La via dei simboli.

Articolo completo a cura di Antonino Saggio.

“L'opera è un simbolo, forse il primo simbolo assoluto che l'architettura moderna è riuscita a creare.

Vi si riconosco gli abitanti, i visitatori, la città, il continente. È un'opera da questo punto di vista monumentale, ma che niente ha a che spartire con gli aspetti propagandistici, retori e bolsi del potere. È un monumento di una collettività che guarda al resto del mondo e che al domani si proietta con slancio.

Gehry, quarant'anni dopo quel progetto, fa Bilbao. Molte parole possiamo usare per quest'opera. Per esempio, "traiettoria", perché il messaggio della plastica futurista e la conquista dinamica dello spazio vi si afferma, oppure "luna meccanica', perché il grande museo rifrange ludicamente la luce a tutte le ore, oppure "pelle e spazi", perché l'opera rompe la meccanica corrispondenza tra interno ed esterno, riuscendo per questa via ad ottenere il suo sbalordivo funzionamento, e altre ancora. Ma una parola è la vera chiave in questo contesto.

Innanzitutto, Gehry capisce che il nuovo monumentalismo è un fatto civico, collettivo, della gente. Mai di un individuo o di un magnate.”

Con questa breve citazione estrapolata dall’articolo, penso si possa comprendere appieno il cambiamento avvenuto, grazie all’informazione, dell’architettura in quanto tale. Prendiamo atto del fatto che prima della rivoluzione, se così vogliamo chiamarla, avvenuta negli anni di Utzon, con l’Opera House, l’architettura aveva tutto un altro significato, o nessuno, per meglio dire. Era per i pochi eletti che potevano capirla, vederla, viverla. Non aveva funzionalità per tutti, non poteva essere vissuta a pieno delle sue facoltà o appunto, funzioni. Il suo simbolismo aveva differente visione e pensiero. Apertamente distaccato dal concetto di vita e di comunità. Ora, tramite la monumentalizzazione, si è aperto il concetto di rendere tale architettura per tutti. Quando si pensa ad una città, di andarci in visita, si stila una lista di monumenti da andare a visitare, di musei. Ora a questa lista si aggiungono anche le architetture che hanno segnato un’epoca, quelle che rappresentano la città, non solo più per chi se ne intende, ad esempio architetti e studiosi, ma anche per persone al di fuori di questo mondo, persone comuni. Fino a qualche decennio fa era impensabile, ad esempio, andare a Praga e andare volutamente a osservare la Casa Danzante di Gehry, oggi rientra negli itinerari di qualsiasi turista vada nella città, eppure, è semplicemente sede per degli uffici.

Tutto questo per marcare il fatto di come il cambiamento che l’informazione, l’interpretazione che ognuno da a un determinato oggetto, o in questo caso architettura, riesca a far percepire ai più il significato che questa ha sulla comunità e sulla città stessa. Si usano come punto di riferimento, è una riqualifica del quartiere in cui questa è collocata. Basti anche solo pensare al fattore economico che questa comporta: il turismo, il prezzo degli immobili, solo per citarne alcune.

L’architettura fa città, la città fa architettura. Si insinua nel tessuto di questa e diventa luogo comune per chi la vive nella quotidianità.