Lezione 3

Comunicazione marsupiale: informazione e figure della comunicazione in architettura 

A metà degli anni ’50, ha luogo un concorso, per l’Auditorium di Sydney, in Australia, lo vince un giovane architetto: Utzon. Rompe completamente il tabù del rapporto forma-funzione. Prima di allora la forma architettonica rispecchiava a pieno, o quasi, la funzione che poi si sarebbe andata a svolgere al suo interno. Il progetto, ha una forma con grandi elementi a guscio, ogivali, vagamente ricordano il mondo dell’acustica, ma non richiama in alcun modo la disposizione degli spazi interni. L’opera è realizzata su un grande basamento, come fosse un tempo, su cui si ergono questi gusci; richiamo a elementi specifici.

Quest’opera è rifiutata, di fatto, dai grandi maestri dell’architettura.

Il retroscena è che questo processo di liberazione della forma sono gli ingegneri a farlo, la forma diventa plastica che corrisponde ai nuovi canoni e alle nuove sperimentazioni.

Gli ingegneri, infatti, rendono il piano espressivo come una componente non tautologicamente data dal calcolo.

Immaginiamo di domandare a Palazzo Farnese: Ma tu, Palazzo Farnese, che cosa vuoi essere? La risposta è: Io esisto in quanto rappresento.

Il centro fondamentale della questione, dell’esistenza. Stessa domanda di potrebbe porre al Bauhaus, la risposta però darebbe differente: Io esisto in quanto funziono.

Se si chiedesse invece all’Opera House, la risposta precedente inizia ad essere non più il centro della questione. Cambia completamente prospettiva. La funzione c’è, ma importante è anche la presenza nel mondo della comunicazione, dell’informazione.

Torna in gioco il SIMBOLO. L’aspetto simbolico ha due significati, uno intrinseco in sé, l’altro è quello che l’uomo gli attribuisce.

Ne consegue, per quanto riguarda la domanda fatta a svariate architetture, che l’Opera House risponderebbe: Io esisto in quanto informo.

Cosa succede quando si pone al centro dell’agire in architettura il tema della comunicazione dell’informazione?

Rientrano in campo elementi ormai dismessi, le FIGURE RETORICHE: metodi di comunicazione ben sviluppati nell’antichità e ce ne sono svariate centinaia.

Quando si inizia, però, l’architettura in modo differente, cioè quella dei simboli, bisogna anche guardare al mondo della pubblicità. Quest’ultimo è un mondo che apre gli occhi e aiuta a comprendere.

La pubblicità in epoca industriale seguiva un metodo oggettivo, descriveva il prodotto in modo oggettivo, quindi parlava delle sue caratteristiche. Ora invece si utilizzano le figure retoriche. Queste, come possono essere la chiave della soggettività? E’ per l’interpretazione, differente per ogni individuo.

Bad press. Mostra con cui mostrano come piegare in molteplici modi una camicia, si passa dall’oggettivo al soggettivo.

Il tema dell’informazione che è all’interno de campo dell’architettura, si ha alla fine degli anni ’80, quando avvengono fenomeni di accelerazione nel mondo della comunicazione, è sempre più diffusa la presenza dei computer e tutto ciò che ne fa parte. L’Opera House ha soltanto anticipato ciò che poi sarebbe diventato elemento fondamentale in tutto il mondo.

Architettura fondamentale è il Nuovo Padiglione Ebraico, a Berlino: proietta metaforicamente una serie di conflitti e lacerazioni e drammi legati all’olocausto. Vince il progetto che manifesta attraverso la comunicazione ciò che si troverà al suo interno, che trasmetta il messaggio nel migliore dei modi. Altra opera è, ovviamente, il Guggenheim di Gehry, a Bilbao: l’opera gioca su molti piani, ma ha un ruolo civico che ricorda ad una sorta di cattedrale contemporanea, sia per quanto riguarda le forme, internamente e anche la sua funzione.

Kiasma, Steven Holl. Ritorna al “io esisto in quanto informo”. Progetto vincitore di un concorso e Holl lo basa sulla metafora del chiasma, appunto, cioè l’intreccio dei nervi ottici nel cervello, per cui le informazioni che passano nella retina creano poi l’immagine. Lui lo utilizza per organizzare i due corpi dell’edificio, che riescono a rintracciare i flussi della città stessa, essendo in un’area complessa.

L’architettura nasce dal momento in cui si riesce a cambiare un determinato dato in informazione.

Luigi Moretti. E’ un personaggio difficilissimo. Architetto fascista, di fatto aveva dita puntate addosso da tutti. Aveva una rivista, di cui si occupava quasi completamente di tutto. Ad un certo punto pubblicò riguardo l’architettura parametrica. Capì che la chiave non era realizzare IL progetto, ma quella di realizzare la famiglia delle possibili varianti di uno schema progettuale.