Lezione 17

Evoluzione del concetto di modello da Alexander Klein a UNStudio 

Perché si parla di modello oggettivo? E’ quello illuminista, postula dei bisogni oggettivi e da una soluzione e risposte altrettanto oggettive.

Tutto questo ha la genesi a cavallo fra ‘700 e ‘800, dopo la rivoluzione industriale; nascono nuove tipologie di architetture, perché principalmente nascono nuove domande. Prima di questo c’erano pochi edifici presenti. Dopo la rivoluzione, ci sono nuove funzioni che prendono piede, anche gli stessi palazzi seguivano una tipologia. Tutto ormai apriva a nuove tipologie di edifici, che servivano anche come base per costruirne di nuove.
Nel ‘900, ad esempio, l’architettura razionalista dà le dimensioni minime: si oggettivano dei bisogni e a seconda di altre tipologie di standards, per così dire, si dà luogo ad una risposta oggettiva che vada a soddisfare a pieno e senza “sprechi” la domanda.

Una delle personalità più importanti è indubbiamente Alexander Klein: architetto tedesco, molto influente soprattutto negli anni ’20; fa una ricerca sui modelli oggettivi, decisionali, che sono quelli che poggiando su delle esigenze oggettive e consolidate dicono quale sia la soluzione migliore.
Il modello e la risposta progettuale, dipende ovviamente dalla domanda che si pone. Un esempio è quello dei percorsi dentro una casa: all’interno del blocco erano concesse piccole variazioni, comunque però ci si basava sulla serialità e fabbricazione. La standardizzazione permette anche di lavorare in scale maggiori di quella dell’abitazione, si arriva anche a livello urbano: si studiano principalmente tramite le ombre, con la distanza degli edifici; dello spazio servente e servito, quindi della distribuzione dei vari ambienti.
Una seconda tipologia di modello è quello prestazionale, deriva da Christopher Alexander, un matematico architetto: si può considerare un’evoluzione del precedente. In questo si suddividono le funzioni, o necessità, si esplicitano fino al livello più basso, per poi relazionarli attraverso una struttura, la più utilizzata è ad albero. Lui però ipotizza una struttura a semi-lattice: parte da numeri che poi lega e relazione in un sistema di insiemi. Precisamente pone numeri che vanno da 1 a 6 ma con nodi che superano di gran lunga le aspettative, che sono legati fra di loro, creando così delle relazioni molto più complicate.
La terza tipologia di modello è quella strutturalista: corrente filosofica partita da Levi-Strauss, dall’antropologia si passa alla stazione che è lo strutturalismo, che dice che si sono delle strutture fisse e delle sottostrutture con un forte grado di variabilità. Questo concetto arriva anche in architettura grazie a Van Habraken, pioniere delle idee di partecipazione e open building, uno dei suoi primi libri è Supports, dove parla appunto di questa struttura: ipotizza di avere una struttura fissa ma che al suo interno sia possibile accogliere molteplici variazioni, che viene in particolar modo a livello di unità.

Modello diagrammatico: legato a tutti i concetti precedenti, fondamentale l’arrivo del computer. Ma precisamente cos’è? E’ la prefigurazione di un processo, il codice generatore e regolatore di uno sviluppo. Non interessa la forma finale ma interessano le relazioni che ci sono tra le informazioni.

Con l’arrivo del computer non cambia il modo di fare, ma quello di pensare.

Questi modelli sono dinamici in modo intrinseco, di conseguenza anche l’uso dei dati lo è. Entra in gioco la figura di Ben Van Berkel: lui stesso paragona l’introduzione del digitale in architettura al cemento armato. Il modello è alla base di tutto è lo strumento grazie al quale si riesce a mettere in relazione i dati. Un altro strumento fondante del lavoro e per lo studio è il diagramma, che diventa digitale, quindi dinamico e interattivo.

Casa Mobius: in Olanda e nasce dall’esigenza della famiglia di avere una casa molto grande ma che deve accogliere un programma particolare; si hanno due assi temporali con una parte dedicata al living e l’altra per il lavoro. Il diagramma indica relazioni e una famiglia di forme possibili.

Museo Mercedes-Benz: conquista del centro con tre elementi che si affacciano. Il diagramma prefigura ciò che può essere fatto ma ancora effettivamente no. Va Berkel prenderà decisioni molto importanti che poi renderanno questo progetto così funzionale: la prima è, appunto, la conquista del centro, con i core che sono posizionati lungo il bordo del centro; sui lati sono organizzati i percorsi.