16.10.2024
EVOLUZIONE DEL COMPUTER DAL PALLOTTOLIERE ALLO SCHERMO GRAFICO.. E OLTRE
Il salto fondamentale nei sistemi di calcolo avviene nell’Ottocento, periodo in cui si diffondono le prime macchine dedicate al calcolo. Nei primi decenni del secolo si assiste alla nascita di un connubio tra le macchine per la tessitura e quelle che possono essere definite come le prime macchine programmabili: i telai meccanici; questi dispositivi rappresentano un primo esempio di programmazione, anticipando concetti che verranno ripresi e sviluppati nei decenni successivi.
Durante lo stesso periodo, emergono diverse invenzioni che rimarranno “dormienti” per molti anni, fino a essere riprese e migliorate. Tra queste spicca la creazione di un linguaggio basato sul codice binario, sviluppato dal matematico George Boole, che diventerà la base logica per il futuro dei computer.
All’inizio del Novecento, l’azienda statunitense IBM introduce la scheda perforata, un dispositivo caratterizzato da buchi collocati in posizioni specifiche per fornire informazioni precise. Questo sistema rappresenta un passo significativo nell’evoluzione della gestione dei dati.
Nel corso degli anni Trenta, in risposta alle esigenze legate alla crisi della guerra mondiale, nasce il computer come lo intendiamo oggi; questo dispositivo, invece di utilizzare sistemi meccanici, si basa sull’elettricità. La sua innovazione più significativa è la valvola, un dispositivo capace di percepire la presenza di elettricità punto per punto. Sovrapponendo a questa tecnologia il linguaggio logico di Boole, diventò possibile programmare le macchine per ottenere risultati di calcolo complessi.
Negli anni Cinquanta si verifica una rivoluzione tecnologica con l’avvento del transitor. Questo dispositivo svolge le stesse funzioni della valvola, ma con dimensioni molto ridotte. La miniaturizzazione garantita dal transistor facilita, tra le altre cose, la diffusione delle radio portatili, segnando un passo avanti nell’elettronica di consumo.
Successivamente, un ulteriore progresso si realizza con l’introduzione dei circuiti stampati, realizzati in silicio; a questi vengono collegati chip, ovvero microprocessori in grado di eseguire calcoli complessi. Questa tecnologia getta le basi per lo sviluppo del personal computer.
Il 1968 è un anno cruciale per l’innovazione tecnologica, segnato dalla nascita di movimenti culturali e sociali che favoriscono l’affermazione del personal computer. Questo dispositivo, inizialmente percepito come uno strumento di oppressione, diventa un simbolo di liberazione, grazie a un movimento nato dal basso.
Anche l’avvento di Apple porta con sé concetti rivoluzionari:
· l’integrazione di tutte le componenti del computer in un unico "case";
· lo sviluppo di software dedicati che consentono alla macchina di funzionare, offrendo un’esperienza utente accessibile.
Negli anni Novanta IBM si rilancia nel mercato del personal computer, affidandosi a Microsoft per lo sviluppo di un sistema operativo innovativo: MS-DOS. L’intuizione di Microsoft è quella di creare un linguaggio operativo utilizzabile su macchine generiche, garantendo una vasta diffusione e rendendo la tecnologia accessibile a un pubblico sempre più ampio.
Steve Jobs, visitando Xerox, scopre due innovazioni che cambieranno per sempre il mondo della tecnologia:
· Lo schermo bitmappato, in cui ogni pixel può essere acceso o spento per formare un’immagine;
· il mouse, che consente di interagire con specifiche porzioni dello schermo attraverso un’interfaccia grafica amichevole.
Jobs porta queste innovazioni a un livello commerciale, introducendo il primo Macintosh, un computer che combina potenza tecnologica e semplicità d’uso. L’adozione di un’interfaccia grafica rivoluzionaria trasforma l’esperienza degli utenti, rendendo la tecnologia più intuitiva e accessibile.