Alla base del Bim: Modelli Gerarchici
Building information modeling, cioè un modeling dell’informazione riferita alla costruzione. Si parla di un sistema che sostanzialmente era un AutoCAD di vent’anni fa. Dalla pagina Wikipedia si può estrapolare la sua definizione come il processo di generazione e organizzazione dei dati dell’edificio durante il suo ciclo. Tipicamente è un software di modellazione tridimensionale, a tempo reale e di natura dinamica. Serve ad aumentare la produttività. Questo processo, appunto, fa nascere un modello dove si tiene insieme tutta la geometria, le relazioni spaziali, le informazioni geografiche, le qualità e quantità delle componenti dell’edificio. È’ un sistema fortemente integrato.
Il più semplice è Sketch up, con effettiva integrazione del BIM, si utilizza in modo gerarchico attraverso degli elementi chiamati componenti.
Esistono tanti modi per ottenere un risultato e questo dipende ovviamente dai tante tipologie di software.
Uno dei più famosi è Catia, la sua fama è data anche dal suo utilizzo che ne fece Gehry negli anni ’90. Nei primi anni 2000 fece un distaccamento dal suo ufficio per insegnare proprio l’uso di questo programma.
Altro molto importante e utilizzatissimo è Revit, dove è presente anche un plug in, DYNAMO.
Uno dei più antichi è assolutamente ArchiCAD, programma usato dagli anni Ottanta. Ha una vastissima duttilità e componenti già fatti che aiutano la creazione dei modelli.
Dopo aver fatto tutte queste scoperte, un giorno è venuta l’idea di fare un salto verso un concetto più astratto. Si pensi ad un cubo: se si pensa alla descrizione in maniera vettoriale, tutte le sue facce devono essere tutte scritte, quindi presentano delle informazioni. Il passo successivo che viene in mente è la velocizzazione e guadagnare di efficienza. Ma effettivamente, come si può fare? La verità del cubo, lo chiamiamo primitivo, quando si inseriscono 10 primitivi si devono chiamare in altra maniera, ad esempio chiamarle copie-esempi, in inglese si chiamano instance; esiste quindi un primitivo e poi esistono delle instance che hanno un legame rispetto al cubo originario. E’ il primo fondamentale salto logico. Ma cosa succede quando abbiamo il primitivo e si hanno dieci ricorrenze di questo? Il primitivo ha 100 linee, si hanno delle instance1-2-3-4: qui c’è un’operazione di nominazione e localizzazione. Si è trasmessa la lista e di conseguenza anche le descrizioni e le localizzazioni. La localizzazione può inoltre prevedere la rotazione? Sì, essendo una caratteristica della locazione, si può anche scalare.
Questa è la caratteristica base del primitivo con l’istance, o per meglio dire, rimane vivo pur alla modifica della localizzazione, della rotazione e della scala dello stesso.
Di conseguenza viene in mente di aggiungere una caratteristica fondamentale, oltre ad avere la struttura, il colore e il materiale, ed è quello di modificare il primitivo, ma essendo sempre viva, cambieranno anche le instance create automaticamente. Questo processo si chiama instance creation, cioè la propagazione delle modifiche dal primitivo all’instance.
Una volta capito questo allora l’idea è quella di creare più tipologie di primitivi, ad esempio un primitivo cubo e un altro primitivo tetto, di conseguenza si vuole fare un secondo livello che in sé per sé è considerato un primitivo se si va ad inserire a sua volta in un terzo livello. Ma cosa succede? Succede che si vuole aggiungere un altro elemento: un blocco, inserito in un livello. Se si decide di nasconderlo ritorna dov’era. Si ottiene così il famoso albero, una ramificazione che a secondo della modifica nel livello a cui appartiene si ripercuote nel lotto. Si ottiene quindi un modello organizzato gerarchicamente che ha delle forti similitudini con il foglio elettronico. E’un sistema tridimensionale interattivo.
Si ritorni ora al primitivo cubo, che è un’entità. Formalmente diventa un record di un database. In quanto tale può avere tanti fields, che sono gli aggettivi che interessano per descriverlo; avere dati fisici e anche altre caratteristiche. Si immagini che siano questi, però, fatti numerici, allora sono legate geometricamente che appartiene al database. Si ha una circolarità, che non è solo geometrica ma che è anche funzionalità numerica.
Nella realtà cosa sta accadendo con questo sistema? Che le informazioni sono già inserite. Di conseguenza la descrizione geometrica è già intrinseca, non sono io a doverle disegnare e inserire.
L’approccio BIM da fondo al fare architettura abbastanza ripetitiva.
I pionieri lo chiamavano 3D DATABASE: perché l’idea era quello di avere un mondo a tre dimensioni, interattivo e gerarchico e con la caratteristica di accoppiare le informazioni.
A poco a poco si hanno sempre di più dei plug in applicabili al BIM per le diverse gestioni e funzionalità.