21.12.2024
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI MODELLO DA ALEXANDER KLEIN A UNSTUDIO
Perché Parliamo di Modello?
Il concetto di modello è centrale nell’architettura e nella progettazione. La sua evoluzione storica e teorica attraversa secoli, adattandosi a nuove esigenze e approcci. Già nel Settecento e Ottocento, i primi modelli decisionali hanno definito metodologie di analisi e progettazione che, nel tempo, si sono trasformate per rispondere alla crescente complessità del costruito.
Il Modello Oggettivo: Esigenze e Risposte Razionali
Uno dei primi approcci è il modello oggettivo, nato in epoca illuminista. Questo modello si basa su un principio fondamentale: esistono bisogni oggettivi che possono essere soddisfatti con soluzioni razionali e misurabili.
Negli anni Venti, gli studi di Alexander Klein e dei funzionalisti tedeschi hanno portato alla progettazione basata su esigenze umane precise, tradotte in schemi distributivi chiari. Il celebre Neufert – Manuale dell’architetto codificava queste soluzioni in un sistema di dimensioni e tipologie standardizzate.
Con l’industrializzazione e l’espansione urbana, nuove tipologie edilizie come scuole, ospedali e accademie, nascevano per rispondere a necessità collettive. Nel dopoguerra, l’architettura razionalista e i congressi CIAM consolidarono questo metodo, con strumenti come il Modulor di Le Corbusier e il concetto di existence minimum, finalizzati alla razionalizzazione degli spazi, dei tempi e dei costi.
Il Modello Prestazionale
Negli anni Sessanta, il modello oggettivo si evolve nel modello prestazionale. Tra i principali esponenti di questa svolta troviamo Christopher Alexander, che collabora con il matematico Nikos Salingaros per ridefinire l’approccio all’architettura.
In questo modello i bisogni vengono scomposti nei loro elementi essenziali e le soluzioni architettoniche emergono dalla riorganizzazione strutturata di questi elementi.
Nel suo libro Notes on the Synthesis of Form, Alexander critica la rigidità dello zoning modernista e introduce il concetto di struttura semilattice, un sistema più fluido e interconnesso rispetto alla classica gerarchia ad albero.
Il Modello Strutturalista
Negli anni Settanta, l’architettura è influenzata dalla filosofia strutturalista, legata agli studi di Claude Lévi-Strauss.
Questo modello parte dall’idea che: esistono strutture di base fisse, ma anche sottostrutture variabili, che permettono adattamenti e trasformazioni.
Uno dei principali esponenti è John Habraken, autore di Supports, che introduce il concetto di open building. In questo sistema:
· La struttura principale di un edificio è durevole e permanente;
· Gli spazi interni possono essere modificati nel tempo, secondo le esigenze degli utenti.
Questo modello promuove un’architettura partecipativa, come dimostrano i progetti di Alejandro Aravena e la storica Maison Domino di Le Corbusier, che anticipava questa concezione di struttura flessibile e adattabile.
Il Modello Diagrammatico
L’avvento del computer negli anni Ottanta e Novanta segna una nuova fase con il modello diagrammatico.
Il diagramma non è più una rappresentazione statica dell’idea finale, ma un sistema di processi e relazioni dinamiche.
Questo approccio consente di:
· Esplorare molteplici variabili e scenari progettuali.
· Generare infinite soluzioni a partire da un sistema di regole e connessioni.
Tra i pionieri di questa metodologia troviamo:
Peter Eisenman, con i suoi studi sui diagrammi intermedi.
Ben van Berkel di UNStudio, che paragona il computer in architettura all’invenzione del cemento armato, per il suo impatto trasformativo sulla progettazione.
Esempi concreti di questo modello includono:
La Mobius House, in cui il diagramma genera soluzioni spaziali sempre nuove.
Il Mercedes-Benz Museum di Stoccarda, un perfetto esempio di diagramma generatore, in cui le relazioni tra i nuclei funzionali definiscono l’intero edificio.