05.11.2024
ARCHITETTURA E PRESENZA DELLE SUPERFICI
Esiste un forte e diretto legame tra l’immagine sullo schermo e alcuni sviluppi recenti dell’architettura, in particolare per quanto riguarda la superficie, intesa come la "pelle" dell’edificio e il suo rapporto con l’organismo architettonico.
Herzog & de Meuron, influenzati anche da Aldo Rossi, si distinguono per il loro interesse nelle architetture pressoché stereometriche, che pongono particolare enfasi sulla superficie; questo approccio li rende tra i maggiori esponenti della visione planare dell’architettura contemporanea.
Un esempio significativo è l’Allianz Arena, progettata da Herzog & de Meuron, realizzata con ETFE, un materiale che conferisce all’edificio una forma pura e priva di attributi plastici. La sua superficie, oltre a essere un elemento strutturale, diventa anche uno schermo comunicativo, grazie alla possibilità di proiettare immagini. In questo modo, la superficie supera il limite virtuale del computer e torna a esercitare un impatto diretto sulla nostra vita quotidiana.
Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, si è assistito a un ritorno al concetto di superficie in architettura. Questo ha rappresentato un cambiamento importante, poiché il movimento moderno aveva rifiutato la superficie come elemento costitutivo dell’architettura; gli edifici modernisti, concepiti come macchine, prediligevano superfici astratte, monocromatiche e prive di decorazioni. In contrapposizione, il concetto di superficie viene oggi riconsiderato come una vera e propria pelle, che richiama la natura planare dello schermo.
Un architetto che ha esplorato in profondità la superficie come schermo è Jean Nouvel. Nel suo Istituto del Mondo Arabo, utilizza una serie di diaframmi apribili, mentre nella Torre Glòries crea un’architettura governata dall’espressività del pixel e da un’interazione diretta con la luce e l’illuminazione.
Un altro esempio è il Mercato di Santa Caterina a Barcellona, progettato dallo studio Miralles Tagliabue. Qui si pone particolare attenzione alla quinta facciata, ovvero la copertura dell’edificio, visibile dagli edifici circostanti più alti; anche se non legata a un approccio puramente tecnologico, questa superficie richiama l’estetica del pixel, raffigurando una natura morta astratta, ispirata alla frutta e verdura del mercato, come se fosse una versione 2.0 della pittura tradizionale.
Un concetto analogo si trova nel Mercato di Rotterdam degli MVRDV, caratterizzato da una superficie decorata da un artista digitale. Anche in questo caso, l’approccio rimane raster, legato alla bidimensionalità dell’immagine.