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge" (Deuteronomio 29:28). Di fronte all'imponderabile, anche quando non comprende e "non gli torna il conto" di qualcosa, rinnova la sua fiducia in Dio e Lo prega che Egli gli dia (se e quando Egli riterrà di doverlo fare) maggiore lume. Tantissimo, però, gli è rivelato: la facoltà di investigare e sondare spesso è molto più grande di quello che immagina: "In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e d'intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé" (Efesini 1:7-9).

Infondato è quindi l'atteggiamento di chi guarda alla filosofia (l"amore per la sapienza") con sospetto (1): l'abuso di una cosa buona non la pregiudica. L'elaborazione filosofica, quando è conservata dal cristiano nei suoi giusti limiti e sempre sottomessa, come ogni cosa, alla signoria del Cristo delle Scritture, non solo è buona e legittima, ma anche necessaria, rispondendo essa al mandato creazionale stesso.

L'avvertimento dell'apostolo Paolo: "Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo" (Colossesi 2:8) non riguarda la filosofia in quanto tale, ma le sue perversioni. Gli apostoli stessi, nei loro scritti ispirati, fanno ampio uso di ragionamenti filosofici ed erano ingaggiati in accesi dibattiti con i filosofi del loro tempo.

Quel che più conta è che ogni pensiero sia sottomesso a Cristo, com'è scritto: "...le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo" (2 Corinzi 10:4-5). Quest'ultimo versetto, fra l'altro, impone al cristiano l'esercizio della filosofia per "demolire i ragionamenti" degli avversari di Cristo, il che la rende un'arma della nostra "guerra". Vorremmo forse privarcene?

Ecco, allora, due definizioni di filosofia:

    • Una seria e consapevole ricerca di conoscenza affidabile. "Una vita non esaminata non è degna d'essere vissuta", disse Socrate. In questa ricerca, bisogna considerare l'origine dell'universo (cosmologia o metafisica), e in che modo possa essere conseguita una sana conoscenza. Sulla base di queste due considerazioni, bisogna poi scegliere come determinare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato (etica). Il ragionamento nell'area della metafisica, dell'epistemologia, e dell'etica, fa uso degli strumenti del linguaggio e della logica. La fede (credenza di base) è il fondamento di questa ricerca, perché nessuno può evitare di avere un primo principio (assioma) non provato e circolare che determina le conclusioni a cui giungerà nei suoi teoremi susseguenti. La mente rigenerata sceglierà la Bibbia come verità, autorità epistemologica al di sopra di ogni altra. La mente non rigenerata sceglierà qualche sistema di credenze diverso dalla Bibbia.

    • L'applicazione seria e coerente alle idee (proposizioni) delle regole della logica e della grammatica, così che la comprensione di quelle idee e le nozioni da esso derivate corrispondano ala realtà e dimostrino il loro valore pragmatico.

Note

(1) Una concezione pregiudiziale della filosofia da parte cristiana direbbe: "Filosofia: sinonimo di religione che è il tentativo di trovare significato, proposito, e comprensione dell'universo indipendentemente dal soprannaturale, cioè, indipendentemente da Dio". Questa definizione rende ogni filosofia che non presupponga la Bibbia come principio primo, semplicemente una forma di umanesimo. Il carattere sofisticato della filosofia le dà un aura di ricerca intellettuale che, nella sua negazione di Dio, è ingannevole.

Segue in: Perché studiare la filosofia