Lezione 19

Il nuovo catalizzatore

Il concetto di catalizzatore, prendendo ad esempio il chart fatto precedentemente, pensando al mondo rinascimentale si considerava come catalizzatore la prospettiva, era la linfa di tutto. Nell’età industriale, il concetto di catalizzatore, si deve pensare ad un sistema con principale valenza estetica, che è riassuntiva dell’insieme e di collante, qui è la trasparenza, dove rientra in gioco l’igiene, l’astrazione, la struttura puntiforme e così via; è visto come l’elemento che vede queste entità come una nuova unità con valore estetico. Ottimo esempio è il lavoro di Musmeci, ingegnere che nelle sue opere rientrano tutti questi elementi.
Dal punto di vista del catalizzatore l’elemento più forte è proprio quello dell’interattività.

Primo livello. C’è un processo che è definibile come una specchiatura che esiste fra strumento e l’uso che si fa di esso; le due cose non si sovrappongono ma si influenzano. Tutto il mondo della macchina e i processi dovuti all’industrializzazione hanno avuto un enorme impatto nell’architettura. Ne deriva che lo strumento principe dell’epoca informatica è il computer.

Esiste un passaggio che avviene tra lo strumento computer e il suo mondo che è la modellazione e l’interattività al suo interno, questo fa ponte fino ad arrivare in architettura.

Interattività processuale: nel processo della progettazione oggi abbiamo dei processi interattivi per sviluppare un modo di ragionare “what if” simile a quello che avviene nel sistema di Musmeci.
Esempio: si fa il progetto, mentre si procede nel farlo e facendo verifiche, si può operare interattivamente e cambiare parametri per cambiare risultati. E’ proprio l’interattività all’interno del processo del progetto; sotto questo punto di vista intacca l’architettura stessa.

Secondo livello. Interattività proiettiva: lavorare su uno strato presente in architettura in cui si può rendere alcune parti della stessa modificabili interattivamente, attraverso processi proiettivi.
Uno dei grandi è Studio Azzurro, fondato negli anni Ottanta che da sempre crea ambienti interattivi. Altro pioniere è in assoluto Jason Bruges, architetto e designer all’avanguardia nella sensibilità e capacità di creare schermi interattivi.

Terzo livello. Interattività fisica: è l’edificio stesso che diventa interattivo, non più il processo o lo strato. Come il computer è interattivo, si usa una specie di neurone specchio, allora anche l’architettura è interattiva. E’ questa che tendenzialmente diventa come un BIM, non la faccio, ma lo è. Si può identificare in Toyo Ito il primo ad avere questa concezione che l’oggetto architettonico acquisiva una certa interattività. Lui acquisiva interattivamente rispetto al cambiamento di alcune situazioni. Le informazioni lui le inglobava e le modificava.